Intervista a Maria Teresa Pintus

 

Valentina Stella Dubbio 6 aprile 2023

L’avvocato Maria Teresa Pintus oltre a essere uno dei legali di Alfredo Cospito è anche nel Consiglio direttivo di Nessuno Tocchi Caino, da anni in prima linea per l’umanizzazione della pena.

Avvocato, ha visto la puntata di Report sul 41 bis? Che ne pensa?

Ho seguito la puntata, ma sono rimasta alquanto delusa dalla stessa per una serie di inesattezze divulgate. Uno spettatore estraneo alla materia penserà che nel regime detentivo speciale si stia bene, si goda di ogni confort, ci si possa dilettare tanto nello studio quanto nella bella vita, si diventi genitore come niente fosse: la realtà è completamente e terribilmente diversa.

Lei ha molti clienti al 41 bis e la trasmissione ipotizza che gli avvocati possano essere messaggeri tra i vari clienti. Come commenta?

Sono un avvocato che difende prevalentemente persone ristrette in regimi detentivi di alta sicurezza nello specifico AS 1 e 3 e soprattutto al 41 bis. Tra i miei assistiti vi sono persone ritenute appartenenti a varie realtà criminali: mafia, ‘ ndrangheta, camorra, sacra corona unita, nuove mafie, ma questo non fa di me come di nessuno dei miei colleghi che assume le medesime difese, una persona collusa o dedita ad attività illecite. Dalla trasmissione è emerso il contrario ed evidentemente ciò non risponde al vero. Identificare il difensore

con l’assistito è un gravissimo errore.

Cosa non va nell'attuale applicazione del 41 bis? Può farci degli esempi concreti?

Tante cose non vanno: dalla modalità di applicazione e di proroga all’applicazione delle regole dettate dalle circolari del Dap che vanno oltre il dettato normativo dell’art 41 bis, ovvero lo scopo di recidere legami e rapporti tra i soggetti ristretti in tale regime e coloro che all’esterno farebbero parte dell’associazione criminale. Le limitazioni imposte toccano vari diritti fondamentali: si passa da quello alla salute, all’affettività, all’istruzione, fino ad arrivare al diritto alla difesa. In tale regime questi diritti sono compressi come si fa con i file zippati se non del tutto esclusi. Il divieto di abbracciare un familiare al colloquio, quello di poter acquistare libri, riviste per adulti o addirittura di usare il lievito, di sentire le canzoni neomelodiche o frequenze radio nazionali diverse dalla Rai, sono evidentemente vessazioni che vanno oltre ogni ragione di sicurezza interna ed esterna agli istituti penitenziari.

Come andrebbe modificato?

Limitando il tempo di applicazione; demandando al tribunale del distretto del recluso la decisione sulla revoca; riscrivendo la circolare Dap del 2017; vietando le impugnazioni dell’amministrazione ed imponendo l’immediata applicazione delle ordinanze favorevoli; prevedendo un periodo di transizione da scontare presso sezioni meno rigide per coloro che hanno da scontare gli ultimi due anni di pena. L’abolizione totale sarebbe un grande passo di civiltà ovviamente.

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