Stato di diritto: l'Europa striglia l'Italia

 di Angela Stella Il Riformista 14 luglio 2022

 

Ieri la Commissione Europea  ha pubblicato la terza relazione annuale sullo Stato di diritto. Il nostro Paese passa l'esame anche se bisognerà poi vigilare sugli effetti delle riforme messe in campo in materia di giustizia. Come ricorda il report nella scheda dedicata all'Italia " le ampie riforme della giustizia civile e penale, attese da tempo, sono state adottate come parte del Piano italiano di ripresa e resilienza, con l'obiettivo di migliorare la qualità e l'efficienza del sistema giudiziario. La digitalizzazione del sistema giudiziario sta progredendo ulteriormente nei tribunali civili, mentre permangono sfide nei tribunali penali e nelle procure. Sono in corso di attuazione misure specifiche volte a sostenere i giudici. Queste misure, insieme all'imminente legislazione di attuazione, intendono affrontare le gravi sfide legate all'efficienza del sistema giudiziario, tra cui gli arretrati e la lunghezza dei procedimenti". Come sappiamo è da poco entrato a regime l'Ufficio per il processo e a breve, come annunciato due giorni fa dal sottosegretario Sisto, i decreti attuativi della riforma del penale e del civile arriveranno all'attenzione del Consiglio dei Ministri: entro l'anno devono essere in Gazzetta. Solo dopo si potrà esprimere un reale giudizio in merito all'effetto delle riforme sulla lunghezza eccessiva dei processi che rappresenta "ancora una sfida seria. Nel 2020, i tempi di smaltimento hanno mostrato un aumento in tutti i casi, sia per le cause civili e commerciali che per le cause penali". Questo anche a causa del covid: "Il temporaneo rallentamento dell'attività giudiziaria a causa delle severe misure restrittive adottate per affrontare la pandemia COVID-19 nel 2020 ha avuto un impatto sia sui casi in arrivo che su quelli risolti, con una forte influenza sui tempi di smaltimento".  Per questo l'Italia  dovrà rimanere "sotto la supervisione rafforzata del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa per quanto riguarda la durata dei procedimenti nei casi amministrativi  e dei procedimenti penali". Un altro aspetto che preoccupa la Commissione è quello relativo all'istituto dell'improcedibilità: " Le nuove disposizioni in materia di giustizia penale mirano a incrementare l'efficienza e necessitano di un attento monitoraggio per garantire il mantenimento dell'efficacia del sistema giudiziario. La riforma per giustizia penale include anche alcune disposizioni applicabili ai reati commessi dopo il 1° gennaio 2020, stabilendo i termini massimi per la conclusione dei processi presso la Corte d'Appello e l'Alta Corte di Cassazione, pena la prescrizione del processo». Il problema è che "soprattutto a livello di appello, le nuove misure rischiano di avere un impatto negativo sui processi penali, soprattutto quelli in corso, in quanto potrebbero essere automaticamente interrotti. Anche se sono state introdotte eccezioni e sono in vigore norme temporanee, l'efficacia del sistema di giustizia penale richiede un attento monitoraggio a livello nazionale per  assicurare un giusto equilibrio tra l'introduzione delle nuove disposizioni e i diritti della difesa, i diritti delle vittime e l'interesse dell'opinione pubblica a un procedimento penale efficiente. A tal fine, un Comitato tecnico-scientifico istituito presso il Ministero della Giustizia monitorerà la graduale transizione al nuovo regime". Particolare attenzione andrà data ai processi per corruzione: " A livello di appello, i procedimenti per corruzione sono tra quelli che si chiudono automaticamente dopo due anni, a meno che il giudice non chieda una proroga. L'efficacia della riforma richiederà quindi un attento monitoraggio per quanto riguarda la lotta alla corruzione». Per quanto concerne invece la magistratura in senso stretto il rapportoha rilevato che " il livello di indipendenza giudiziaria percepita in Italia continua ad essere basso tra il grande pubblico, mentre è nella media tra le aziende. Nel complesso, il 37 per cento della popolazione generale e il 40 delle imprese ritengono che il livello di indipendenza dei tribunali e dei giudici sia "abbastanza o molto buono" nel 2022". La Commissione ha poi ricordato che il Parlamento ha recentemente approvato la riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm: " Norme più severe sulle "porte girevoli" per la magistratura e altre disposizioni positive sono incluse anche nella legge appena adottata.  La nuova legislazione affronta anche il tema della partecipazione diretta dei magistrati alla vita politica, che è stato sollevato come una preoccupazione" così come una possibile "indebita influenza sui giudici". Tra i tanti capitoli della riforma del Csm viene sottolineato "il potere di voto degli avvocati nelle valutazioni di professionalità dei magistrati". Sebbene il Csm e l'Anm abbiano sollevato la criticità di un possibile conflitto di interesse, il rapporto della Commissione ricorda che " Il Ministero della Giustizia ha osservato che la nuova legge introduce alcune garanzie volte ad eliminare il rischio di conflitto di interessi", grazie all'emendamento del Partito democratico che assegna il voto al Coa e non al singolo avvocato. Insomma il quadro offerto dalla Commissione lo conoscevamo già: pregi, difetti e necessità di monitoraggio.  Abbiamo sempre detto che queste riforme non sono la panacea di tutti i mali della giustizia, soprattutto perché originate da una estenuante mediazione politica, ma ora diamo tempo al tempo. 

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