Gabriel: sono innocente

 Angela Stella Riformista 15 marzo 2023

Oggi la prima sezione penale di Cassazione deciderà il destino di Finnegan Lee Elder e Natale Hjorth Gabriel, condannati per la morte del vice brigadiere Mario Cerciello Rega. In primo grado ebbero l’ergastolo, l’appello rimodulò le pene rispettivamente a 24 e 22 anni. “La sentenza di secondo grado, sconfessando il processo di primo grado - dicono gli avvocati di Elder (colui che pugnalò il militare), Renato Borzone e Roberto Capra -  ha riconosciuto che i carabinieri non si sono identificati mostrando il tesserino e quindi i due ragazzi americani non potevano sapere che avevano di fronte due appartenenti alle forze dell’ordine, e questo cambia tutto. Il giudice d’appello, diversamente da quello di primo grado, ha ritenuto che il carabiniere Varriale non abbia detto il vero, e che i carabinieri non abbiano mostrato affatto il loro tesserino. Ma, inspiegabilmente, non ne ha tratto le corrette conseguenze”. Certo, quello degli ermellini sarà un giudizio di legittimità e proprio per questo le difese chiedono l’annullamento della sentenza di appello per manifesta carenza logica tra le premesse poste e le conseguenze o le omesse conseguenze che se ne ricavano, contraddittorietà logica di singole affermazioni della sentenza per la natura congetturale delle stesse o per uso scorretto dei sillogismi, omessa valutazione delle allegazioni difensive. Intanto è in libreria da poco “Gabriel. Non ho ucciso nessuno” (Round Robin Editrice, euro 12) di Fabrizio Berruti, giornalista e autore tv. Gabriel è proprio Gabriel Natale Hjorth, ragazzo di 18 anni, padre italiano e madre americana, che reclama la sua innocenza: io “non ho ucciso nessuno”, ripete da quella tragica notte del 26 luglio 2019. Lo ha scritto anche in una lettera indirizzata alla vedova di Cerciello Rega che chiude il libro di Berruti: “Non sono perfetto, ma non sono un killer. Signora, mi dispiace moltissimo per il suo dolore, ma se mi guarda negli occhi, senza voglia di vendetta cieca, e ha ascoltato con il cuore la logica dei fatti e le prove, come può accettare che io sia qui? Questa è una ingiustizia, anche se non piango in aula, davanti alle telecamere o sotto i flash dei giornalisti”. Quello di Berruti è un libro intervista che, per la prima volta, raccoglie la testimonianza diretta di quella notte. Non solo dell’imputato ma anche dei familiari, come i nonni che vivono a Fregene, i genitori, lo zio. Tutti a sostenere che quella condanna così pesante è una ingiustizia: il ragazzo, come si ricorda nel libro, “non sapeva che l’altro ragazzo fosse armato e non si è reso conto di quello che stava succedendo tra Elder e Cerciello”. Secondo Berruti. che ha ascoltato tutte le udienze su Radio Radicale, “si è avuta la netta impressione che Gabriel si trovi nella condizione di dover combattere contro una presunzione di colpevolezza, anziché poter affrontare il processo con la presunzione di innocenza a cui tutti hanno diritto nelle aule di giustizia”. Nel frattempo il 24 febbraio scorso il giudice Alfonso Sabella ha condannato a due mesi di reclusione, pena sospesa, Fabio Manganaro, il maresciallo dei Carabinieri imputato con l'accusa di misura di rigore non consentita dalla legge per il bendaggio di Christian Natale Hjorth. Quella foto del ragazzo bendato, con le mani legate dietro la schiena e la testa reclinata in avanti aveva fatto il giro del mondo, dopo essere passata dalla chat dei carabinieri a quella dei giornalisti. Fu scattata il 26 luglio 2019 all’interno della Caserma dei Carabinieri di Via In Selci in Roma, dove il ragazzo era stato condotto quale sospettato dell'omicidio. 

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