Intervista a Enzo Maraio

 di Angela Stella Il Riformista 14 aprile 2022

 

Ieri alla Camera dei deputati si è tenuta una conferenza stampa organizzata dal Partito Socialista per rilanciare i referendum sulla giustizia promossi dalla Lega e dal Partito Radicale. Presenti: il senatore Riccardo Nencini, l'onorevole Fausto Longo, Lorenzo Cinquepalmi, responsabile dei comitati socialisti per il Sì al referendum, il segretario del partito Enzo Maraio con il quale facciamo il punto sull'iniziativa.

 

Di referendum non si parla quasi più. Per questo la conferenza stampa?

 

Oggi (ieri, ndr) abbiamo dato il via alla costituzione formale dei coordinamenti 'Socialisti per il Sì' in tutta Italia. Tutto questo ci vede particolarmente sensibili per la nostra storia e per la nostra collocazione sempre dalla stessa parte, quella del garantismo contro il populismo giudiziario.  Abbiamo una convinzione: il referendum è uno strumento di democrazia e partecipazione assolutamente contemporaneo, che sta vivendo un momento di rilancio rispetto agli ultimi decenni.  E che va utilizzato soprattutto nel settore cruciale della giustizia dove bisogna  imprimere un cambio di marcia, che attendiamo da molti anni. A 30 anni da Tangentopoli sono maturi i tempi per chiamare i cittadini ad esprimersi sul tema. Inoltre veniamo da anni in cui abbiamo soppresso i Tribunali, i giudici di pace, anni in cui abbiamo tolto i servizi e gli strumenti di legalità da tanti territori del Paese: questa rotta va invertita.

 

Ma il referendum per alcune forze politiche si pone in contrapposizione con la riforma Cartabia.

 

Assolutamente no.  Casomai è complementare alla riforma che  - ahinoi - è arrivata troppo tardi, ma proprio per questo non va ostacolata nell'iter parlamentare. Il referendum invece va considerato come un pungolo per migliorare la stessa riforma ora in discussione. Per noi essa è un primo passo in quanto contiene degli elementi di novità importanti, anche se per alcuni aspetti bisogna ancora lavorare per migliorare il testo nelle sedi parlamentari. Comunque quello che noi auspichiamo è che il terreno della giustizia non costituisca il motivo di rottura della maggioranza di Governo.

 

Si riferisce a quanto detto da Matteo Renzi?  

 

È corretto che ognuno lavori per modificare la proposta di riforma in discussione. Condividiamo anche noi la posizione di chi la ritiene migliorabile, perché sotto certi aspetti è carente. Diverso è, come dicevo, rompere utilizzando nuovamente il tema della giustizia. Sarebbe irresponsabile spaccare la maggioranza adesso. Quindi, durante la conferenza, ho fatto un richiamo al senso di responsabilità, a partire da Italia Viva ma anche verso tutti i partiti che stanno cooperando alla costruzione della riforma. Bisogna essere propositivi non distruttivi. L'obiettivo è raggiungere il più alto accordo possibile per l'interesse in primis dei cittadini italiani, che devono tornare ad avere fiducia nella giustizia.  Sicuramente però sul Csm bisogna avere il coraggio di sottrarlo dalle distorsioni del correntismo. 

 

Voi siete favorevoli al sorteggio.

 

Siamo stati i primi nel 2014 a presentare con il senatore Buemi come primo firmatario un disegno di legge che prevedeva il sorteggio come metodo di selezione per i membri del Csm. Allora non furono molti a sostenere questa nostra iniziativa. Siamo contenti che oggi altre forze politiche invece abbiano cambiato idea. Il sorteggio è l'unico metodo in grado di garantire davvero la terzietà all'interno del governo autonomo della magistratura.

 

Cosa ne pensa del fatto che la magistratura osteggi i referendum e anche la riforma, visto che è pronta a scioperare?

 

Veniamo da anni in cui la crisi dei partiti, accompagnata da una certa disaffezione della popolazione verso la politica considerate le percentuali dell'astensione, ha dato campo libero ad una commistione di poteri che ha originato un vero e proprio partito delle toghe, il quale erroneamente crede di poter incidere sulle scelte politiche che riguardano la magistratura. Mi pare evidente che esiste un conflitto di interesse e una sovrapposizione di competenze che non può essere affatto condivisa. Va ripristinata la separazione dei poteri legislativo e giudiziario. Non c'è precedente nella storia in cui la magistratura si sia ricompattata come ora, neanche all'epoca del tentativo di Berlusconi di modificare la giustizia. Questo è sintomo che si sta andando nella giusta direzione. E comunque è incomprensibile la reazione delle toghe verso una riforma che io considero anche soft. Dobbiamo pensare che sia la solita difesa corporativa. Quello che è certo è che  non vogliamo più altri casi Palamara, non vogliamo più casi di malagiustizia, né 1000 ingiuste detenzioni e errori giudiziari all'anno per cui lo Stato spende milioni e milioni di euro. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue