Nordio: nessuna modifica al concorso esterno

 Valentina Stella Dubbio 20 luglio 2023

«Nel programma di riforme a suo tempo enunciato davanti a voi non vi è traccia di modifiche su questa disciplina. Né avrebbe potuto esservi, perché non ha fatto né fa parte del programma governativo. E questo, finalmente dovrebbe bastare»: così ieri il Ministro della Giustizia Carlo Nordio ha ribadito alla Camera che nulla sarà fatto sul concorso esterno. Il Guardasigilli era stato chiamato da una interrogazione del Movimento Cinque Stelle a «chiarire, una volta per tutte, la sua posizione e quella del Governo in carica in merito, dichiarando quali siano i reali intendimenti in ordine agli istituti imprescindibili nella lotta alle mafie». Ha partecipato anche un ricordo personale: quando «conducevo, come giudice istruttore, le indagini sulla colonna veneta delle Brigate Rosse fui oggetto di un disegno di attentato sventato dai carabinieri del generale Dalla Chiesa. Comprenderete quindi il mio sconcerto e il mio sdegno quando qualcuno mi ha definito favoreggiatore della delinquenza mafiosa». Nel giorno della commemorazione della strage di Via D’Amelio, mentre la Meloni è in Sicilia, al responsabile di Via Arenula è toccato ribadire, senza una minima sbavatura, la linea dura del Governo contro la criminalità organizzata.  Il Ministro ha tenuto però a specificare: «Il problema tuttavia è sorto a causa dell’incertezza applicativa del concorso esterno, tanto che la Cassazione a suo tempo ha cambiato indirizzo. Le voci per introdurre una norma tipica sono quasi universali nel mondo universitario e forense».  Nordio ha poi fatto un inciso per difendersi da chi in questi giorni lo ha accusato di voler indebolire la lotta alla mafia con la modifica del concorso esterno e, nella solita polarizzazione ideologica, gli ha impedito di spiegare la parte tecnico-giuridica: «vorrei anche dire che la mia interpretazione è anche più severa di quella dei miei critici: perché anche chi non è organico alla mafia, se comunque ne agevola il compito, è mafioso a tutti gli effetti. Tanto è che quando ho diretto l’inchiesta sulle BR venete negli anni ‘80 abbiamo sempre contestato il reato associativo anche a chi si prestava a semplici contatti, dal soccorso medico al volantinaggio e li abbiamo tutti fatti condannare come appartenenti alla banda armata». Il Ministro poi è tornato anche sulla sentenza 34895/2022 della Cassazione che ha stabilito che non è sufficiente l’aggravante di mafia per parlare di criminalità organizzata e che la Meloni e una parte della magistratura, a partire dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, vogliono utilizzare per scrivere una norma contraria a quella decisione: «la Corte ha ridefinito il concetto di criminalità organizzata in senso assai restrittivo, con il rischio di compromettere molti processi in corso per reati gravissimi. Ed è per questo che nell’ultimo Consiglio dei ministri, di concerto con la Presidenza abbiamo annunciato un decreto legge proprio per definire, con i doverosi criteri di tassatività e specificità, i reati di criminalità organizzata. Le mie considerazioni sulla necessità di una normativa ad hoc sul concorso esterno, miravano di conseguenza ad eliminare incertezze future, costruendo uno strumento anche più efficace di quello attuale nella repressione delle associazioni criminose e di chi, in un modo nell’altro, vi fa parte». In conclusione ha ribadito Nordio « non vi è alcun affievolimento nel contrasto alla criminalità organizzata, né potrebbe essere altrimenti, principalmente da parte di un ministro che vi ha dedicato, la parte più importante della propria funzione di magistrato. Ed è con questo sentimento di commossa rievocazione del collega Paolo, e delle altre vittime della violenza stragista, che auspico che questa polemica sterile oggi si chiuda».   Il presidente del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte dialogando con i cronisti in Transatlantico ha così commentato la risposta: « Il ministro Nordio ha rimangiato tutto. Lui aveva detto che voleva rivederlo, Meloni era intervenuta e aveva dichiarato che non era tra le priorità ma non l'aveva affatto escluso. Poi Meloni ha ritrattato il punto e ha detto che non è il programma e quindi non se ne parla. Oggi (ieri, ndr) è costretto anche lui a rimangiarsi tutto, come ha rimangiato la sua iniziale posizione anche Meloni. Su questo punto possiamo ritenerci soddisfatti, perché è un tema che non è soggetto a discussione».

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