Csm: decreti attuativi con correttivi

 Valentina Stella Il Dubbio 23 febbraio 2023

Il vice segretario e deputato di Azione Enrico Costa ieri ha interrogato il Ministro Nordio chiedendogli se il Governo intenda emanare i decreti legislativi della riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm entro la data stabilita del 21 giugno 2023. Essi sono volti  - ha ricordato il parlamentare – “  tra l'altro: a rimodulare, secondo principi di trasparenza e di valorizzazione del merito, i criteri di assegnazione e il numero degli incarichi direttivi e semidirettivi; a razionalizzare il funzionamento del consiglio giudiziario per assicurare la semplificazione, la trasparenza e il rigore nelle valutazioni di professionalità; a modificare i presupposti per l'accesso in magistratura dei laureati in giurisprudenza; al riordino della disciplina del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili; si tratta di interventi indifferibili in quanto incidono direttamente sulla credibilità del sistema giustizia”, ha concluso Costa. Il Guardasigilli ha risposto: “Questo Governo e, anche e soprattutto, questo Ministro, anche per chi ha letto i miei interventi anche in momenti precedenti, è profondamente convinto che, soprattutto dopo gli scandali emersi a suo tempo nel cosiddetto affare Palamara, vi sia la necessità di una profonda revisione dell'ordinamento giudiziario.  Quindi è ferma volontà del Governo di esercitare la delega contenuta in questa legge” ma  “con gli opportuni correttivi che riterremo di adottare. Saranno dei correttivi idonei, più orientati, coerenti con quella che è l'iniziativa riformatrice del governo”. Per quanto concerne il rispetto delle tempistiche ha concluso: il termine di giugno “è un termine che noi Speriamo di poter rispettare ma nessuno meglio di voi sa che trattandosi di materia estremamente complessa potrebbe essere necessaria qualche settimana in più. In ogni caso questa è una nostra priorità”. Nella replica Costa ha detto: “non vorrei che i correttivi si trasformassero in rallentamenti, soprattutto perché la questione è affidata all’Ufficio legislativo del Ministero, composto quasi del tutto da magistrati fuori ruolo, ossia tutti i soggetti che dovrebbero essere colpiti, ridotti da questa riforma”.


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