Napoli, la città tra due vulcani

 Valentina Stella Il Dubbio 30 novembre 2022

Stamm sott’ ‘o cielo - appunti su una città cresciuta tra due vulcani” (Reality Book) è una raccolta di interviste andate in onda su Radio Radicale nella rubrica Overshoot, dedicata a territorio e ambiente. L’autore delle interviste e dell’opera letteraria è Enrico Salvatori. Come si legge nella quarta di copertina, “la follia di Napoli, area metropolitana lasciata crescere tra due vulcani attivi - Vesuvio e Campi Flegrei - è spunto per riflettere sulle cause della crisi territoriale e sociale del capoluogo campano”. Nel libro vi si trovano interventi di Aldo Loris Rossi, Furio Colombo, Raffaele La Capria, Aldo Masullo, e la sintesi delle conversazioni sul tema tra Marco Pannella e Massimo Bordin. L’opera è quanto mai attuale, visto quanto accaduto ad Ischia e la polemica scaturita su dissesto idrogeologico e abusivismo. Vesuvio e Campi Flegrei sono aree ad alto, anzi altissimo rischio. “Non c’è geologo o vulcanologo che non lo sappia e non lo ripeta ad ogni passo. Da un momento all’altro il Vesuvio o i Campi Flegrei potrebbero divenire scenario di un evento di dimensioni apocalittiche. Perché una cosa è certa. Non si sa quando, ma accadrà”, ammonisce Angiolo Bandinelli nella sua prefazione, ricordando i moniti del leader radicale. Purtroppo, scrive Salvatori, “i tempi della geologia sono tempi lunghi rispetto a quelli della vita umana e questo è per noi certamente rassicurante: tendiamo a spostare il problema in là nel tempo, a non sentirlo attuale. Eppure è attualissimo”. Come non pensare ad Ischia? “Nelle nostre numerose conversazioni telefoniche a Radio Radicale il prof. Giuseppe Mastrolorenzo (primo ricercatore all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) mi ha raccontato – scrive Salvatori - di aver segnalato a più riprese la reale situazione della città di Napoli e di sostenere ancor oggi con forza la necessità di un serio piano di emergenza per far fronte a un’eventuale eruzione. Ciò che è emerso dalle nostre telefonate è piuttosto chiaro: rinviare il piano di emergenza significa giocare d’azzardo con le vite dei napoletani. È infatti solo questione di fortuna se la popolazione non è stata ancora investita da una catastrofe di portata regionale”. Nel 2006 "il vulcanologo pubblicò una ricerca sulla prestigiosa rivista americana Proceedings National Academy of Sciences, nella quale sosteneva che tutta la città di Napoli dovesse essere inserita all’interno della ‘zona rossa’. La sua pubblicazione dimostrava la totale inadeguatezza del piano di emergenza, che era stato impostato dalla Protezione Civile”.  Ciononostante, ricorda sempre Salvatori, “di rischio vulcanico, in particolare napoletano, non ne avevo mai sentito parlare in televisione né sui giornali. Solo su Radio Radicale, prima che incominciassi a collaborare per l’emittente, mi era capitato più volte di incappare nelle trasmissioni fiume di Marco Pannella”. Quest’ultimo già nel 1995 denunciava: “questa politica cieca, ributtante di ottusità, sta facendo salire da 400.000 a 500-600.00 le persone che abitano ai piedi e lungo le falde del Vesuvio. Eppure la scienza ci dice che è ancora attivo, che dobbiamo stare attenti. Tutto questo è stato fatto per molti versi nella piena legalità partitocratica. Certo, c’è l’abusivismo ma in realtà sono i piani regolatori che hanno voluto creare la città, creare il quartiere, creare l’abitazione, richiamare centinaia di migliaia di persone sulle falde e sulle pendici del Vesuvio”. Oggi verrà ascoltato?

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