Anm compatta contro separazione delle carriere

 Valentina Stella Dubbio 26 aprile 2023

Prima il vice ministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto all’assemblea dell’Unione Camere Penali venerdì, poi lo stesso Guardasigilli domenica a Che tempo che fa, ieri in una intervista alla Stampa il sottosegretario Andrea Ostellari: tutti concordi nell’annunciare che il Governo dopo l’estate presenterà un disegno di legge per la separazione delle carriere. I dettagli ovviamente non sono stati specificati dai tre ma come hanno ripetuto tutte le riforme passeranno per uno stesso tavolo a cui siederanno avvocati, magistrati, accademici. Lo scopo è archiviare la stagione degli scontri. Intanto gli avvocati guidati da Gian Domenico Caiazza hanno applaudito, essendo una loro storica battaglia. E la magistratura? Si preannuncia uno scontro epico tra toghe e Governo come ai tempi di Berlusconi o saranno disposte a trattare senza alzare barricate o minacciare scioperi? Di certo ascoltando i vertici dei gruppi associativi dell’Anm tale previsione sarebbe incostituzionale, porterebbe il pm sotto il controllo politico, minerebbe l'autonomia e indipendenza della magistratura e rappresenterebbe un grave danno per i diritti dei cittadini. Ma vediamo cosa ci hanno riferito nel dettaglio i vertici dei gruppi associativi dell’Anm.  Per il pm romano Eugenio Albamonte, Segretario di Area Dg “la separazione delle carriere sarebbe un danno inestimabile per la giustizia italiana. Il Pm è stato disegnato dalla Costituzione e dal Codice Vassalli quale presidio delle garanzie dei cittadini. Per questo è sottratto al controllo della politica e unito alla magistratura giudicante dallo stesso statuto, dalle stesse garanzie e dalla stessa carriera. Fuori da questo modello c’è solo un pm avvocato della polizia e esecutore delle politiche repressive del Governo in carica. La recente iniziativa disciplinare del Ministro Nordio sui giudici della Corte di Appello di Milano la dice lunga su quale sarebbe il peso esercitato su un Pm non più unito alla giurisdizione”. Anche Rossella Marro, Presidente Nazionale Unicost, critica fortemente l'ipotesi di riforma: “Nel giorno della celebrazione del 25 aprile (ieri, ndr), giungono nuovamente le voci di una riforma costituzionale che potrebbe condurre alla separazione delle funzioni e delle carriere di giudici e pubblici ministeri. È evidente il portato di una riforma di tal fatta. Determinerebbe in modo inesorabile la sottoposizione dei pubblici ministeri al potere esecutivo, con uno stravolgimento dell'architrave costituzionale fondato, all'indomani della esperienza della dittatura fascista, sulla separazione dei poteri. L'autonomia ed indipendenza della magistratura è presidio a tutela dei cittadini e garanzia del principio di uguaglianza di tutti davanti alla legge”. “Speriamo che non ci sia nessuno sconto epico - si augura al Dubbio Stefano Musolino, Segretario di Magistratura Democratica -  ma solo un confronto aperto all’ascolto ed alle ragioni dell’altro. La nostra preoccupazione è tutta concentrata sugli effetti negativi per le garanzie ed i diritti dei cittadini, sottesi ad un’eventuale riforma”. “La separazione delle carriere – per il pm di Reggio Calabria -  sembra ormai un mantra logoro, ripetuto per inerzia, esistono già efficaci distinzioni che limitano moltissimo il cambio di funzioni da giudice a Pm e viceversa, davvero non si intende in che modo la riforma potrà tutelare meglio la terzietà del giudice. Piuttosto, bisognerebbe prevedere che, all’inizio della carriera dei magistrati, vi fosse la possibilità di svolgere entrambi i ruoli, per una migliore conoscenza e consapevolezza della complessità insita nelle due funzioni. Un pm allontanato dalla giurisdizione cederà lentamente il suo ruolo di controllore della polizia giudiziaria e di tutore dei diritti dei cittadini nella fase delle indagini preliminari, per assumere quello di avvocato della polizia, per come avviene in tutti i Paesi in cui è prevista la separazione delle carriere. Temo di percepire i primi segnali verso riforme della giustizia che pregiudicano i diritti e le garanzie, al fine di ridurre la libertà della giurisdizione soggetta solo alla legge. Un grave vulnus ai diritti di tutti i cittadini”. Infine per Andrea Reale, esponente dell'Anm con i 101: “La separazione delle carriere già esiste in fatto, avallata da tanta parte della magistratura associata in questi anni.  Temo piuttosto un altro gioco delle parti, cui parteciperanno i partiti 'politici' della magistratura e il Governo per dare l'ennesimo, deleterio, scossone all'assetto costituzionale della magistratura, imbrigliando la Pubblica Accusa e rendendo il Giudice un mero burocrate, più attento alle statistiche e alle performance, che a rendere il servizio pubblico cui è chiamato. Se non anche a modificare definitivamente la natura del Consiglio Superiore della Magistratura. Di 'epico' resterà soltanto l'azzeramento delle prerogative dei magistrati, presidio della libertà delle persone”. Magistratura indipendente preferisce al momento non commentare, in attesa di conoscere il testo che presenterà il Governo.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue