Caso Regeni: pm chiede di rimettere gli atti alla Consulta

 Valentina Stella Il Dubbio 4 aprile 2023

Ieri la Procura capitolina ha chiesto al gup di Roma di investire la Corte Costituzionale per superare la stasi del processo a carico di quattro 007 accusati della morte di Giulio Regeni. È quanto sollecitato in aula dal procuratore Francesco Lo Voi assieme all'aggiunto Sergio Colaiocco. Lo stallo è dovuto al fatto che manca il passaggio procedurale della notifica degli atti, ritenuto necessario nel nostro ordinamento.  Infatti la Procura è a conoscenza dei nomi dei quattro indagati, ma le autorità del Cairo non hanno mai fornito a quelle italiane le informazioni necessarie per notificare. Sulla richiesta, che riguarda la questione di costituzionalità dell'art. 420 bis del codice di procedura penale in tema di ‘assenza’ dell'accusato, il giudice si è riservato di decidere aggiornando il procedimento al 31 maggio. Imputati sono quattro 007 egiziani: il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati a vario titolo di sequestro di persona pluriaggravato, lesioni aggravate e concorso in omicidio aggravato. Nei giorni scorsi l'Avvocato dello Stato ha depositato una memoria al Tribunale di Roma con cui chiede che si celebri il processo nei confronti dei quattro 007 egiziani imputati facendo riferimento, in particolare, al mutamento appunto dell'articolo 420 bis della riforma di mediazione Cartabia, ritenendo che questa abbia aperto alla possibilità di svolgere il procedimento anche in assenza degli imputati lasciando maggiore discrezionalità al giudice sul punto della conoscenza del procedimento e della scelta di sottrarsi al processo in maniera “volontaria e consapevole”. “Dopo avere ascoltato le parole del procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi, siamo sempre più convinti e determinati nel dire che il processo per il sequestro, le torture e l'uccisione di Giulio Regeni vada fatto in Italia e debba iniziare il prima possibile”. Lo ha affermato l'avvocata Alessandra Ballerini, legale dei genitori del ricercatore italiano, Paola e Claudio, lasciando piazzale Clodio dove hanno preso parte all'udienza davanti al gup. “Il principio che deve essere sancito è che i cittadini italiani non possono essere sequestrati, torturati e uccisi, non possono subire la violazione dei loro diritti fondamentali nell'assoluta impunità perché gli aggressori si sottraggono al processo abusando del nostro sistema di diritto e di garanzia. Nessuno vuole negare il diritto di difesa a queste quattro persone, ma che vengano e si facciano processare e si difendano. Vorremmo ringraziare tutte le persone che in ogni angolo del mondo non solo ci sostengono emotivamente ma stanno facendo indagini per noi che sono molto preziose", ha aggiunto la legale. L’avvocato due giorni fa aveva scritto un post sulla propria pagina Facebook mettendo le foto degli accusati e dicendo: “Siete a conoscenza del processo per il sequestro, le torture e l’uccisione di Giulio Regeni. Presentatevi domani 3 Aprile (ieri, ndr), alle ore 11 davanti a Giudice Ranazzi. Non siate vigliacchi”. Nell'udienza di ieri era prevista la testimonianza in aula della premier Giorgia Meloni e del ministro degli Esteri Antonio Tajani ma sempre l'Avvocatura dello Stato ha comunicato che i due rappresentanti del governo non dovevano deporre perché il contenuto dei colloqui avuti col presidente al-Sisi non è divulgabile. Prima dell'udienza, fuori dal tribunale di Roma, a piazzale Clodio, si era svolto un sit in per chiedere verità e giustizia per Regeni a cui ha partecipato anche il segretario del Pd Elly Schlein che ha affermato: “Siamo qui per dare un segnale di vicinanza alla famiglia di Giulio Regeni e alle tante persone che in questi anni non hanno mai smesso di chiedere verità e giustizia. Crediamo fortemente che questo processo debba andare avanti, debba essere fatto e siamo qui con questa speranza”.

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