La Russa come Grillo

 Angela Stella Unità 8 luglio 2023

A poco più di due anni dal video in cui un Beppe Grillo furioso si scagliava contro la magistratura e rendeva pubblica l’accusa di violenza sessuale di gruppo a suo figlio Ciro e tre suoi amici, ieri sotto i riflettori mediatici è finito Apache La Russa, uno dei figli del presidente del Senato Ignazio La Russa. Il Corriere della Sera ha dato notizia di una denuncia a suo carico per violenza sessuale da parte di una 22enne della Milano bene. La ragazza ha raccontato che il 18 maggio intorno a mezzanotte era in una discoteca nel centro di Milano con un'amica e lì ha incontrato Lorenzo, che in passato era stato suo compagno di scuola. E, dopo un drink, ha riferito di non ricordare nulla di quando è successo, ma di essersi svegliata confusa e nuda nel letto del ragazzo intorno a mezzogiorno. Alla richiesta di spiegazioni «mi disse ‘siamo venuti qui dopo la discoteca con la mia macchina’» e che «aveva avuto un rapporto con me sotto effetto di sostanze stupefacenti» e che un suo amico, che stava dormendo in un'altra stanza, aveva «avuto un rapporto con me a mia insaputa». Uscita dalla casa di La Russa, ha preso l'indirizzo e ha chiamato la madre che l'ha convinta a farsi visitare alla clinica Mangiagalli dove le hanno riscontrato una ecchimosi al collo, una ferita alla coscia e positività alla cocaina che aveva assunto prima di andare in discoteca. La 22enne ha avuto nausee e capogiri. Ha presentato denuncia dopo 40 giorni. Il legale incaricato dalla famiglia La Russa, dopo aver premesso di non aver visto le carte, ha spiegato che quella notte ad avviso di Leonardo non vi fu alcuna forma di costrizione e che la ragazza era «d'accordo nel trascorrere il dopo discoteca con il mio assistito». Ma allora perché lo accuserebbe? «Leonardo – ha risposto il legale - è molto scosso ed esclude che la ragazza possa aver detto qualcosa del genere nei suoi confronti, così come esclude di aver avuto rapporti insieme ad una terza persona. Quanto a quello che la ragazza avrebbe consumato, non solo esclude di averglielo offerto, ma, qualora si vedesse attribuire questo tipo di condotta, si vedrebbe costretto a sporgere denuncia». Non si è fatta attendere la reazione di La Russa padre che da avvocato penalista si è trasformato in pubblico ministero verso il figlio: «Dopo averlo a lungo interrogato ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante. Conto sulla Procura della Repubblica verso cui, nella mia lunga attività professionale ho sempre riposto fiducia, affinché faccia chiarezza con la maggiore celerità possibile per fugare ogni dubbio».  Aggiunge di aver rivolto al figlio una «forte reprimenda» per «aver portato in casa nostra una ragazza con cui non aveva un rapporto consolidato» e ha dichiarato: «Non mi sento di muovergli alcun altro rimprovero». Afferma invece di avere «molti interrogativi» sul racconto della ragazza: «per sua stessa ammissione, aveva consumato cocaina prima di incontrare mio figlio. Un episodio di cui Leonardo non era a conoscenza. Una sostanza che lo stesso Leonardo sono certo non ha mai consumato in vita sua». E ha contestato anche la denuncia «presentata – ha detto Ignazio La Russa – dopo quaranta giorni dall'avvocato estensore che, cito testualmente il giornale che ne dà notizia, occupa questo tempo per rimettere insieme i fatti». Una domanda sorge spontanea: chi ha fatto trapelare la notizia? La procura o la parte offesa? Non lo sapremo mai ma quanto accaduto potrebbe convincere la maggioranza di Governo a spingere l’acceleratore sulla riforma del segreto d'indagine. Sulla vicenda si è espressa la Segretaria del Partito Democratico Elly Schlein: «Al di là delle responsabilità del figlio, che sta alla magistratura chiarire, è disgustoso sentire dalla seconda carica dello Stato parole che ancora una volta vogliono minare la credibilità delle donne che denunciano una violenza sessuale a seconda di quanto tempo ci mettono, o sull'eventuale assunzione di alcol o droghe, come se questo facesse presumere automaticamente il loro consenso. Il Presidente del Senato non può fare vittimizzazione secondaria. È per questo tipo di parole che tante donne non denunciano per paura di non essere credute. Inaccettabile da chi ha incarichi istituzionali la legittimazione del pregiudizio sessista». Per Riccardo Magi, deputato di +Europa, «ognuno è innocente fino al terzo grado di giudizio e capisco anche il dolore di un padre nel leggere certe accuse. Ma Ignazio La Russa non è solo un padre, è anche il presidente del Senato. Soprattutto non è un magistrato, né un organo inquirente. Per questo nella nota che ha diffuso è alquanto preoccupante che abbia già chiuso il caso: ha interrogato il figlio, ne ha decretato l'innocenza, mentre la testimonianza della ragazza non è attendibile perché ‘drogata’. Per il ruolo che svolge, sarebbe stato meglio un dignitoso silenzio. Questa è invece un'ingerenza intollerabile da parte della seconda carica dello Stato verso chi sta svolgendo le indagini». Silenzio invece dal centro destra. Per onor di cronaca ricordiamo cosa disse Salvini dopo il video di Grillo: «Mi disgustano le parole del padre, che mette sul banco degli imputati la ragazza che ha denunciato lo stupro e non il figlio, fermo restando che fino al giudizio tutti sono innocenti». La stessa Giorgia Meloni disse: « Mi ha colpito devo dire il modo in cui Grillo ha minimizzato su un tema pesante, come quello che è la vicenda della presunta violenza sessuale». 

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue