Nordio nicchia sul reato di tortura

 Angela Stella Riformista 30 marzo 2023

Ieri il Ministro della Giustizia Nordio ha risposto alla Camera ad una interrogazione illustrata dal deputato del Partito Democratico Federico Gianassi per sapere “quali siano gli orientamenti del Governo in ordine ai delitti di tortura e di istigazione alla tortura” considerato Fratelli d'Italia ha presentato qualche giorno fa la proposta di legge Vietri e altri, per abrogare il reato di tortura. Il Guardasigilli sembra andare in direzione contraria: “Posso rispondere senza se e senza ma che il governo non ha nessuna intenzione di abrogare il reato di tortura”. Per Nordio “l’impossibilità di modificare e la volontà del governo di tener fermo il reato di tortura è determinata appunto da una ragion pura e da una ragion pratica. La ragion pura è l'ottemperanza a quanto è stato stabilito dalle norme internazionali; la ragion pratica è proprio una ragione di coerenza, perché questo è un reato particolarmente odioso e abbiamo tutte le intenzioni di mantenerlo. Lo ha chi vi parla e lo ha il nostro governo”. Tuttavia ha parlato anche di correttivi che dovranno essere messi in atto per colmare “carenze tecniche di specificità e tipicità che devono connotare la struttura della norma penale”. Uno riguarda “l'atteggiamento soggettivo del reato, in quanto la convenzione di New York, alla quale noi ci vogliamo e dobbiamo ottemperare – ha detto il Ministro -  circoscrive condotte costituenti tortura a quelle caratterizzate dal dolo specifico, attuate per raggiungere le finalità di ottenere informazioni o confessioni, punire, intimidire o discriminare”. In altre parole, “come tutti sanno, il dolo specifico, quando una condotta viene tenuta al fine di ottenere un risultato ulteriore, in questo caso è quello di ottenere la confessione. Il nostro legislatore invece, optando per una figura criminosa e contrassegnata dal dolo generico, quindi senza l'intenzione ulteriore di ottenere un determinato risultato, ha eliminato quello che è il tratto distintivo della tortura rispetto agli altri maltrattamenti, rendendo concreto il rischio, paventato tra l'altro anche dai rappresentanti delle forze dell'ordine, ma non solo loro, di vedere applicata la disposizione nei casi di sofferenze provocate durante operazioni lecite di ordine pubblico e polizia”. La risposta non appare chiara: potrebbe essere interpretata come se il Governo volesse limitare il reato di tortura ai soli casi in cui viene commesso per estorcere una confessione. Per i dem ha replicato Debora Serracchiani: “Non solo il ministro Nordio non ci ha convinto ma ci ha anche preoccupati, perché le 'carenze tecniche' di cui parla le deve chiarire soprattutto al partito di Fratelli d'Italia che ha presentato una proposta di legge che abroga il reato di tortura, eliminando l'art. 613bis, così come il 613ter, ovvero l'istigazione alla tortura. E questo per sostituirlo con una previsione di una circostanza di aggravante comune”. Per Gianassi il ministro della Giustizia Carlo Nordio “ha preso le distanze dall’iniziativa di Fratelli d’Italia dicendo che questo tipo di reato non può essere abrogato”. Tuttavia, “siamo rimasti molto delusi e preoccupati dall’intenzione che il ministro Nordio ha manifestato di procedere ad una possibile rivisitazione del reato di tortura quando parla di ‘carenze tecniche’. Per quanto l’oggetto dell’intendimento sia molto fumoso e generico, vediamo il rischio di un intervento che ridimensiona il reato”. Secondo Patrizio Gonnella, Presidente di Antigone, “è assurdo cambiare oggi a processi in corso la definizione di tortura. Inoltre la destra da sempre ha fatto muto contro la possibilità di adottare la definizione Onu”. 

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