Procuratori contro la riforma della prescrizione

 Valentina Stella Dubbio 5 luglio 2023

Volendo usare una metafora ieri in Commissione Giustizia della Camera è andato in scena un vero plotone di esecuzione dei procuratori nei confronti della riforma della prescrizione. Nel giorno che ha ospitato le ultime audizioni sulle tre proposte di legge  - Costa, Maschio, Pittalis  - si è formata la linea Maginot dei magistrati inquirenti intorno allo status quo. Il che appare un po’ paradossale considerato che  l’istituto dell’improcedibilità, frutto della riforma di mediazione Cartabia, era stato stigmatizzato non solo dall’Avvocatura e dall’Accademia ma anche dalla stessa magistratura. Invece adesso, volendo tirare le somme, delle due giornate di audizione appare chiaro che l’improcedibilità è intoccabile. Ma vediamo nel dettaglio le posizioni. Valutare gli esiti della riforma Cartabia «prima di procedere all'ennesima modifica» della prescrizione, che non costituisce affatto una priorità e che per come è stata formulata «potrebbe minare i risultati positivi che sono stati conseguiti» sul piano della riduzione dei tempi dei processi. È la netta indicazione arrivata ieri alla Commissione Giustizia della Camera dal Procuratore Generale della Cassazione Luigi Salvato, sentito nell’ultimo giorno di audizioni. «Ci dovremmo chiedere se le questioni impellenti da affrontare non siano altre, cioè porre rimedio all'ipertrofia del diritto cognitivo attraverso una sostanziale depenalizzazione e rafforzare adeguatamente le risorse in termini di uomini e mezzi, che è la modalità necessaria per portare a conclusione quel processo virtuoso avviato anche grazie al Pnrr e bilanciare ragionevolmente la pretesa punitiva e i diritti dei cittadini attraverso processi giusti e anche rapidi», ha detto Salvato. Per il Pg non ci sono dubbi: «reintrodurre la prescrizione nei giudizi di impugnazione non è coerente con l'obiettivo di ridurre la durata dei giudizi», in linea con quanto detto nelle precedenti audizioni dal professor Gianluigi Gatta. Dunque meglio prima verificare gli effetti della riforma Cartabia garantista che ha realizzato un «ragionevole bilanciamento» tra le esigenze in campo, «perché è vero che la prescrizione cessa con la sentenza di primo grado ma le esigenze di tutela dell'imputato a base della prescrizione sono adeguatamente presidiate dall'improcedibilità». Comunque, ha ribadito a livello metodologico in premessa, sulla prescrizione «è necessario un bilanciamento complesso di interessi» degli interessi delle vittime e degli imputati e «la soluzione non può essere consegnata a polemiche contingenti, a semplificazioni né a slogan a effetto tipici dei social, tanto suadenti quanto fuorvianti». A bocciare gli interventi che si prospettano anche il viceprocuratore capo della procura europea Danilo Ceccarelli: sono «contrarie al diritto dell'Unione europea» le proposte di modifiche della prescrizione all'esame del Parlamento, oltre a scontare una «totale mancanza di sistematicità»; vanno «a toccare un impianto già traballante con il solo obiettivo di avere la prescrizione consumata nel maggior numero di processi possibile».  «La prescrizione deve essere strumento eccezionale, visto che è un grandissimo spreco di risorse, una sconfitta per lo Stato» ha detto tra l'altro Ceccarelli , secondo cui «già ora i termini di prescrizione sono così brevi da renderci «del tutto isolati in Europa». Il vicecapo della procura europea ha fatto l'esempio dell'indebita percezione di fondi pubblici sanzionata in Italia con pene di 3-4 anni al massimo e per la quale è prevista perciò una prescrizione breve: in situazioni come queste «vi è una chiara violazione del diritto dell'Unione europea nel momento in cui non assicuriamo efficienza ai processi». «Il vero dramma del processo penale è la lunghezza dei giudizi: dobbiamo in primis garantire la ragionevole durata del processo. E solo dopo pensare alla prescrizione»: non ha avuto dubbi Francesca Nanni, procuratrice generale di Milano. Il magistrato ha in particolare criticato le proposte di Enrico Costa (Azione), e Ciro Maschio (FdI): «contengono una criticità molto forte, quella di mantenere tutti e due i regimi della improcedibilità e della prescrizione»«Dobbiamo concentrarci sugli esiti del processo - è l'invito della Pg - Tutto quello che si oppone a una semplificazione e a una decisione in tempi ragionevoli è deleterio». Anche il procuratore di Palermo Maurizio De Lucia guarda con sfavore a una nuova modifica della prescrizione  - «dal 2017 ci sono stati tre interventi legislativi e non abbiamo ancora sperimentato in maniera approfondita l'attuale legislazione». E soprattutto ha bocciato la proposta di legge presentata da Enrico Costa di Azione. Tenere in piedi, come fa quel progetto, sia la prescrizione sostanziale sia l''improcedibilità introdotta dalla riforma Cartabia «crea una serie di complicazioni nel giudizio di impugnazione» e costituisce un «incentivo oggettivo» per l'imputato a impugnare per ottenere la prescrizione. Così, ha avvertito, «si mina l'equilibrio tra l'esigenza di celere definizione dei procedimenti e quella di garantire la funzione naturale del processo penale, cioè l'accertamento dei fatti». Infine è intervenuto Antonio Gialanella, Avvocato generale della Repubblica presso la corte d'appello di Napoli, che ha esposto i rischi della proposta Pittalis che intende abolire l’improcedibilità: «reintrodurre la prescrizione nei giudizi di impugnazione abolendo l'improcedibilità darebbe un messaggio contrario rispetto agli obiettivi del Pnrr», quelli di ridurre la durata media dei processi penali del 25%. Tornare ora a «meccanismi sospensivi della prescrizione allungherebbe i tempi medi del processo penale, proprio mentre lo sforzo del sistema giudiziario è massimamente volti a ridurli, con risultati assolutamente apprezzabili». Per l’onorevole Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione, «tutti in queste audizioni si sono soffermati su tecnicismi ma nessuno si è fermato a pensare ai patimenti dall’imputato, che rimane prigioniero del sistema giustizia, che sente il processo come già una pena in sé»

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