Separazione delle carriere giammai

 Angela Stella Unità 12 luglio 2023

Ma davvero è in atto uno scontro tra politica e magistratura? A guardare i fatti sembra che il Governo Meloni e il Ministro Nordio si stiano assestando sulla posizione del “non nuocere” alle toghe. Basta mettere in fila un po' di elementi. Da via Arenula ci rispondono con un secco “no” alla nostra domanda se si stesse effettivamente elaborando la riforma della separazione delle carriere. Quadro confermato anche dalle dichiarazioni rese dal Guardasigilli ieri in una intervista a Libero nella quale ha detto “noi fino a questo momento non l’abbiamo proposta (legge costituzionale di riforma, ndr). Esiste una proposta in Parlamento depositata da altre forze politiche. Una separazione netta delle carriere esigerebbe una riforma costituzionale, con una riforma netta del Consiglio superiore della magistratura. Questo però è nel programma di Governo”. Da queste parole si evince chiaramente che non si metterà l’acceleratore sulla riforma per calmare gli animi dell’Anm. Eppure il vice ministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto qualche mese fa ad una assemblea delle Camere Penali aveva assicurato: “Ho parlato con il Ministro Nordio e posso dirvi che il ministero presenterà un disegno di legge governativo sulla separazione delle carriere nella seconda parte del 2023, probabilmente dopo l'estate”. Ma così non sarà. E c’è molto pessimismo anche in merito alle quattro proposte di legge (Azione, Lega, Forza Italia, Italia Viva ma non Fratelli d'Italia) incardinate in Commissione Affari Costituzionali della Camera, tre delle quali ricalcano il testo della proposta di legge di iniziativa popolare dell’Unione Camere Penali. Fonti parlamentari sostengono che Nazario Pagano, deputato di Forza Italia e presidente della Commissione Affari Costituzionali di Montecitorio non sappia come gestire il dossier, che stia subendo pressioni per non mandare avanti i lavori. Ma a noi qualche tempo rispose: “abbiamo fatto già delle audizioni. Poi abbiamo sospeso per dare priorità a questioni più urgenti ma contiamo di riprendere entro giugno la discussione. Smentisco categoricamente di subire pressioni sia per portare avanti i lavori sia per frenarli. Andremo avanti con l’istruttoria. Certo poi se ci sarà il voto, questa è un'altra questione”. Giugno è passato e in Commissione non è successo nulla. Certo, all’interno della maggioranza occorre fare dei distinguo: chi vuole marcare la differenza è sicuramente Forza Italia che due giorni fa, con il Ministro degli esteri Antonio Tajani e ieri con il presidente dei deputati azzurri Paolo Barelli, ha ribadito la necessità di separare le carriere.  Un altro elemento che spinge a dire che il governo cerchi la tregua è quanto trapela dalla “Commissione di studio per l’esercizio delle deleghe in materia di ordinamento giudiziario” istituita lo scorso 28 aprile. I ventisei componenti – 3 avvocati, 5 professori, 18 magistrati (sic!) -  sono stati chiamati a stilare dei pareri da consegnare al Ministro affinché poi si possa passare alla stesura dei decreti attuativi della riforma Cartabia sul Csm. Tra i dossier caldi che interessano molto magistratura e avvocatura c’è quello dei magistrati fuori ruolo e quello del voto degli avvocati nei consigli giudiziari nel momento delle valutazioni di professionalità delle toghe: ebbene, da quanto appreso, sembrerebbe che si stia andando verso una riduzione insignificante del numero dei fuori ruolo in totale, soprattutto presso il Ministero della Giustizia. Non riusciamo ancora a dirvi dai 200 che sono attualmente a quanti arriveranno ma la diminuzione dovrebbe essere davvero risibile. Inoltre parrebbe che il voto degli avvocati sarà affievolito tramite un particolare meccanismo. Comunque oggi è prevista una riunione della Commissione alla quale dovrebbe prender parte anche Nordio. A ricucire l’apparente frattura degli ultimi giorni tra politica e magistratura ci ha pensato sempre Sisto che in una intervista al Corriere della Sera ha assicurato che si andrà avanti con le riforme ma senza strappi. Intanto si attende il placet del Quirinale sul ddl Nordio che dovrebbe poi sbarcare finalmente in Commissione giustizia del Senato, come richiesto dalla responsabile giustizia della Lega Giulia Bongiorno. Il testo sarà sicuramente emendato, come preannunciato da Matteo Renzi che prende il posto di Scalfarotto in commissione giustizia del Senato e che farà sponda con Enrico Costa alla Camera. Ma sopra ogni altra cosa si aspetta una presa di posizione chiara della premier Giorgia Meloni che faccia dimenticare le dichiarazioni lanciate attraverso le anonime ‘fonti governative’. Era stata proprio lei a fine 2022 a rilanciare la questione della separazione delle carriere nella conferenza stampa coi giornalisti; arrivò a sostenere che l’obiettivo sarebbe stato raggiunto addirittura nel giro di mesi.  La domanda è: entro il 25 settembre, ad un anno dalla vittoria delle elezioni da parte del centro destra si avrà una riforma della giustizia approvata? 

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