La strana querelle sul neo presidente Scalise: sei un Massone?

 Di Valentina Stella Il Dubbio 24 novembre 2022

A pochi giorni dalla sua elezione a Presidente della Camera Penale di Roma, Gaetano Scalise si è trovato a dover affrontare una questione alquanto particolare: i suoi presunti legami con la Massoneria. A sollevarla è stato l’avvocato Renato Borzone, già presidente della Camera penale capitolina, che ha indirizzato una lettera a Scalise e a tutti i membri del Direttivo. Tre le domande: partendo da alcuni documenti del 2010 reperiti su internet - in uno si cita “l’Elettissimo Fr. Gaetano Scalise”, in un altro ‘Fratello Scalise’, in un altro ancora c’è un semplice elenco dei presunti massoni d’Italia dove compare anche il nome di Gaetano Scalise – Borzone ha chiesto al collega: 1. se “tali documenti siano attendibili”, sia “per una questione di trasparenza verso gli iscritti” alla Cpr sia “per valutazioni esclusivamente personali”; 2. se è lui quello citato; 3. se altri componenti del Direttivo siano iscritti ad associazioni massoniche. La risposta di Scalise è arrivata anch’essa in forma epistolare: “pur non cogliendo esattamente il nesso fra l’esercizio delle funzioni di Presidente della Camera penale e l’adesione a quelle che tu (riferito a Borzone, ndr) stesso definisci “legittime associazioni”, ti comunico che non sono iscritto ad altra associazione che non sia la Camera Penale”. Dunque Scalise dice: non sono iscritto al GOI. Storia chiusa? Neanche per sogno. Su Facebook la polemica è venuta alla luce e tanti si sono schierati da una parte - quella della trasparenza e di possibili conflitti di interesse - e dall’altra – ognuno è libero di associarsi con chi vuole, pensiamo ai problemi veri della giustizia. Dopo averlo rincorso dalla mattina di ieri, nel tardo pomeriggio arriva il commento di Scalise: «trovo questa polemica vergognosa, soprattutto perché arriva dopo l’affermazione elettorale. Sono certo che queste notizie erano in mano a chi le ha diffuse da almeno due anni. Come ribadito in quella lettera io non faccio parte della massoneria, sono solo socio della Camera Penale e di qualche circolo sportivo, perché gioco anche a golf». E poi ci risponde alla domanda a cui non aveva risposto nella lettera a Borzone: «15 anni fa sono andato via dal Grande Oriente di Italia per un mio percorso di maturazione personale del quale non credo di dover rendere conto a nessuno. Ma è una cosa che risale a 15 anni fa, da allora non ho più rapporti con nessuno di loro. Tirare fuori adesso questa cosa qualifica chi lo fa». Intanto sul gruppo Facebook ‘Lab – La politica del Diritto’, l’avvocato Cataldo Intrieri suggerisce «tra le riforme statutarie tanto necessarie e dibattute quella di imporre ai candidati leader delle comunità penalistiche l’obbligo di dichiarare le appartenenze e militanze (concomitanti e passate) politiche, associative ed imprenditoriali. Si chiamano “conflitti di interesse” e sono un profilo importante dell’indipendenza personale che è il presidio di quella dell’associazione che si rappresenta». Gli ha replicato Gianpaolo Catanzariti: «potremmo pure pretendere di conoscere se esiste un’obbedienza occulta ai diktat delle mogli oppure se esiste una dipendenza voyeuristica. Francamente resto basito da una simile proposta. La permanenza in un’associazione politica è un fatto strettamente personale e non può essere legata a queste barzellette travagliane. Non ho certo bisogno di dichiarate appartenenze politiche imprenditoriali religiose o altro per capire da solo se mi ritrovo o meno con qualcuno o con gli altri o con l’insieme». La questione non si chiude qui, come sempre.

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