Intervista a Enrico Costa

 Valentina Stella dubbio 13 giugno 2024


Inchiesta della Dda di Reggio Calabria su un presunto scambio politico-mafioso. I politici - Giuseppe Falcomatà, Giuseppe Neri, Giuseppe Francesco Sera - sono stati scagionati dal gip ma ieri le prime pagine della stampa cartacea e online hanno dato spazio esclusivamente alla tesi accusatoria. Ne parliamo con Enrico Costa, responsabile giustizia di Azione, sempre il prima fila per denunciare le distorsioni del processo mediatico.


Come giudica l'appiattimento della stampa sulla visione colpevolista?


E' un copione noto. Due giorni fa ho aperto il sito di un noto quotidiano, ho visto la notizia dell'inchiesta e le immagini di atti di indagini preliminari, girate da una forza di polizia, con il logo ben in vista.


Come al solito!


Certo, assistiamo alla pubblicazione dei video delle operazioni di polizia praticamente in quasi tempo reale, come assistiamo al battesimo delle inchieste con nomi ad effetto. Mi chiedo: è previsto da qualche norma di legge che le forze di polizia possano trasferire gli atti d'indagine in tempo reale alla stampa correlati dai video con i loghi della forza dell'ordine che ha condotto l'indagine? E poi come vengono selezionati questi atti, come vengono montati, ci sono delle regole?


Questo attiene complessivamente al tema della presunzione d'innocenza.


La presunzione d'innocenza riguarda l’immagine di chi è chiamato a rispondere di un reato, perché in caso di assoluzione non porti una cicatrice irrimediabile. Non basta scrivere al termine di un comunicato della Procura o della Pg che quella persona è innocente fino al termine del terzo grado di giudizio. Oggi vengono costruite una serie di tessere di mosaico mediatico-colpevolista che non si  scompone più neanche con una sentenza di assoluzione. 


Quindi quella espressione ripresa anche alla fine degli articoli è diventato un puro esercizio stilistico.


Esatto, la sostanza non cambia rispetto alla narrazione colpevolista dell'indagato.


Ma quindi che bilancio fa della legge sulla presunzione di innocenza? La cultura non è cambiata.


E' cambiato il punto di vista normativo perché il legislatore ha cominciato a prendere atto che ci sono questi principi da declinare, ma il punto è chi fa rispettare queste norme. Faccio un esempio: quante azioni disciplinari sono state fatte per inosservanza della legge sulla presunzione di innocenza? Noi abbiamo introdotto una norma proprio per il disciplinare ma quanti sono stati sanzionati?


Mi dica lei. 


A me pare che il procuratore generale della Cassazione archivi il 95% delle segnalazioni disciplinari. Il ministro Nordio in teoria potrebbe ribartarle  ma, paradossalmente, ha imposto l'azione disciplinare contro dei giudici  che hanno previsto dei domiciliari per un indagato. Questo è il colmo: da garantista dovrebbe vigilare sulla violazione della norma e invece si impegna a chiedere una sanzione per chi ha una visione non carcerocentrica. Come lei ben sa, io ho chiesto al Ministero della Giustizia  il monitoraggio di tutti questi procedimenti, a me non risulta che sia stato fatto assolutamente niente, ma poi chi vigila sono i magistrati e i magistrati hanno una naturale posizione corporativa.


Sull'inchiesta di Reggio l'ordinanza è arrivata prima ai giornali che agli avvocati. A che punto è la norma da lei proposta per il divieto della pubblicazione?


Essendo una legge delega, il Governo dovrebbe elaborare i decreti attuativi ma al momento non si è mosso nulla. Non vorrei che a Via Arenula qualcuno remasse contro.


Alla questione della presunzione di innocenza è legato anche il tema delle intercettazioni, dei sequestri dei dispositivi ma al momento è tutto fermo in Parlamento.


Con tutto il rispetto per la discussione sui reati contro gli animali, credo che le priorità della giustizia dovrebbero essere altre. Non si può mettere in secondo piano, ad esempio, la norma che abroga l'abuso di ufficio.E mi auguro che il ddl sulla separazione delle carriere parta dalla Camera per non buttare a mare tutto il lavoro fatto fino ad ora in Commissione. Partire dal senato sarebbe una follia. Per quanto riguarda le intercettazioni, ed i contenuti delle chat, devono esserci regole rigorose circa la pubblicazione. Oggi esce di tutto, ma non si indaga mai su chi l'abbia fatta trapelare in maniera illecita. Anche quelle irrilevanti vengono pubblicate sulla stampa perché occorrono, secondo i magistrati, a spiegare il contesto, invece servono ad ottenere i titoli dei giornali. 


Ultima questione: voto di scambio.



Il tema della consapevolezza è importante. Non si può conoscere l'identità e il casellario giudiziario di qualsiasi persona a cui si chiede il voto. Di questi tempi poi fioccano le indagini per il voto di scambio semplice. La controprestazione è il consenso elettorale, il voto. Quando il voto è un giudizio sano sull'operato di chi si candida e quando è un reato? Si tratta di un crinale sottile, che la legge dovrebbe delineare in modo più puntuale.

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