Donne detenute due volte

 Valentina Stella dubbio 14 giugno 2024



“Donne detenute due volte” è il titolo di uno dei panel del fitto programma di riflessione sul carcere organizzato ieri dal Dubbio al Tempio di Adriano a Roma. Il dibattito, moderato dal direttore di Radio Radicale Giovanna Reanda, ha visto la partecipazione della senatrice dem Valeria Valente, dell'avvocato e responsabile Osservatorio carcere dell'Ocf Elisabetta Brusa, della presidente di Nessuno Tocchi Caino Rita Bernardini. La Valente ha sottolineato come “di carcere si parla ancora troppo poco. Delle donne in restrizione ancora di meno. Eppure proprio le carceri e la condizione di chi vi è recluso/a rappresentano, come si dice spesso, la cartina di tornasole di una democrazia e dello Stato di diritto”. Per questo ha aggiunto la parlamentare “dobbiamo tenere accesa in modo stabile la luce sui nostri istituti penitenziari che soffrono, in particolare ma non solo, il sovraffollamento e che sono, purtroppo, distanti dal garantire quella finalità rieducativa della pena stabilita dall’articolo 27 della Costituzione”. Poi ha lanciato la proposta: dare vita ad ”un ufficio del Dap dedicato alle detenute affinché siano garantiti i loro diritti e i loro bisogni. Il carcere resta infatti uno spazio pensato dagli uomini per gli uomini. Le detenute dunque pagano una doppia discriminazione, sottovalutata e irrisolta, purtroppo. Rappresentando il 4% della popolazione carceraria, le detenute sono di fatto una minoranza all’interno di una minoranza”. Ha poi concluso: “Anche nel carcere, anche nelle modalità con cui si riconoscono le misure alternative, perfino negli obiettivi rieducativi che passano per il lavoro, per non parlare delle sanzioni rispetto alla condotta: tutto e’ determinato da stereotipi e pregiudizi maschilisti e patriarcali che vanno superati”. Eccetto i quattro istituti femminili, in Italia le detenute spesso si trovano in sezioni e blocchi ricavati nelle carceri maschili, pensate dagli uomini per i soli uomini. “Al 31 maggio - ha poi sottolineato Bernardini - le donne detenute sono 2663. Purtroppo l'impostazione del carcere è tutta al maschile. Basti pensare alle minori possibilità di studio, soprattutto universitario, che hanno le donne. Le classi poi non possono essere miste. E poi non dimentichiamo il tema della maternità: ci sono 24 figli a seguito di 21 mamme recluse. Quei bambini sono detenuti a tutti gli effetti”. “Ci sono migliaia di detenuti  - ha proseguito - che vengono risarciti perché subiscono trattamenti inumani e degradanti. Lo Stato gli dà la compensazione, li risarcisce  ma poi li lascia in quelle condizioni”.  Bernardini in conclusione del suo intervento ha poi fortemente polemizzato con l'Esecutivo. Il sottosegretario Ostellari, nel panel precedente, aveva bocciato la proposta di legge Giachetti sulla liberazione anticipata speciale e rilanciato un decreto carceri in arrivo nel prossimo Cdm che non prevede sconti di pena (come riferito nel dettaglio in un altro pezzo dell'edizione odierna del giornale). Ha replicato la radicale: ”al momento per ridurre il sovraffollamento non ci sono altre proposte a parte la pdl Giachetti. Su quella proposta di Ostellari mi viene da dire'di cosa stiamo parlando?’ Sento che verranno aumentate le telefonate. In Romania ogni giorno un detenuto ha diritto a novanta minuti di telefonate verso più numeri. A sentire Ostellari siamo nel puro campo del ‘poi vediamo’. Abbiamo 80 istituti in cui il sovraffollamento va dal 130 al 240 per cento. Io voglio sapere che cosa vuole fare lo Stato, il Governo oggi per le condizioni disumane in cui si trovano i detenuti. È come se qualcuno fuori venisse maltrattato e noi non facessimo nulla. Non è intollerabile che non ci sia una maggioranza che si assuma la responsabilità di questa situazione”. L'avvocato Brusa ha evidenziato invece il ruolo dell'avvocatura “nel riferire velocemente alla politica le esigenze delle donne detenute. Gli istituti, dal punto di vista architettonico, sono pensati solo per gli uomini. Se è vero che è loro concesso di indossare la fede, in molti istituti mancano gli specchi o gli assorbenti non sono tra i beni primari. Poi per le donne vengono pensate solo attività come il cucito o il ricamo, quando invece bisognerebbe immaginare lavori più spendibili per quando torneranno libere. Inoltre, benché le donne restino, rispetto agli uomini, meno tempo in carcere sono svantaggiate. Se ci sono, ad esempio, 30 psicologi a disposizione, 29 vengono assegnati agli detenuti e solo uno alle detenute. E poi, per finire, non bisogna dimenticare che per loro è anche piu lungo il processo per chiudere le sintesi per chiedere le misure alternative”.


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