Ostativo: Cassazione salva la legge Meloni

 Angela Stella Riformista 9 marzo 2023

Ieri la Prima sezione penale di Cassazione ha deciso sul ricorso dell’ergastolano ostativo Salvatore Pezzino contro l’ordinanza del Tribunale di sorveglianza di L’Aquila, con la quale gli era stata negata la liberazione condizionale in ragione della mancata collaborazione con la giustizia (e preso atto dell’assenza della cd. collaborazione impossibile). Come ormai noto, si tratta del caso arrivato alla Corte Costituzionale che ha prima ritenuto l’ergastolo ostativo incompatibile con la Costituzione, in quanto veniva negata la possibilità di accedere al beneficio ai non collaboranti,  poi ha dato al Parlamento (troppo) tempo per una nuova legge ed infine a novembre ha restituito gli atti alla Cassazione a cui ha chiesto di rivalutare la vicenda alla luce della nuova norma introdotta dal Governo Meloni all’interno del pacchetto del decreto anti-rave. Il Collegio dei giudici ha annullato l’ordinanza impugnata, così come richiesto anche dalla Procura Generale. L’annullamento è stato disposto con rinvio al Tribunale di sorveglianza di L’Aquila affinché, in base alla nuova disciplina, "valuti con accertamenti di merito preclusi al giudice di legittimità la sussistenza o meno dei presupposti ora richiesti dalla legge per la concessione dei benefici penitenziari ai detenuti per reati cosiddetti ostativi non collaboranti", scrive in una nota la Cassazione. Nella istanza impugnata il Tribunale non si era proprio potuto pronunciare nel merito perché Pezzino era non collaborante e non c’era appunto la successiva decisione della Consulta. La difesa in via principale invece aveva chiesto agli ermellini di far tornare la nuova norma all’attenzione propria della Consulta, considerando che c’è una disposizione transitoria che prevede l’applicazione retroattiva della legge, contenendo elementi peggiorativi. In subordine era stato chiesto l’accoglimento del ricorso previa lettura costituzionalmente orientata delle disposizioni peggiorative. Come ci spiega il legale di Pezzino, l’avvocato Giovanna Araniti: “al momento non abbiamo le motivazioni della decisione adottata oggi dalla Cassazione (ieri, ndr). La difesa rimane in attesa di poterle leggerle. Adesso è prematura qualsiasi considerazione, in quanto la motivazione potrebbe essere molto complessa sulle varie questioni sollevate”. Ciò non esclude che in base ad essa la difesa potrebbe nuovamente chiedere di sollevare il dubbio dinanzi al Tribunale di Sorveglianza dell’Aquila. Insomma la strada per Pezzino per vedersi libero è ancora lunga. In merito alla decisione della Cassazione hanno commentato i dirigenti di Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini, Sergio d’Elia ed Elisabetta Zamparutti: “Rinvio è la parola che ha connotato la riforma del 4bis dopo la condanna dell’Italia da parte della Cedu nel caso Viola vs Italia. La Corte Costituzionale ha rinviato al Parlamento, poi ha rinviato l’esame della legge di conversione del decreto alla Cassazione che a sua volta ha rinviato al Tribunale di Sorveglianza la valutazione del caso. Rinviare è rimandare indietro e questa è la valutazione che facciamo di questa riforma del 4bis che, seppur metta la parola fine alla presunzione assoluta di pericolosità, introduce tanti e tali paletti, da rendere davvero difficile l’esercizio del diritto alla speranza”. Per loro “la partita però non è ancora chiusa, perché il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha ancora aperta la procedura nei confronti dell’Italia. È a questi organismi sovranazionali europei (Comitato dei Ministri e Corte Europea) che Nessuno tocchi Caino con il suo monitoraggio continuerà a fornire tutti gli elementi per valutare se la nuova normativa e la sua applicazione in concreto rispetta la sentenza Viola contro Italia”.


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