Che fine fanno le riforme della giustizia?

 di Angela Stella Il Riformista 23 luglio 2022

 

Prima della formazione del nuovo Governo, che avverrà dopo le elezioni del 25 settembre, è necessario portare a casa i decreti attuativi delle riforme della giustizia. Lo chiede l'Europa, lo impone la responsabilità politica. Lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso dopo lo scioglimento delle Camere ha detto: "A queste esigenze si affianca – con importanza decisiva - quella della attuazione nei tempi concordati del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, cui sono condizionati i necessari e consistenti fondi europei di sostegno". Ma lo aveva anticipato al Senato lo stesso Mario Draghi: "per quanto riguarda la giustizia, abbiamo approvato la riforma del processo penale, del processo civile e delle procedure fallimentari e portato in Parlamento la riforma della giustizia tributaria. Queste riforme sono essenziali per avere processi giusti e rapidi, come ci chiedono gli italiani. È una questione di libertà, democrazia, prosperità. Le scadenze segnate dal Pnrr sono molto precise. Dobbiamo ultimare entro fine anno la procedura prevista per i decreti di attuazione della legge delega civile e penale".  La Circolare della Presidenza del Consiglio relativa agli affari correnti lo ha ribadito due giorni fa, citando testualmente: "Il governo rimane altresì impegnato nell'attuazione legislativa , regolamentare e amministrativa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)". Ora bisogna fare in fretta. Fonti di via Arenula fanno sapere che "tecnicamente si può, bisogna vedere poi se c'è la volontà politica". Per capire spieghiamo bene i passaggi. Lo schema di attuazione delle riforme del penale e del civile, come anticipato dal Sottosegretario Sisto rispondendo durante un Question time alla Camera qualche giorno fa, prima della crisi, sarebbe dovuto arrivare all'attenzione della Presidenza del Consiglio entro fine luglio. Poi passaggio in Cdm per l'approvazione e poi invio alle commissioni giustizia di Camera e Senato per l'elaborazione dei pareri non vincolanti entro sessanta giorni. Step finale: pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, secondo precise scadenze, ossia 19 ottobre per il penale, 24 dicembre per il civile. È chiaro che questo Governo resterà in carica fino a quando non si insedierà il nuovo, dunque probabilmente entro la metà di ottobre. Ma sarebbe opportuno approvare tutto quanto prima. Cosa accadrebbe se entro il 19 ottobre non fossero in Gazzetta i decreti attuativi del penale? Rimarrebbe in vigore solo l'articolo due della riforma del processo penale, quello relativo all'improcedibilità, immediatamente vigente mentre decadrebbe quanto previsto dall'articolo 1 che prevedeva i decreti attuativi. Se ciò accadesse sarebbe un paradosso spiegano sempre fonti di via Arenula: "per evitare che scatti l'improcedibilità si ha necessità che venga approvata la restante parte della norma per accelerare i processi. Sarebbe un atto irresponsabile non farlo". Per quanto riguarda il civile, è vero che la delega scade a dicembre e che quindi sopravviverebbe alla nuova legislatura ma il nuovo Governo non farebbe molto probabilmente in tempo ad emanare sempre i decreti attuativi. Dunque avremmo riforme mozze e non riceverremmo dall'Europa i soldi del Pnrr. Si manderebbe altresì a monte tutto l'enorme lavoro fatto dalle Commissioni di esperti istituite a Via Arenula. Ora sta ai partiti non vanificare tutto. Partiamo dal presupposto  che il Parlamento ha approvato la legge delega, compreso quindi l'impianto che guida la specificazione dei decreti attuativi. Eppure già il Movimento Cinque Stelle e la Lega qualche settimana fa avevano fatto capire che non avrebbero accettato a scatola chiusa i decreti ma avrebbero voluto rivedere qualche punto, a partire dalle misure alternative per condanne con pene inferiori a quattro anni. La Ministra Cartabia ha tutto l'interesse sia personale sia in chiave di responsabilità politica per completare l'approvazione della riforma ma andrà tutto liscio? Difficile immaginare che i partiti possano fare una campagna elettorale, già di per sé complessa e compressa sotto l'ombrellone,  sulla giustizia, trattandosi di temi anche molto tecnici.  Tutto dipenderà da quando saranno resi pubblici i decreti attuativi: perché in quel momento anche l'Anm e l'Unione delle Camere Penali, oltre ai partiti, vorranno esprimere un loro parere e hanno già anticipato che chiederanno di essere audite in Commissione. Le eventuali richieste di modifica di partiti e gruppi di interesse saranno compatibili comunque con l'impianto generale e accettate dal Governo? In teoria un Governo in scadenza potrebbe anche ignorare i 'capricci' dei partiti e emanare i decreti senza modifiche. Insomma la partita è complicata e i tempi sono stretti. Per quanto concerne invece la riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario se la vedrà il nuovo Governo perché in quel caso la delega scade a giugno 2023 e c'è la possibilità che buona parte della riforma venga rimaneggiata. In questi giorni invece silenzio assoluto sul destino della riforma del carcere. Come sappiamo a gennaio la commissione presieduta dal professor Marco Ruotolo aveva inviato alla Ministra la corposa relazione. Fino ad ora il Dap ha lavorato all'emanazione di alcune circolari interne in linea con le direttive della commissione ma adesso ci si chiede quanto possa andare avanti con questo clima politico e con la possibilità che la Ministra Cartabia, molto sensibile al tema carcerario, non si sia più nel prossimo Governo. Per quanto riguarda la modifica del regolamento penitenziario abbiamo raccolto l'amarezza proprio del professor Ruotolo: "La revisione del regolamento penitenziario fuoriesce dal perimetro del disbrigo degli affari correnti. Purtroppo sarà l’ennesima occasione mancata per il miglioramento della qualità della vita negli istituti penitenziari. Il rammarico è ancora più grande perché avevo ricevuto notizia di una prossima sottoposizione del testo al Consiglio dei Ministri. Auspico che le azioni amministrative suggerite dalla mia Commissione, alcune delle quali già intraprese, siano portate avanti. E spero che le revisioni del regolamento siano riprese dal prossimo Governo, insieme alle altre proposte suggerite nel nostro documento". E la riforma dell'ergastolo ostativo? Difficilissimo dare una risposta. La Corte Costituzionale aveva concesso al Parlamento un nuovo rinvio e posto l'8 novembre come data ultima per l'approvazione della nuova legge. Ma sono davvero minime le possibilità che questo avvenga. Cosa farà la Corte Costituzionale? Un nuovo rinvio? Il terzo? O finalmente dichiarerà incostituzionale l'ergastolo ostativo?

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