Ripreso il processo Ciatti

 di Valentina Stella Il Dubbio 9 luglio 2022

"Quando siamo entrati nella sala della terapia intensiva dell’ospedale di Girona mio figlio era attaccato alle macchine e completamente immobile, sembrava dormisse. Lo abbiamo tenuto abbracciato dalla sera fino al giorno dopo. I medici ci dissero che non si poteva operare perché aveva avuto un’emorragia cerebrale gravissima. La nostra vita si è fermata lì insieme a quella di Niccolò". Queste le parole strazianti pronunciate ieri da Luigi Ciatti, padre di Niccolò, sentito come teste al processo in corso a Roma per l’omicidio del 21enne di Scandicci pestato a morte la notte tra l'11 e il 12 agosto del 2017 in una discoteca di Lloret de Mar, in Spagna, dove si trovava in vacanza con un gruppo di amici. Imputato è il ceceno Rassoul Bissoultanov, già condannato a 15 anni in Spagna per omicidio volontario aggravato. Il giudice spagnolo ha optato infatti per il minimo della pena prevista per il reato di omicidio volontario. Il pubblico ministero Victor Pillado aveva invece chiesto una condanna a 24 anni. Lo scorso 22 giugno i giudici della Terza Corte d’Assise di Roma hanno deciso che potrà andare avanti il processo in Italia, rigettando l’istanza della difesa di Bissoultanov che aveva chiesto di chiudere il procedimento italiano per il ne bis in idem, alla luce della sentenza di primo grado pronunciata dai giudici spagnoli, che ieri è stata acquisita. Come ci ha spiegato il legale di Bissoultanov, l'avvocato Francesco Gianzi, "la Corte ha ritenuto che si potesse celebrare un altro processo perché ancora non c'è una sentenza definitiva in Spagna. Nel momento in cui ci sarà una sentenza passata in giudicato o in Italia o in Spagna l'altro iter processuale ancora non terminato decadrà". Tornando alle testimonianze di ieri: "Niccolò era un ragazzo normale, tranquillo, andava con gli amici in discoteca per divertirsi e mai per provocare. Ha avuto la sfortuna di trovare quei tre teppisti in una discoteca che non aveva un buttafuori all’interno - ha proseguito il padre parlando nell’aula bunker di Rebibbia davanti ai giudici della Terza Corte d’Assise di Roma -. Mio figlio stava ballando e all’improvviso sono arrivati questi due ceceni, con mosse di lotta greco-romana e di Mma, lo hanno preso da dietro, sollevato e sbattuto a terra; quando Niccolò ha provato ad alzarsi, Bissoultanov gli ha sferrato quel calcio alla testa". L'uomo ha poi ricordato quel terribile giorno di agosto. "Ero in montagna insieme con mia moglie. Sono stato svegliato dalla vibrazione del telefono. Un amico di Niccolò mi disse che mio figlio era in ospedale e che dovevamo partire immediatamente per la Spagna. Partiti in macchina abbiamo impiegato quasi 13 ore, a causa del traffico. All’arrivo la polizia ci spiegò quello che era successo. Poi abbiamo incontrato gli amici di Niccolò. La dottoressa chiedeva sempre ‘tra quanto arrivate’, poi si è capito perché". "Chiedo di avere un po’ di giustizia per mio figlio, la sua vita non può valere 15 anni" ha concluso il papà dì Niccolò in riferimento alla sentenza spagnola che ha condannato Bissoultanov. A tal proposito l'avvocato Agnese Usai, legale della famiglia di Niccolò Ciatti, ha dichiarato: "Faremo appello contro la sentenza di condanna spagnola. Le motivazioni non ci convincono. Faremo istanza al Tribunal superior de Justicia de Catalunya". A parlare in aula anche la madre del giovane: "Era un bravo ragazzo, amorevole, educato, la mattina si alzava presto e prima di andare a lavoro mi dava sempre un bacio e mi abbracciava. Niccolò non mi dava mai problemi. Arrivava molto stanco da lavoro e dormiva nel pomeriggio. Faceva di tutto per crearsi un futuro. Voleva comprare una casa. A settembre, di ritorno dalla Spagna, l'avrebbe fatto. Risparmiava, non aveva tante esigenze. Era educato, rispettoso. Anche con le persone. Tutti lo ricordano con il sorriso", ha concluso la donna, non riuscendo a trattenere le lacrime. Insieme alla sentenza spagnola è stato acquisito anche il video dell’aggressione all’interno della discoteca. In esso si vede l’imputato sferrare il calcio mortale alla tempia di Ciatti. Come ha spiegato Paolo Vincenzoni, colonnello dei carabinieri, reparto crimini violenti del Ros, "Niccolò Ciatti fu colpito a morte con mosse tipiche delle tecniche di combattimento della MMA".

 

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