Cospito interrompe il digiuno

 Valentina Stella Dubbio 20 aprile 2023

Dopo quasi 6 mesi di digiuno e all'indomani della decisione della Corte Costituzionale  - che ha fatto cadere la norma che avrebbe vincolato la Corte d'assise d'appello di Torino a condannarlo necessariamente all'ergastolo per l'attentato alla Scuola allievi carabinieri di Fossano -  Alfredo Cospito, l'anarchico esponente della Fai, ha deciso di interrompere lo sciopero della fame contro il 41bis, iniziato il 20 ottobre. Lo ha comunicato lui stesso su un modello prestampato a disposizione dei detenuti e in cui ha scritto: “Dichiaro di interrompere lo sciopero della fame”, avvisando così i vertici del Dap, del carcere di Opera e del Tribunale di Sorveglianza di Milano. Lo ha confermato una nota del suo avvocato Flavio Rossi Albertini: “Era il 20 ottobre 2022 quando Alfredo Cospito, nel corso della prima udienza alla quale aveva diritto a partecipare dopo il suo trasferimento al 41 bis del 4 maggio 2022, dichiarava di voler iniziare uno sciopero della fame. Le ragioni della protesta risiedevano nella aspra critica propugnata dall’anarchico contro il regime del 41 bis e l’ergastolo ostativo”. Dal 20 ottobre “sono ormai trascorsi 181 giorni nei quali Cospito, attraverso il suo corpo sempre più magro e provato, ha svelato cosa significhi in concreto il regime detentivo speciale: illogiche privazioni imposte ai detenuti, aspre limitazioni prive di una legittima finalità, deprivazione sensoriale, un ambiente orwelliano in cui si è costantemente osservati e ascoltati da telecamere e microfoni”. Grazie alla protesta di Cospito, prosegue il legale, “alle mobilitazioni del variegato mondo dell’attivismo politico extraparlamentare, al movimento anarchico, agli intellettuali schieratisi a sostegno delle ragioni della protesta, al mondo dei media che ha permesso la veicolazione di questi scomodi argomenti nelle case delle persone, milioni di soggetti, tra cui soprattutto le nuove generazioni, hanno compreso l’incompatibilità del 41 bis o.p. con i principi di umanità della pena e quindi con la Costituzione nata dalla lotta antifascista”. Insomma a lui, “il 41 bis è sempre meno tollerato da una opinione pubblica che in questi mesi è stata chiamata ad un ruolo attivo che superasse e bandisse l’indifferenza nei confronti dell’altro”. A questo risultato immediato se ne deve però aggiungere un altro “ossia la dichiarazione di ricevibilità e conseguente registrazione del ricorso proposto dall’avv. Antonella Mascia di Strasburgo e dallo scrivente alla Corte europea dei diritti dell’uomo, avente proprio ad oggetto il regime penitenziario differenziato previsto dall’articolo 41-bis O.P.” Il ricorso verrà valutato nel merito nel termine di due o tre anni e “potrebbe rappresentare il grimaldello giuridico che bandirà lo strumento inumano del 41 bis, così come avvenuto nel caso dell’ergastolo ostativo”. Da ultimo, “l’oggettiva vittoria conseguita con la decisione del 18 aprile della Corte Costituzionale”. Conclusivamente “la lotta intrapresa da Cospito può dirsi abbia raggiunto gli obiettivi prefissati”; quindi “Cospito, trascorsi 180 giorni di digiuno e dopo aver esposto a rischio la propria vita, essere dimagrito 50 chilogrammi e aver ormai irrimediabilmente compromesso la propria funziona deambulatoria dovuta allo scadimento irreversibile del sistema nervoso periferico, il 19 aprile 2023 ha deciso di porre fine allo sciopero della fame”. "La sentenza di ieri (18 aprile, ndr) della Corte Costituzionale  - aveva detto stamattina la senatrice di AVS Ilaria Cucchi -  ha dato ragione a quanti come me in questi mesi hanno contestato la rigidità dell'ergastolo ostativo.Grazie all'imparzialità della Corte, che non si è lasciata influenzare da un dibattito tutto ideologico, ieri c’è stata una vittoria dei diritti”. Pronta la replica del sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro Delle Vedove: “Ancora una volta la sinistra sul caso Cospito tenta di intorbidire le acque dopo la sentenza della Consulta. La possibilità del riconoscimento delle attenuanti incide sulla pena finale e non certamente sul regime carcerario del 41 bis. Il regime del 41 bis rimane non solo per volontà politica, ma per conformi sentenze della magistratura italiana che hanno sempre precisato la pericolosità sociale di Cospito”. Per Sergio D'Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino, la decisione dei giudici costituzionali “è ineccepibile. Leggeremo le motivazioni, ma lo è già per il fatto che introduca la dimensione dell’attenuante, che può in qualche modo compensare se non prevalere sulle aggravanti. In linea di massima tutto ciò che riguarda la giustizia temperata dalla ‘dolcezza’ della grazia, credo sia il senso più profondo, più vero, più autentico dell’amministrazione della giustizia”.


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