Caso Sutera, nessuna ispezione

 di Valentina Stella Il Dubbio 13 luglio 2022


Nessuna ispezione per i magistrati del Tribunale di Sorveglianza di Firenze che a fine maggio hanno concesso la semilibertà a Giovanni Sutera, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Graziella Campagna. È quanto emerso dalla risposta fornita ieri dal sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto all'interrogazione parlamentare presentata dai parlamentari Cinque Stelle Ascari e Saitta in Commissione Giustizia della Camera. Per gli interroganti occorreva « scongiurare il rischio della concessione e applicazione di benefici penitenziari in assenza dei presupposti di legge nei confronti di soggetti condannati per gravi fatti di mafia». La risposta data dal Ministero, tramite Sisto, ricalca quasi pienamente quello che eravamo riusciti a ricostruire qualche giorno fa con l'avvocato di Sutera Elena Augustin. Il sottosegretario infatti, dopo aver ricordato che «il Ministero della Giustizia non si occupa di sindacare le determinazioni assunte dall'autorità giudiziaria», ha immediatamente evidenziato che «Sutera non era in espiazione per reati di mafia. Le condanne in esecuzione non sono attinte dalle aggravanti di cui al comma 1 del 4bis dell'ordinamento penitenziario né dalla sentenza emergono circostanze dalle quali evincere l'agevolazione mafiosa o le modalità mafiose. Questa osservazione formale vale per escludere la necessità nel caso concreto di espletare qualsiasi attività ispettiva». Sisto poi ha ripercorso l'iter giudiziario dei processi a carico di Sutera e ha ricordato gli altri permessi di cui aveva già beneficiato il detenuto. Arrivando infine al provvedimento stigmatizzato dagli interroganti: «con istanza del 31 maggio il Tribunale di Sorveglianza ha concesso la semilibertà posto che "da un lato risultava accertata l'esistenza di una attività di volontariato sociale gratuita e di pubblica utilità, dall'altro lato si riteneva che la pendenza per il reato di bancarotta non fosse ostativa alla misura"» della semilibertà. «Va detto - ha concluso Sisto -  che il Sutera ha espiato ad oggi 35 anni di ininterrotta detenzione, ben oltre il limite di ammissibilità della misura concessa per l'ergastolo. Quanto ai profili relativi alla rieducazione il Tribunale, nei diversi provvedimenti concessivi, ha verificato oltre ad una piena ammissione dei fatti commessi anche un ripensamento critico della propria pregressa condotta di vita». Nonostante questo l'onorevole Ascari nella sua replica ha ripetuto: «questa è una uccisione in cui la mafia ha dimostrato ancora una volta di non guardare in faccia a nessuno» e «comunque non è agli atti la verifica della rieducazione. La decisione del Tribunale di Sorveglianza di Firenze lascia sgomenti». Restiamo sbigottiti anche noi per la risposta della parlamentare.

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