Hasib: non solo tentato omicidio, anche tortura

 Valentina Stella Il Dubbio 19 novembre 2022

I quattro agenti della Polizia di Stato che lo scorso 25 luglio entrarono a casa della famiglia Omerovic a Primavalle e che poi furono o testimoni o responsabili - sarà la giustizia a stabilirlo - del volo dalla finestra del giovane Hasib ora sono indagati anche per tortura. Ciò è emerso ieri, durante un question time alla Camera, quando il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni ha risposto all’interpellanza urgente dell’onorevole di +Europa Riccardo Magi: “sulla base delle notizie acquisite dal Ministero della Giustizia, la procura della Repubblica presso il tribunale di Roma in relazione all'episodio ha avviato un procedimento  per i reati di false informazioni al pubblico ministero, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici e tortura”. E il reato di tentato omicidio? Non è di certo scomparso. I pubblici ministeri Michele Prestipino e Stefano Luciani, sulla base della denuncia fatta dalla famiglia Omerovic,  hanno inizialmente aperto un fascicolo per tentato omicidio; poi, alacremente, a seguito di successivi accertamenti effettuati nel prosieguo delle indagini, sono state formulate le ulteriori ipotesi di reato elencate nella risposta di Molteni tra cui quella grave di tortura. Dunque la posizione dei quattro poliziotti si aggrava ma, lo ribadiamo convintamente, la presunzione di innocenza vale anche per loro, a maggior ragione se consideriamo il fatto che le indagini non si sono ancora nemmeno concluse. Molteni ha poi aggiunto che “lo scorso settembre l'amministrazione ha adottato misure di carattere organizzativo e, in particolare, l'avvicendamento del dirigente del distretto, sostituito con un primo dirigente di PS, ritenuto particolarmente qualificato, e del funzionario addetto. Tali provvedimenti sono stati assunti rispettivamente con atto del capo della Polizia e del questore di Roma”. Inoltre, in merito ai quattro agenti coinvolti uno è stato “assegnato ad un altro ufficio di pubblica sicurezza della capitale, mentre gli altri tre sono stati adibiti a servizi di vigilanza interna nell'ambito del quattordicesimo distretto”. Infine, poiché il procedimento è ancora coperto dal segreto investigativo, “non sono stati avviati procedimenti disciplinari nei confronti del personale interessato in attesa degli sviluppi del procedimento penale”.  Su questo Magi ha replicato: “i provvedimenti cautelari, quindi le eventuali sospensioni, vengono adottati, anche nell'attesa di una sentenza che riconosca una condanna in via definitiva e servono esattamente a tutelare l'amministrazione e l'istituzione”.

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