Ucpi: dove sono finite le riforme?

 Angela Stella Riformista 28 marzo 2023

Tre giorni di astensione (19-20-21 aprile) e una manifestazione nazionale a Roma sempre il 21 aprile per il rispetto degli impegni elettorali assunti dalla maggioranza in tema di giustizia al momento non attuati. È quanto ha deliberato ieri la Giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane. “La preannunciata stagione delle riforme liberali della giustizia è già abortita?” si chiedono sarcasticamente i penalisti, guidati da Gian Domenico Caiazza. La situazione che descrivono è quella di “riforme processuali urgenti richieste dalla avvocatura” “ignorate”. Mentre “i diktat della magistratura” sono “prontamente eseguiti: rallentamento della riforma costituzionale della separazione delle carriere, congelamento delle riforme dell’ordinamento giudiziario sgradite alle toghe. E poi, carcere, carcere, carcere, ogni qual volta la cronaca e la ricerca del consenso ispirano e sollecitano il peggiore populismo penale”. Il grande malcontento nasce soprattutto dal fatto che           “sono rimasti senza esito i ripetuti impegni pubblici del Ministro Nordio ad avviare – sin dalla metà di gennaio - un tavolo (Camere Penali, A.N.M, Accademia) per individuare gli interventi più necessari ed urgenti di modifica dei decreti attuativi Cartabia”. Al contrario, invece, “sono evidentissimi e convergenti i segnali di una politica della giustizia di nuovo prona ai diktat ed ai desiderata della magistratura. Si fermano o si tenta di manomettere le riforme dell’ordinamento giudiziario appena varate e sgradite alla magistratura (porte girevoli, distacchi ministeriali, fascicolo per le valutazioni professionali); si fa abortire sul nascere la riforma costituzionale per la separazione delle carriere in magistratura, pur annunciata in campagna elettorale come il punto centrale della riforma della giustizia italiana (da attuarsi -come tutti ricordiamo- ‘nei primi sei mesi’)”. Accade infatti che “proprio il gruppo parlamentare di Fratelli d’Italia sia l’unica forza di maggioranza (essendone la principale) a non aver presentato né la proposta di legge di iniziativa popolare delle Camere penali, facendola propria al pari di Lega e Forza Italia (oltre che di Azione-Italia Viva), né alcuna altra proposta”. Inoltre, si legge sempre nella delibera, “la politica della giustizia in questi primi mesi si è puntualmente connotata, con prontezza e rapidità di azione degna di miglior causa, per la spasmodica sua attenzione alle parole d’ordine del peggiore giustizialismo populista. Carcere, intercettazioni e addirittura codice antimafia contro il grottesco spauracchio dei rave-party; ulteriore aggravamento del regime penitenziario del 41 bis e del regime dell’ostatività; illusorie e propagandistiche moltiplicazioni iperboliche delle pene nei confronti di imprendibili trafficanti di esseri umani protetti e garantiti nelle loro patrie, e nei confronti di scafisti indebitamente spacciati per trafficanti; indiscriminati accanimenti carcerari nei confronti di poche decine di detenute madri o in gravidanza, per colpire quella parte di esse balzate agli onori delle cronache social”. Ciò che emerge da questo quadro è soprattutto l’incoerenza tra il dire e il fare da parte del Guardasigilli: “si assiste dunque ad un eclatante quanto paradossale contrasto tra le idee ed i programmi di riforma liberale della giustizia penale che il Ministro Carlo Nordio ha formalmente e solennemente annunciato in Parlamento, e che egli continua a ribadire e rivendicare -con sincera e profonda convinzione- in ogni occasione pubblica e di interlocuzione con l’avvocatura, e la quotidiana realtà di una politica giudiziaria, governativa e parlamentare, ispirata al più vieto populismo giustizialista e pronta, ancora più che nei precedenti governi, a dare ascolto e privilegiata priorità alle esigenze corporative e politiche della magistratura, la cui forza di condizionamento della macchina amministrativa ministeriale, tuttora dominata da magistrati ivi distaccati in spregio al principio della separazione dei poteri, lungi dall’essere finalmente ridimensionata come nei dichiarati propositi della nuova maggioranza politica, appare al contrario ulteriormente rafforzata”. Insomma, tra i penalisti e Nordio pare essersi congelato, al momento, l’idillio iniziale che aveva fatto ben sperare tutti in un giro di boa sui temi della giustizia per lasciarsi alle spalle l’era del populismo giallo verde e quella del compromesso politico della Cartabia.  


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