Anche per gli agenti vale la presunzione di innocenza

 Valentina Stella Il Dubbio 12 novembre 2022

La premessa è d’obbligo: anche per i quattro poliziotti indagati per omicidio e falso nel caso di Hasib Omerovic, giovane sordomuto di etnia rom precipitato lo scorso 25 luglio dalla finestra della sua camera nel suo appartamento a Primavalle, vige la presunzione di innocenza. È necessario ricordarlo perché sui giornali in questi giorni stanno emergendo indiscrezioni da parte della Procura di Roma che disegnano un quadro accusatorio pesante nei loro confronti ma siamo ancora lontani dal processo. Che cosa è successo allora? Repubblica ha reso noto l’impianto accusatorio dei magistrati romani. Secondo loro i quattro “appartenenti alla Polizia di Stato”, tutti agenti in servizio al commissariato di Primavalle, avrebbero tentato di uccidere il ragazzo così: dopo averlo “percosso e minacciato” lo avrebbero afferrato “per i piedi gettandolo dalla finestra della stanza da letto dell'abitazione”. Successivamente avrebbero mentito ai superiori scrivendo “nella relazione di servizio” che il giovane disabile si sarebbe inaspettatamente lanciato “nel vuoto dalla finestra della camera da letto, omettendo anche di indicare che lo stesso era stato percosso, minacciato e che era stata sfondata la porta di una stanza interna dell'appartamento”. Sempre secondo quanto riferito da Repubblica, due degli agenti avrebbero già avuto un faccia a faccia con i pubblici ministeri incaricati del caso. Il primo ha fornito la sua versione, la seconda si sarebbe avvalsa della facoltà di non rispondere. Ricordiamo che i poliziotti non avevano il mandato di perquisizione per entrare nell’appartamento della famiglia Omerovic. Sarebbe stato il post apparso sulla pagina Facebook di quartiere in cui si accusava direttamente l'uomo di molestare le donne a spingere la Polizia ad effettuare un controllo nell'abitazione di Hasib. Un controllo “preventivo”, come avviene spesso in casi analoghi. Proprio il giorno prima della vicenda sul social network era comparso un post - poi cancellato - con la foto di Omerovic e l'avvertimento di fare attenzione “a questa specie di essere che importuna le ragazze”. Seguito da una minaccia: “bisogna prendere provvedimenti”. Un post che non sarebbe sfuggito ai poliziotti del commissariato Primavalle che infatti il giorno dopo si sono presentati in quattro, tre uomini e una donna, a casa di Omerovic e hanno bussato alla porta. Poi il mistero. Si sono fatti giustizia da soli? Unica testimone di quanto accaduto la sorella del 37enne. Ella, pur essendo affetta da disabilità, aveva raccontato in modo chiaro sia ai genitori che all’amministratore di sostegno: “ho sentito suonare e ho aperto la porta…una donna con degli uomini vestiti normalmente sono entrati in casa….la donna ha chiuso la serranda della finestra del salone…hanno chiesto i documenti di H….hanno fatto le foto…lo hanno picchiato con il bastone, H. è caduto e hanno iniziato a dargli i calci…è scappato in camera e si è chiuso…loro hanno rotto la porta…loro gli hanno dato pugni e calci…lo hanno preso dai piedi e lo hanno buttato giù”. Al momento la linea della Procura sembra andare nella stessa direzione.

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