Relazione Anastasia

 Angela Stella Unità 8 luglio 2023

Presentata ieri dal Garante Stefano Anastasia la relazione annuale sulla privazione della libertà del Lazio. Il Lazio è la quarta Regione italiana per numero di detenuti (preceduta da Lombardia Campania e Sicilia). A fine 2022 le persone detenute negli istituti penitenziari per adulti del Lazio erano 5.933. La capienza regolamentare complessiva dei quattordici istituti penitenziari della regione riconosciuta dall’Amministrazione penitenziaria era di 5.217 posti, con un tasso di affollamento conseguente pari al 114%, leggermente superiore alla media nazionale del 109%. La situazione diventa più critica se si considera il numero di posti effettivamente disponibili sulla base di quanto rilevabile dalle schede di trasparenza sui singoli Istituti del Ministero della Giustizia , che - a fine 2022 - erano 4.745. Il tasso di affollamento così calcolato raggiunge il 125%, con punte che superano il 150%. Anastasia ha sottolineato come  «addirittura il 29% dei condannati in via definitiva nelle carceri del Lazio ha un residuo pena inferiore a due anni: se funzionasse la progressione trattamentale voluta dalla Costituzione e dalle leggi, se riconoscessimo che ogni pena che si conclude in carcere - con il sacco dell’immondizia condominiale che i detenuti si portano dietro uscendo dal carcere a fine pena - è una sconfitta dello Stato, di tutti noi, che non siamo stati capaci di costruire efficaci percorsi di reinserimento sociale, non avremmo neanche il sovraffollamento che tanto ci affligge». Nella maggior parte degli istituti penitenziari regionali non sono presenti le docce nelle stanze detentive; inoltre, può accadere che l’acqua spesso non sia sufficientemente calda, o non per tutto il tempo necessario a dare la possibilità a tutti di usufruirne. La presenza negli istituti penitenziari del Lazio di detenuti in carico al Servizio per le dipendenze (SerD) è in linea con il dato nazionale e si attesta al 25-29%, anche se alcune stime non ufficiali ipotizzano una presenza intorno al 40%, per effetto della mancata o negata dichiarazione da parte del detenuto al momento dell’ingresso e della plausibile presenza di persone che si considerano consumatori (non) abituali. Si tratta di «una presenza conseguente all’ispirazione proibizionista della legislazione sulle droghe, alla gravità delle pene in essa previste e alla mancata differenziazione già in fase processuale dei fatti di detenzione e spaccio di lievi entità di sostanze stupefacenti». Nel 2022 nelle carceri laziali, su un totale nazionale di 84 persone, si sono suicidati 7 detenuti: i sei suicidi nelle carceri maschili sono stati tutti di cittadini extracomunitari (bengalese, marocchino, della Nuova Guinea) e tutti relativamente giovani, fra i 30 e i 40 anni. Italiana, invece, ma coetanea degli altri, la donna suicidatasi nel mese di luglio a Rebibbia femminile. Per quanto concerne le Rems al 31 dicembre 2022, erano in lista d’attesa 29 persone (24 uomini e 5 donne). Un mondo a parte, anche se ormai sempre più popolato di ex-detenuti, è il Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria. «Come dicono i trattenuti – ha ricordato il Garante -  il CPR è peggio di un carcere. In modo particolare le persone trattenute lamentano la difficoltà di comunicare con l’esterno (ingiustificata per il loro status di semplici irregolari, non di autori di reato in esecuzione penale) e l’assoluta inattività delle giornate, movimentate solo dall’arrivo dei pasti e dalla coda per la somministrazione delle terapie».

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