Riforma processo penale: rinviata l'entrata in vigore al 30 dicembre

 Valentina Stella Il Dubbio 1 novembre 2022

Ieri, nella prima conferenza stampa del nuovo Governo, sono serviti solo due minuti al Ministro Nordio per illustrare la parte del decreto legge relativo all’ergastolo ostativo, sei invece per motivare il rinvio dell'entrata in vigore della riforma del processo penale non oltre il 30 dicembre. Potrebbe significare che il neo Guardasigilli sente più vicino a lui il secondo provvedimento rispetto al primo, benché entrambi siano stati approvati in Cdm ‘su proposta del Ministro Nordio’. Altro segnale è che Nordio ha risparmiato dettagli tecnici per il testo sul carcere ‘senza speranza’ mentre si è dilungato parecchio su quelli relativi ai reati procedibili di ufficio o a querela. Comunque, la decisione di rinviare l'entrata in vigore della riforma del processo penale riguarda “il funzionamento degli uffici giudiziari – ha spiegato Nordio -. Sono consapevole delle difficoltà in cui versano le nostre procure, gli uffici del gip, le Corti d'appello. Abbiamo convenuto di accogliere il grido di dolore delle procure che avevano manifestato l'impossibilità di adeguare la loro operatività alle risorse disponibili”. “È una normativa che va nella giusta direzione”, ha ribadito per poi aggiungere: “senza il rinvio della riforma Cartabia ci sarebbe stato un sovraccarico intollerabile per gli uffici giudiziari. Avendo fatto per 40 anni il pubblico ministero sono consapevole delle difficoltà. Questo rinvio non ha nessun impatto negativo sul Pnrr, anzi. Avremmo corso il rischio, dando attuazione immediata alla riforma, che per l'incompatibilità con le risorse disponibili, fosse inapplicabile. Questo rinvio di due mesi ci dà la possibilità di capire meglio le problematiche e di intervenire per la loro soluzione in vari modi sia amministrativa, sia coordinando i vari uffici giudiziari. Rischiavamo di assistere a una confusione normativa, perché le procure avevano emanato circolari non sempre compatibili le une con le altre”. È stata già istituita presso il Ministero della Giustizia una specifica task force, composta dai vertici di tutti i dipartimenti del Ministero della Giustizia coinvolti. Soddisfazione da parte dell’Anm: “il Ministro della Giustizia e l’intero Governo hanno fortunatamente dato ascolto alle indicazioni della magistratura associata in ordine all’opportunità di una disciplina transitoria per importanti settori della recente riforma del processo penale”, ha detto il Presidente Giuseppe Santalucia. “Il rinvio dell’entrata in vigore del decreto attuativo si pone infatti come passaggio necessario alla definizione della disciplina transitoria e – questione di non minore rilievo – al riassetto organizzativo degli uffici giudiziari”, ha concluso il vertice del ‘sindacato’ delle toghe. Questa volta non dissentono da Santalucia neanche Cristina Carunchio, Giuliano Castiglia, Ida Moretti e Andrea Reale, Componenti del gruppo 101 del Cdc dell’Anm: “È un fatto salutare, che risponde a vitali esigenze di razionalità ed efficienza. Merito al Governo e al Ministro della Giustizia, che danno prova di saggezza e capacità di ascoltare chi materialmente agisce sul campo”. Critiche invece dall’Unione delle Camere Penali che hanno redatto un duro documento: “le addotte (seppure del tutto genericamente) difficoltà di ordine strutturale e logistico degli uffici giudiziari certamente non possono riguardare tutta la parte della riforma dedicata al sistema sanzionatorio e della esecuzione penale. La pretestuosa estensione anche a questa importante parte della riforma di esigenze di natura organizzativa, qui del tutto irrilevanti, autorizza la convinzione che detto ingiustificato rinvio preluda ad una riscrittura di questa parte della riforma, attesa la sua evidente incompatibilità con la fosca narrazione identitaria del ‘buttare la chiave’ che, all’evidenza, vuole ispirare i primi passi del nuovo governo in tema di giustizia penale”. Per il consigliere giuridico dell’ex Ministra Cartabia, professor Gian Luigi Gatta, quanto accaduto “Non si era mai visto. Il complesso cantiere della riforma della giustizia penale viene riaperto con un coup de theatre dal nuovo Governo”. Due sono le preoccupazioni per il giurista: “La prima riguarda l’affidabilità del Paese nel contesto internazionale: un dato fondamentale per l’economia, lo sviluppo e il benessere sociale”, la seconda “quel che può accadere dopo la legge di conversione. Se, ancora, il Parlamento approverà emendamenti – compresi quelli che verosimilmente saranno sollecitati dalla magistratura e dell’avvocatura – si tratterà di vedere se quegli emendamenti saranno conformi o meno agli obiettivi PNRR concordati con la Commissione Europea”.  Parla di “Governo Jukebox” Enrico Costa, deputato e vice-segretario di Azione: “L’Anm che ringrazia il Governo per averne ascoltato le 'indicazioni' e si fa portavoce delle mosse future sulla emananda disciplina transitoria, prima ancora che abbia parlato il Ministro, non succedeva neanche ai tempi dei Cinque Stelle. Quello sulla riforma Cartabia non sarà solo un rinvio ’tecnico’. In sede di conversione del decreto proveranno a smantellarla. Nella maggioranza ci sono molti che hanno subito la nomina di Nordio. Anche il testo sull’ergastolo ostativo lo conferma”. Dall’opposizione ha parlato anche la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia del Pd, Anna Rossomando: “Riteniamo grave la scelta del governo di rinviare l’entrata in vigore della riforma Cartabia. Se c’era la necessità di verificare alcuni elementi tecnici, il rinvio poteva essere limitato solamente a quegli aspetti e non a tutta la riforma. Se questo è il preludio a uno stravolgimento del testo su, ad esempio, norme urgenti come misure e pene alternative e con il rischio, che nonostante le rassicurazioni permane, di mettere a rischio i fondi del PNRR, ci opporremo duramente”. 

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