Bari: 3 agenti arrestati per tortura

 Angela Stella Il Riformista 10 novembre 2022

Ieri all’alba, come sempre quando si vogliono privare della libertà personale le persone, tre agenti della Polizia penitenziaria di Bari sono stati arrestati e posti ai domiciliari con l’accusa di “tortura in concorso” in applicazione di un'ordinanza di misura cautelare emessa dal gip di Bari, Giuseppe Montemurro, per presunte violenze ai danni di un detenuto di 41 anni che si sarebbero verificate il 27 aprile scorso. Altri sei agenti sono stati sospesi, tre dei quali accusati pure per concorso in tortura e rifiuto d'atti di ufficio, e altri tre solo per quest'ultimo reato. Tra gli indagati ci sono altresì tre infermieri e il medico di guardia all'infermeria, che avrebbe omesso di denunciare il pestaggio pur sapendo che era avvenuto e non ha riportato le lesioni nel diario clinico. Quindici in totale gli indagati. Le indagini sono state condotte dalla pm Carla Spagnuolo e dal procuratore aggiunto Giuseppe Maralfa. L’inchiesta è nata da una denuncia da parte della direzione della Casa circondariale e del Comando della polizia penitenziaria. Il tutto sarebbe nato da un materasso incendiato. Secondo l'accusa, il personale destinatario delle misure, “in servizio presso le diverse sezioni del carcere, conseguentemente ad un intervento in una cella di detenzione, infieriva, con plurime condotte violente nell’arco temporale di circa quattro minuti, nei confronti di un 41enne detenuto”. Secondo quanto hanno riferito i carabinieri, il personale della polizia penitenziaria, nel trasferire il detenuto nella medicheria della struttura, avrebbe posto in atto “atti di violenza” consistiti in particolare, “da parte di alcuni, nello sferrare calci e schiaffi e, da parte di altri, nel trattenere il detenuto 'bloccato' sul pavimento sul quale era riverso, con la partecipazione omissiva di altri agenti che presenziavano agli atti di violenza senza impedirli”. Inoltre, secondo l'accusa, non è stata segnalata “nessuna lesione sul detenuto”, poi ricoverato nell’infermeria della struttura di detenzione immediatamente dopo. Non si è lasciato attendere il commento dell’Associazione Antigone, tramite il Presidente Patrizio Gonnella: “ci auguriamo che la giustizia faccia il suo corso e si chiariscano le eventuali condotte e responsabilità. Da quando è stata introdotta la legge contro la tortura nel 2017 sono diversi i processi e le indagini in corso che vedono coinvolti appartenenti alla Polizia penitenziaria. Segno di un testo che era e continua ad essere fondamentale per prevenire e perseguire abusi in un luogo chiuso come il carcere. Ci auguriamo, altresì, che chiarezza venga fatta anche sul coinvolgimento del personale medico, più di una volta indagato o condannato in procedimenti simili, per la mancata refertazione di ferite e lesioni”. Per Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria: “Chi sbaglia va individuato, isolato e perseguito, ma se le indagini per il reato di tortura sono ormai numerose e interessano carceri diverse in tutto il Paese, probabilmente, c’è molto di più di qualcosa nell’organizzazione complessiva che non funziona e da correggere”. “Anche per questo chiediamo al governo Meloni e al ministro Nordio riforme immediate e investimenti mirati”, conclude il sindacalista. Proprio in serata è arrivata la nota congiunta del Guardasigilli e del capo del Dap Renoldi, circostanza che fan sperare che quest’ultimo non venga mandato via: “La contestazione di gravi reati ad alcuni agenti di Polizia penitenziaria in servizio nella Casa circondariale di Bari ci addolora molto: il Corpo è composto di poliziotti che ogni giorno – con grande abnegazione e passione - adempiono al proprio dovere nel pieno rispetto della legalità. Accuse come queste rischiano di offuscare il grande impegno profuso. L’Amministrazione penitenziaria ha però in sé tutte le risorse per garantire un servizio sempre orientato al pieno rispetto della legalità, secondo il giuramento di fedeltà alla Costituzione e alle Leggi che ciascuno di noi ha fatto. Siamo rispettosi dell’operato della Magistratura e attendiamo, con fiducia, l’ulteriore sviluppo dell’azione giudiziaria, ricordando, una volta di più, anche il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza”.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue