Via Arenula: no alla separazione delle carriere

 Valentina Stella Dubbio 11 luglio 2023

Se da un lato il ministro degli Esteri Antonio Tajani ieri mattina in un’intervista al Messaggero ha ribadito: «andremo avanti con la separazione delle carriere», dal Ministero della Giustizia ieri pomeriggio ci hanno risposto con un secco «no» alla nostra domanda se si stesse effettivamente elaborando la riforma. Se davvero così fosse, significherebbe che si sta lavorando ad una tregua con la magistratura dopo il ping pong di dichiarazioni degli ultimi giorni tra ‘fonti ministeriali’ anonime e comunicati ufficiali dell’Anm. O meglio due documenti proposti da Magistratura democratica e da Luca Poniz approvati all’unanimità dal parlamentino delle toghe, quindi anche dagli esponenti di Magistratura Indipendente che era rimasta silente negli ultimi giorni, forse in preda ad un certo imbarazzo perché divisa tra la difesa dei principi dell’autonomia e indipendenza della categoria e la presenza di suoi esponenti nei vertici degli uffici di Via Arenula. Dunque il fine settimana e la polemica contro il Governo ha ricompattato la magistratura intorno alla difesa del suo diritto/dovere di intervenire nel dibattito, dopo la spaccatura creatasi in Csm nel giorno della votazione del nuovo Procuratore di Firenze. In attesa di una eventuale presa di posizione chiara sia della premier Giorgia Meloni che del Guardasigilli Carlo Nordio, la febbre dello scontro ancora non è scesa però. Ieri mattina il dibattito è proseguito a distanza tra i vari organi di informazione. Dai microfoni di Radio Anch’io è intervenuto il Segretario dell’Anm Salvatore Casciaro: «l’Anm forse sarà parsa dura nei contenuti ma si trattava di affermare determinati principi: c’è giudice che fa il suo lavoro con coscienza, si occupa di un fascicolo che casualmente riguarda un politico e assume una determinata decisione. Poi filtra una nota di Palazzo Chigi e di via Arenula che parla di magistrati che scendono in campo e svolgono azione politica a fianco dell’opposizione, è un falso che mina la fiducia dei cittadini nella magistratura. L’essenza del lavoro del magistrato è la terzietà e l’imparzialità: dire ai massimi livelli istituzionali che queste qualità nel lavoro dei giudici mancano, indistintamente – ha sottolineato - significa delegittimare una istituzione dello Stato e non fare un buon servizio ai cittadini». Ha poi concluso: «Viviamo stagioni di riforme permanenti, da un paio d’anni sono stati toccati un po’ tutti i settori del diritto su cui i magistrati hanno espresso le loro posizioni, a volte anche contrarie, questo è fisiologia. Non bisogna scambiare quelle che sono critiche argomentate, basate su elementi seri, per opposizione e per messa in discussione di quella che è un’ovvietà, che spetta alle forze politiche, legittimate dal consenso popolare, decidere le riforme che ritengono più appropriate». Poco dopo all'Aria che tira su La7 era intervenuto Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in commissione Giustizia al Senato: «In nessun Paese accade che il legislatore, nel momento in cui si occupa di giustizia, debba necessariamente trovare il consenso dell’Associazione nazionale magistrati. Questa, nel quadro internazionale, è un’anomalia tutta italiana. Detto ciò, credo che ora si debba cercare di stemperare i toni ed evitare gli estremismi, da una parte e dall’altra». Poi nel pomeriggio è stata la volta del presidente Anm Giuseppe Santalucia, ospite di Timeline su Sky Tg 24: «Si tratta di accuse totalmente infondate. Cosa significa che una fascia di magistrati faccia politica? È un’accusa da cui è difficile difendersi, è tanto generica quanto anonima. Come reagire se non negando in radice ogni accusa? Non è assolutamente vero, e abbiamo precisato che se si accusano magistrati di fare politica, di schierarsi per una parte contro l’altra, si nega a quei magistrati di essere magistrati. Il nucleo centrale della funzione giudiziaria è la sua imparzialità e terzietà» e ha concluso: «Come si fa a dire che abbiamo iniziato uno scontro? Ci siamo ritrovati attoniti davanti a queste accuse e abbiamo sentito il bisogno di chiarire i fatti per come sono. Non c’è nessuno schieramento da parte di nessun magistrato. Se si pensa che un processo, solo perché riguarda una persona che riveste un incarico politico, diventi un processo politico si dà un messaggio sbagliato, questo andava chiarito».

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