«La Fatwa del 'Fatto Quotidiano' sui penalisti in visita alle carceri»

 di Valentina Stella Il Dubbio 21 luglio 2022

Si intitola «La Fatwa del 'Fatto Quotidiano' sui penalisti in visita alle carceri» il documento licenziato dall'Osservatorio carcere dell'Unione Camere Penali. Il tema è sempre quello dell'autorizzazione concessa dal Dap a Nessuno Tocchi Caino per visitare anche i reparti di 41bis di due carceri sarde. Ricordiamo che il capo del Dap Renoldi durante la sua audizione alle Camere ha ribadito che «le visite, come riferito dal reparto d’elite del Gom, sono state effettuate in assenza di qualsivoglia anomalia». Tuttavia da parte del Fatto «l’attacco più stucchevole - scrivono i penalisti -  è quello rivolto a due avvocati componenti la delegazione autorizzata», Maria Teresa Pintus, co-responsabile regionale per la Sardegna dell’Osservatorio, Lisa Vaira, della Camera Penale di Sassari, entrambe difensori di numerosi detenuti al 41 bis. «Secondo la giornalista di “giudiziaria” del Fatto Quotidiano, Antonella Mascali, lo scandalo dell’autorizzazione concessa è da individuarsi nella presenza, tra gli altri, delle due penaliste, "non per sacrosanti colloqui da difensori", bensì per la valenza enorme del segnale, "per il mondo mafioso, che vive di simboli.. che due avvocate, che difendono detenuti al 41-bis proprio a Sassari, arrivino nella sezione con una delegazione di un'associazione che, legittimamente, dal suo punto di vista, è contro l'ergastolo e contro l'ostativo ai benefici"». Per i penalisti queste sarebbero delle vere e proprie «farneticazioni» che «oltre a fondarsi sul solito brocardo travaglino “l’avvocato è un colluso dei mafiosi” colpevolmente ignorano che: l’avvocato difensore di detenuti al 41 bis è l’unico soggetto ammesso a svolgere colloqui con i propri assistiti senza poter essere non solo video-registrato, come avviene di solito per la sezione detentiva speciale per tutti gli altri colloqui, ma nemmeno audito da personale di polizia penitenziaria». In più, ricordano i membri dell'Osservatorio, «l’istituto delle visite nelle carceri effettuate dagli avvocati penalisti e autorizzate dal DAP ha rappresentato uno dei principali argomenti utilizzati dal Governo italiano per chiedere la chiusura della procedura di infrazione promossa dal Consiglio d’Europa contro il nostro Paese all’indomani della sentenza Torreggiani, circostanza recepita, poi, nel provvedimento di chiusura dell'infrazione stessa». Aspetto ancora più importante sul piano dei principi è che «l’avvocato è l’unico simbolo vivente di libertà e della inviolabilità del fondamentale e universale diritto alla difesa che nessun regime speciale detentivo può cancellare». Infine, «se la giornalista di “giudiziaria” avesse approfondito la questione piuttosto che partire lancia in resta contro le presenze degli avvocati nelle visite in questione, soffermandosi sul rapporto dalle stesse redatto, avrebbe potuto toccare con mano che le nostre colleghe, grazie alle interlocuzioni avute con detenuti e detenenti degli istituti visitati, hanno denunciato, tra l'altro: l’assenza all’interno della struttura di medici specialistici; la carenza di ben 33 agenti e di 30 ispettori (l’85% in meno) di polizia penitenziaria;la presenza di soli 2 educatori sui 7 previsti; la mancanza di aria e di luce naturale per una struttura collocata ben due livelli sotto terra con conseguente umidità d’inverno e caldo torrido d’estate». La conclusione è poi netta: « Quanto poi alle posizioni dell’Unione delle Camere Penali e del proprio Osservatorio Carcere sull’ergastolo ostativo o sul regime speciale disciplinato dall’art. 41 bis O.P., possiamo tranquillizzare la giornalista Mascali e tutta la redazione di Marco Travaglio, che esse sono coerenti e cristalline con la concezione liberale e costituzionale della pena e del diritto penale più volte esternata, con forza e rigore scientifico, in occasione delle audizioni nelle competenti commissioni Giustizia del Parlamento o, nello specifico, in occasione dell’audizione innanzi alla Commissione Parlamentare Antimafia proprio sul 41 bis, avvenuta  nel novembre 2019 di cui vi è traccia pubblica nella videoregistrazione istituzionale».

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