Anche Unicost difende il giudice di Rigopiano
Valentina Stella Il Dubbio on line 25 febbraio 2025
La
magistratura continua a farsi sentire rispetto alla violenza verbale che si è
scatenata contro Gup che ha assolto 25 dei 30 imputati nel processo Rigopiano. Abbiamo
sentito i parenti e gli amici delle vittime urlare “bastardo” “devi morire”
“venduto” “fai schifo” “non finisce qui”, e anche di peggio. Poi è arrivato il tweet
di Matteo Salvini: «29 morti, nessun colpevole (o quasi). Questa non è
“giustizia”, questa è una vergogna». Ieri era giunta una nota della Giunta
distrettuale Anm Abruzzo: piena «solidarietà» al collega, «pur esprimendo
vicinanza ai familiari della tragedia di Rigopiano, che ha per sempre segnato
il nostro territorio, e al dolore che gli stessi hanno manifestato») e anche un
comunicato del procuratore capo di
Pescara, Giuseppe Bellelli: «La sentenza merita rispetto, così come rispetto è
dovuto al giudice ed alla funzione dallo stesso esercitata, fermo restando il
diritto di critica. Le aggressioni verbali in aula dopo la lettura della
sentenza non possono essere tollerate, così come non è accettabile il dileggio
del magistrato da chiunque posto in essere». Per il procuratore, «il giudice,
nella solitudine della camera di consiglio, decide in piena indipendenza, senza
dover assecondare le aspettative della opinione pubblica, attenendosi solo alla
legge ed alle risultanze processuali». Con noi aveva parlato il pm Eugenio
Albamonte: «Questi sono i frutti di una stagione avvelenata sui temi della
giustizia, a causa di un veleno profuso a piene mani dalla classe politica che
ha governato e continua a governare questo Paese, anche col supporto di potenti
macchine comunicative per cui le decisioni dei giudici quando non sono gradite
devono essere stigmatizzate nel modo più violento e viscerale possibile».
Da
stamattina circola invece nelle chat dei magistrati una nota della Direzione
Nazionale di Unicost: «Comprendiamo il dolore dei familiari delle vittime della
tragedia di Rigopiano e siamo vicini a questo dolore». Ma dall’altro lato «dinanzi ad ogni vicenda umana portata in
un’aula di giustizia, vi è la solitudine del Giudice che è chiamato a dipanare
il fitto groviglio giudiziario, dovendo seguire lo stretto sentiero delle
regole giuridiche, mantenendosi distante dal naturale carico emotivo che
portano con sé tutte le parti del processo, persone offese e imputati». E poi
un riferimento al processo mediatico che pure carica di aspettative le parti
civili: «Conosciamo bene il peso della decisione, soprattutto quando la stessa
appare “scomoda” in quanto di difficile comprensione ai più e soprattutto
quando al processo nell’aula di giustizia si affianca il processo “mediatico”
che amplifica le aspettative delle parti e rischia di inquinare la serenità del
processo decisionale». Per questo «esprimiamo la nostra vicinanza al Giudice
per l’udienza preliminare di Pescara, Gianluca Sarandrea, del quale, al di là
del merito e degli sviluppi processuali futuri, non si può mettere in dubbio la
correttezza professionale».
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