Riprende il processo a Mimmo Lucano

 di Angela Stella Il Riformista 8 luglio 2022

 

La Corte d'appello di Reggio Calabria ha disposto la riapertura dell'istruttoria dibattimentale nel processo, denominato "Xenia", a carico dell'ex sindaco di Riace Domenico Lucano, di 64 anni, imputato di una serie di reati legati alla gestione dei migranti nel centro della Locride e condannato in primo grado a 13 anni e due mesi, quasi il doppio rispetto alla condanna richiesta dall'accusa. La riapertura dell'istruttoria è stata disposta dal collegio giudicante, con il parere favorevole dei sostituti procuratori generali.  Ma ancor più importante è il fatto che è stata ammessa l'acquisizione agli atti del processo, sempre con il parere favorevole della pubblica accusa, della perizia redatta dal consulente della difesa Antonio Milicia che, su incarico dei legali di Lucano - Andrea Daqua e Giuliano Pisapia - , ha trascritto il contenuto di 5 intercettazioni, di cui quattro trascritte male e una mancante del tutto, tirate fuori dalla difesa dalle migliaia di pagine dell'inchiesta. Proprio quest'ultima sarebbe la prova più importante la quale, secondo i legali, potrebbe «cambiare le sorti del processo» che riprenderà il 26 ottobre. Si tratta di un'ambientale della Guardia di Finanza che cattura una conversazione tra Lucano e un funzionario della prefettura, Salvatore Del Giglio, poi divenuto teste dell’accusa nel corso del processo. Del Giglio era stato mandato a Riace per redigere una relazione  sulla gestione dei migranti: «L’amministrazione dello Stato non vuole il racconto della realtà di Riace… oggi la mission dello Stato… sapete che lo Stato è composto… come qua da voi. C’è l’opposizione….». E sempre l’ispettore della prefettura aggiunge: «Io ritengo, dal suo punto di vista della sua relazione… che comunque Riace, al di là delle disfunzioni eventuali o delle anomalie amministrative, quindi della burocrazia, abbia realizzato una realtà evidentemente ancora unica sul territorio nazionale, dovete difenderla. Con qualsiasi conseguenza. Che ve ne fotte, sindaco!». E allora Mimmo Lucano chiede: «Perché deve pagare Riace?». Ma il funzionario Del Giglio aveva già  fornito il suo consiglio: «Voi non potete fare altro che andare avanti, altrimenti fareste il loro gioco. Vi dovete aspettare, perché non è improbabile, che un domani verranno la Guardia di finanza…». E così è stato. Tale intercettazione getterebbe ombre  sulla relazione estremamente negativa della Prefettura finita agli atti dell'inchiesta. Per Daqua e Pisapia invece l’obiettivo dell’ex sindaco di Riace «era uno solo ed in linea con quanto riportato nei manuali Sprar: l’accoglienza e l’integrazione. Non c’è una sola emergenza dibattimentale (intercettazioni incluse) dalla quale si possa desumere che il fine che ha mosso l’agire del Lucano sia stato diverso». Nelle motivazioni d'appello i legali rilevano anche  che in sentenza c'è stato un «uso smodato delle intercettazioni telefoniche, conferite in motivazione nella loro integralità attraverso la tecnica del copia/incolla». Intercettazioni che, in molti casi, secondo gli avvocati, sarebbero inutilizzabili dal momento che si è proceduto alle captazioni «per reati non autonomamente intercettabili», in contrasto con la famosa sentenza delle Sezioni Uniti Cavallo che ha sancito il divieto di utilizzazione di intercettazioni disposte in procedimento diverso.  Chi è da sempre accanto a Mimmo Lucano è Luigi Manconi, Presidente di A buon diritto:  «Ho sempre creduto nella incondizionata buonafede di Mimmo Lucano - ci dice l'ex docente di Sociologia dei fenomeni politici -  e sono lieto che in questi documenti vi sia una ulteriore conferma. Aggiungo che, dal momento che nel territorio di Riace l'associazione fondata da Lucano "La città futura" ha ripreso a funzionare offrendo accoglienza ai profughi afgani, nelle prossime settimane insieme a Gad Lerner, Eugenio Mazzarella e Alex Zanotelli lanceremo una nuova sottoscrizione per raccogliere fondi. Invece, quelli raccolti con la precedente sottoscrizione sono circa 380 mila euro e sono destinati a pagare la multa inflitta dal tribunale in attesa della sentenza di appello che, mi auguro, possa annullarla o ridimensionarla». 


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