Intervista a Giovanni Guzzetta su obbligo vaccinale

 di Valentina Stella Il Dubbio 3 dicembre 2021

 
Per il professore Giovanni Guzzetta, Ordinario di istituzioni di diritto pubblico presso l' Università di Roma Tor Vergata, l'obbligo vaccinale è legato a criteri che la Corte Costituzionale ha già fissato: proporzionalità, efficacia e non dannosità dei vaccini, indennizzi per gli effetti collaterali. 

Professore la nostra Costituzione prevede l'obbligo vaccinale?

L'obbligo vaccinale è consentito dalla nostra Costituzione nel contemperamento del diritto alla salute del singolo con il coesistente e reciproco diritto degli altri e con l’interesse della collettività. Ovviamente ci sono delle condizioni che la Corte costituzionale ha messo in evidenza, tra l'altro, nella sentenza numero 5 del 2018 che riassume lo stato della giurisprudenza costituzionale in merito alla questione: l'intervento deve essere ragionevole, proporzionato rispetto agli obiettivi che ci si prefigge, ci devono essere evidenze scientifiche ed epidemiologiche a giustificare l'utilità della vaccinazione, occorre una ragionevole convinzione dell'efficacia e non dannosità dei vaccini e, infine, deve essere garantito un indennizzo per coloro che dovessero subire effetti collaterali dannosi a causa della somministrazione. Questa però non è l'unica misura possibile in quanto il Legislatore ha una varietà di soluzioni, tra cui  la raccomandazione e meccanismi condizionanti.

In questo momento ritiene che la soluzione migliore possa essere il super green pass o sarebbe più onesto imporre l'obbligo vaccinale?

Non porrei la questione in termini di onestà. Il problema è di gestione. A me pare che la legislazione sul green pass stia diventando così complicata e così piena di varianti e di variabili che la certezza anche per i cittadini comincia a vacillare. D'altra parte un obbligo vaccinale è stato già introdotto con il decreto di novembre, così come previsto in altri ordinamenti. L'importante è rispettare quei criteri elencati in precedenza e sui quali dovrebbe vigilare il Parlamento.

Adesso l'obbligo è previsto per alcune categorie. Come immaginare che si possa applicare a tutti? In quanto trattamento sanitario obbligatorio le immagini che ci vengono in mente sono quelle della coercizione fisica. Nel caso uno si rifiuti, cosa succede?

Trattamento sanitario obbligatorio non equivale necessariamente a trattamento coatto. La violazione dell'obbligo può essere sanzionata in tanti modi o addirittura potrebbe non essere sanzionata malgrado l'esistenza dell'obbligo. Del resto il decreto di novembre prevede già sanzioni e conseguenze negative. Ma anche in questo caso occorre applicare il criterio di proporzionalità.

Si discute anche di mettere a carico del non vaccinato le spese sanitarie per lui o per chi abbia fatto ammalare. Che ne pensa?

Questo rientra nella scelta discrezionale del legislatore. Dal punto di vista costituzionale, quello che posso dire è che la Costituzione prevede le cure gratuite per gli indigenti. Quindi, l'indigente, sia esso responsabile o no della propria malattia, ha diritto all'assistenza a carico del Sistema Sanitario Nazionale. Per i non indigenti la scelta è lasciata alla discrezionalità del legislatore. Ora, questa tecnica di far pagare i danni a chi ha causato la morbilità a se stesso o agli altri non è stata mai praticata in Italia in questi termini, benché ci siano comportamenti che producono effetti nocivi su se stessi come il fumo.

Il 31 dicembre scade lo stato di emergenza. Il Governo sarebbe pronto a prorogarlo. L'impressione è che più si prolunga lo stato di emergenza più ci troviamo dinanzi ad una compressione e compromissione dei diritti individuali.

Ovviamente l'emergenza è la situazione che più minaccia i diritti individuali perché in suo nome può essere necessario limitarli.  Si tratta di una situazione risaputa ed accettata. Quindi più durano gli stati di emergenza e più quella minaccia perdura. Per definizione la durata di uno stato di emergenza non è prevedibile. Per dirimere la questione bisogna sempre guardare alla realtà oggettiva. Quindi il problema non è la durata bensì la giustificazione alla base della proroga.

Però ormai, come ha anche detto Lei prima, siamo in balia di continui cambiamenti normativi. Non tutti hanno gli strumenti per interpretare una condizione così complessa. Si rischia di abbandonarsi alle decisioni del Governo, non sapendo neanche a cosa si va incontro.

È chiaro che quando si vive una situazione eccezionale le categorie per interpretare la realtà saltano. Pertanto un tasso di incertezza è fisiologico e sicuramente bisogna fare in modo di ridurlo. Come dicevo prima la tentazione di misure eccessivamente articolate e differenziate può determinare un effetto di incertezza. Ed infatti la Commissione Europea, allorché ha dovuto preoccuparsi di questo tipo di fenomeni, ha elaborato delle linee guida (mi riferisco ad esempio alla Comunicazione sul principio di precauzione) sottolineando ad esempio che nei processi decisionali la trasparenza e la chiarezza sono elementi fondamentali. 

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