Cartabia: mai più bimbi in cella Il Pd: allora fai un decreto

 di Angela Stella Il Riformista 17 dicembre 2021

«Una vergogna che dobbiamo superare: entro il 2015 nessun bambino in carcere, è un imperativo morale» disse sei anni fa l'ex Ministro della Giustizia Andrea Orlando in una sua visita al penitenziario romano di Rebibbia. Poi arrivò il pentastellato Alfonso Bonafede che nel 2018, più timidamente, ma forse realisticamente, disse: «garantire un maggiore accesso alla detenzione domiciliare e avere più attenzione rispetto alla condizione tragica quale è quella in cui un bambino si ritrova a nascere da una mamma che si trova in carcere». Ieri è stata la Ministra Marta Cartabia a rilanciare: «La nostra meta è “mai più bambini in carcere”. Tutti i bambini, anche se con genitori detenuti, hanno diritto all’infanzia». Insomma i Ministri si avvicendano, fanno proclami, ma i bambini restano sempre dietro le sbarre. Certo, l'attuale responsabile di Via Arenula è lì da pochi mesi, quindi ha più possibilità di raggiungere l'obiettivo. Comunque la Ministra ne ha parlato ieri in occasione del rinnovo per altri quattro anni della “Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti”. Il protocollo d’intesa tra il Ministero della Giustizia, l’Agia e Bambinisenzasbarre Onlus è stato firmato dalla Guardasigilli, dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Carla Garlatti e dalla presidente dell’associazione Lia Sacerdote, nella sede del Dicastero. La “Carta” - fa sapere una nota del Ministero - , prima nel suo genere in Italia e in Europa, riconosce il diritto dei minorenni alla continuità del legame affettivo con i genitori detenuti e mira a sostenerne il diritto alla genitorialità. Il protocollo prevede che le autorità giudiziarie siano sensibilizzate e invitate ad una serie di azioni a tutela dei diritti dei figli minorenni di persone detenute. Solo nel 2021, fino al 30 novembre, sono stati 280.675 i colloqui tra detenuti e almeno un familiare minorenne. Con l’accordo si intendono promuovere iniziative in materia di custodia cautelare, di luoghi di detenzione, di spazi bambini nelle sale d’attesa e di colloquio, di visite in giorni compatibili con la frequenza scolastica, di videochiamate, di formazione del personale carcerario che entra in contatto con i piccini, di informazioni, assistenza e supporto alla genitorialità. Prevista anche una raccolta dati e un monitoraggio sull’attuazione del protocollo. La “Carta dei diritti dei figli dei genitori detenuti” contiene inoltre una serie di misure a tutela dei diritti dei bambini costretti a vivere in una struttura detentiva con le madri. A oggi sono 19 i bambini al seguito di 17 madri detenute, a fine 2019 questi numeri erano più del doppio (44 le madri e 48 i minori presenti negli istituti di pena). «Anche con questa Carta, lavoriamo perché i bambini, innocenti per definizione, non paghino le pene inflitte alle madri - ha proseguito la Ministra - . Contemporaneamente, lavoriamo perché si riduca il più possibile quella “distanza dagli affetti” provocata dalla detenzione. Tutti i figli hanno il diritto di conservare un rapporto costante con i genitori, anche se reclusi. Assicurare la continuità dei legami familiari incide inoltre positivamente sul detenuto, nella prospettiva costituzionale della pena volta alla rieducazione. Lavoriamo per carceri che aiutino a dare una seconda occasione». Ha aggiunto l’Autorità garante Carla Garlatti: «Laddove sia nel suo interesse, il bambino ha diritto a coltivare il legame con entrambi i genitori, anche quando uno dei due è detenuto. Ciò deve avvenire in condizioni e con modalità che non siano traumatizzanti e in spazi che favoriscano un rapporto autentico». Per l'onorevole del partito Democratico Walter Verini, relatore della legge sui minori nelle carceri, di cui è primo firmatario sempre il dem Paolo Siani, «queste iniziative vanno sicuramente accolte positivamente. Però ora bisogna decidere, andare avanti. Le strade sono due: o compiere ogni sforzo per approvare al più presto la nostra proposta di legge tuttora all’esame della Commissione Giustizia della Camera. Oppure, ancora meglio, si decida di mettere in pratica questi principi con uno strumento il più veloce possibile: un decreto di necessità e urgenza. Cosa c'è di più necessario e urgente di togliere i bambini dalle carceri?». L'avvocato Riccardo Polidoro, co-responsabile dell'Osservatorio carcere dell'Unione Camere Penali, conclude: «ci auguriamo che non sia la solita promessa che arriva dal Ministero della Giustizia. Diamo fiducia alla Ministra, che ha una sensibilità costituzionale sul carcere, ma dopo passate delusioni attendiamo atti concreti non solo su questo tema ma sul carcere in generale». 

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