Csm: si va verso la notturna

 di Valentina Stella Il Dubbio 12 aprile 2022

A tre giorni dall'accordo maturato tra la Ministra della Giustizia Marta Cartabia e i partiti di maggioranza sulla riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario, l'intesa tiene ma il voto sugli emendamenti non accelera. Per due motivi: da un lato ieri pomeriggio ci sono stati dei rallentamenti in Commissione Giustizia della Camera perché, tra l'altro, la deputata Giusi Bartolozzi del Gruppo Misto ha chiesto di votare gli emendamenti, già ritirati dalla maggioranza, costringendo a convocare un Ufficio di Presidenza per mettere ordine nei lavori; dall'altro lato la fiducia posta dal Governo sul decreto Bollette ha bloccato fino a stasera i lavori della Commissione Giustizia. Il regolamento di Montecitorio, infatti, ferma tutte le sedute anche delle commissioni per 24 ore. Il presidente della Commissione Giustizia Mario Perantoni ha annunciato che oggi convocherà un ufficio di presidenza per stabilire i tempi di esame, che cominceranno comunque al termine del voto di fiducia, quindi attorno alle 20. Sia i relatori del provvedimento, Eugenio Saitta e Walter Verini, che altri membri della Commissione della maggioranza hanno detto che si va verso una seduta notturna fiume. Mancano infatti da votare circa 150 emendamenti. Ieri si è fatto in tempo ad approvare il subemendamento presentato dai relatori all’emendamento 1.26 del Governo sull'art. 1 della riforma, che estende il riordino della disciplina del collocamento in posizione di fuori ruolo dei magistrati ordinari anche ai magistrati contabili e amministrativi. Respinta invece la proposta della Bartolozzi che interveniva sempre sull'emendamento 1.26 del Governo, ma prevedendo anche «l'eliminazione del cumulo di compensi e lo svolgimento in contemporanea delle funzioni». Essa aveva ricevuto il sostegno del deputato di Italia Viva, Cosimo Ferri che aveva detto:  «Il fatto che il Governo non metta paletti sulle indennità dei magistrati che vanno fuori ruolo, vuol dire non essere coerenti con l'attenzione necessaria verso i bisogni delle famiglie in momenti difficili. L’emendamento Bartolozzi vieta le doppie indennità. Così, il Governo tutela le doppie indennità». Intanto proprio Italia Viva ha confermato l'intenzione di mantenere gli emendamenti presentati mentre il Carroccio, da quanto si è appreso, procederà a un ritiro progressivo delle proposte di modifica non concordate con il Governo, in base agli articoli di volta in volta esaminati, e non invece a un ritiro complessivo.  Il deputato Roberto Turri ha riferito a Public Policy che «la Lega ha provveduto al ritiro degli emendamenti fino all'articolo 11» del ddl delega, «non conoscendo ancora le riformulazioni del Governo sull'articolo 12 e seguenti». Tuttavia, ha spiegato all'Adnkronos il deputato di Azione Enrico Costa, la Lega «ha anche chiesto una cosa assolutamente comprensibile; in pratica dice ‘noi votiamo tutto quello che vota il governo, ma consentiteci, se c’è un emendamento che rispecchia fedelmente il referendum (promosso con il Partito Radicale, ndr), di non cadere in contraddizione, lo votiamo, sappiamo che non passerà perché le altre forze di maggioranza non lo voteranno, ma evitate di volere a tutti costi farci rimangiare una battaglia che abbiamo fatto’. Penso sia una richiesta che non va drammatizzata sul piano politico».  Infine, sull'ipotesi di uno sciopero delle toghe per protestare contro la riforma e di cui ha parlato l'Anm, Costa chiosa: «Se ci fosse uno sciopero, sarebbe una ritorsione sulla pelle dei cittadini rispetto a questioni che non attengono al sistema giustizia ma alle rivendicazioni specifiche dell’Associazione nazionale magistrati. Riterrei questa scelta veramente anomala rispetto a quello che dicono sempre, cioè di voler lavorare per il sistema di giustizia complessiva. Ma non mi stupisco più di niente». La seduta era iniziata alle 13 ma alle 15 è già arrivata la sospensione dei lavori a cui è seguita una riunione dell'ufficio di Presidenza che ha deciso di contingentare i tempi per la discussione degli emendamenti. Contro il contingentamento si sono espressi dall'opposizione. Per l'onorevole Carolina Varchi, capogruppo in commissione Giustizia di Fratelli d'Italia, «la via crucis della riforma del Csm è l’ennesima fotografia di una maggioranza balcanizzata. Ho denunciato come sempre la compressione totale dei  diritti dell'opposizione che stavolta coincidono con le prerogative parlamentari». Ugual pensiero quello di Andrea Colletti, capogruppo di Alternativa in commissione: «Dopo aver atteso ben sette mesi che il Governo facesse i propri emendamenti e dopo aver aspettato tre mesi per i pareri dell’esecutivo sugli emendamenti dei gruppi, ecco che si materializza un'altra limitazione democratica proveniente dal M5S, dal Pd, Forza Italia e Lega Nord». La riforma è attesa in Aula il 19 aprile, dopo Pasqua, ma prima ci sono i giorni di festa e il tempo stringe. «Faremo di tutto e di più per rispettare la data fissata, nel rispetto delle prerogative parlamentari», ha assicurato il sottosegretario alla Giustizia, Francesco Paolo Sisto.


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