Cnf audito su separazione carriere

 Valentina Stella Dubbio 30 marzo 2023

Ieri pomeriggio l’avvocato Bruno di Giovanni, consigliere nazionale del Cnf, è stato audito dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera nell'ambito dell'esame delle proposte di legge per la separazione delle carriere presentate da Enrico Costa, Roberto Giachetti, Tommaso Antonino Calderone e  Jacopo Morrone. Di Giovanni ha ricordato come “la piena e concreta attuazione dell'art. 111 Cost.” passa “attraverso non solo la netta separazione delle funzioni di accusa e di decisione nel processo, ma anche, sul piano dell'ordinamento giudiziario, con la separatezza dei rispettivi ordinamenti”. Secondo il consigliere “uno status del P.M. separato da quello dell'organo giurisdizionale oltre a rendere effettivo il valore costituzionale delle parità di armi tra accusa e difesa, favorisce l'imparzialità e la terzietà del giudice, collocando le parti in posizione equidistante da chi esercita la funzione giudicante, realizzando un modello processuale cd. ‘triadico’”. “Ovviamente” non è in discussione “l'autonomia ed indipendenza della magistratura, in tutte le sue funzioni, sia del giudice che del P.M., e, aggiungiamo, anche dell'avvocato, che deve poter esercitare la funzione difensiva nel processo in posizione paritaria rispetto all'accusa, superando le concezioni che identificano il P.M.  quale organo ‘imparziale’ o parte ‘imparziale’ o quale soggetto non portatore di interessi che si muove solo per l'attuazione della legge con funzioni che si vorrebbero assimilabili a quelle del Giudice”. Per di Giovanni “coloro che si oppongono alla separazione delle carriere la indicano alla stregua di un mezzo per ledere l'indipendenza della magistratura e sottomettere così il  P.M. al potere esecutivo e i più raffinati evocano il valore della comune cultura della giurisdizione e ne fanno discendere l'esigenza di conservare quella unicità per mantenere il P.M. nell'ambito di tale cultura e scongiurare la paventata sua trasformazione in una sorta di super-poliziotto”. A tali argomenti va ribattuto “che la cultura della giurisdizione, comunque la si voglia intendere – per essere davvero un valore – dovrebbe essere patrimonio comune, non solo dei giudici e dei pubblici ministeri, ma anche di tutti gli altri soggetti chiamati ad esercitare funzioni processuali, quali gli avvocati difensori”.


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