Procura di Napoli: boom di intercettazioni

 di Valentina Stella Il Dubbio 8 marzo 2022

 

L'Università degli Studi di Napoli Federico II e la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Napoli hanno presentato il Bilancio Sociale 2020-2021. "L’idea del bilancio sociale - scrive il Procuratore Giovanni Melillo nell'introduzione -  muove dalla consapevolezza che la trasparenza dell’organizzazione e delle prassi dell’ufficio del pubblico ministero è una componente essenziale dello Stato di diritto e al tempo stesso una delle garanzie del giusto processo". A plaudire all'iniziativa il Presidente della Camera Penale di Napoli, l'avvocato Marco Campora, che ci dice: "è un esempio molto importante di responsabilità e trasparenza istituzionale perché, attraverso i numerosi dati statistici, si dà al cittadino la possibilità di conoscere le scelte di politica criminale adottate dalla Procura. Questa iniziativa dovrebbe essere fatta propria da tutti gli uffici giudiziari d'Italia". Criteri di priorità nella trattazione degli affari "L’analisi dei flussi delle notizie di reato - si legge nel report -  e la consapevolezza del numero e della tipologia dei reati che costituiscono oggetto dei singoli fascicoli hanno consentito di individuare soluzioni organizzative mirate ad evitare il ricorso alla mera casualità e a garantire la massima trasparenza e uniformità di azione nella selezione dei procedimenti". Tra le  priorità della Procura di Napoli troviamo reati per: mafia, stalking, in materia di ambiente e paesaggio, per i quali vi sono beni in sequestro sottoposti a custodia giudiziale onerosa o di rilevante valore, relativi a pene superiore ai 4 anni, con termine di prescrizione che non maturi prima dei due anni dalla prima udienza.  Per Campora "si tratta, al fine di ridurre il contenzioso penale, di un tipico esempio di scelta di natura politica che secondo me andrebbe fatta in maniera diversa, addivenendo, attraverso  una operazione di tipo culturale, a quel diritto penale minimo che non può   non essere il  punto di approdo in una società realmente liberale e democratica". Ci spiega Campora che "abbiamo toccato con mano che quasi il 98% dei processi attinenti a reati bagatellari si conclude con la prescrizione. La Procura di Napoli  ha adottato condivisibili linee guida per garantire la ragionevole durata dei procedimenti ed evitare la stasi di molteplici fascicoli negli armadi dei sostituti procuratori. Questa scelta  è certamente  apprezzabile perché mira a non ingolfare il Tribunale; tuttavia sarebbe auspicabile arrivare ad una visione unitaria del diritto penale, che deve essere unico in tutto il territorio nazionale. Occorrerebbe giungere, quindi, ad una rivendicata operazione di depenalizzazione accompagnata, magari, da un’ampia amnistia per ridurre gli arretrati". Misure cautelari Nel 2020 la DDA ha fatto richiesta di  misure cautelari per 1307 indagati,  sono state per 981 di loro, pari ad una percentuale del 75%. Nel 2021 le richieste sono state 1304, quelle accolte 1019, pari ad una percentuale del 78%.  "Il dato interessante e allarmante  - evidenzia Campora - è quello relativo all'alta percentuale di accoglimento che ci porta a dire che il giudice terzo si è smarrito, e con esso il suo controllo filtro sull'attività della Procura. Non voglio trovare un alibi al giudice però, soprattutto per reati di criminalità organizzata, si tratta di analizzare in pochissimo tempo fascicoli enormi, in cui la DDA, in particolare,  spesso riversa migliaia di pagine". Tutto questo, ovviamente, "incide sul diritto di difesa del cittadino". Boom di intercettazioni Nell'anno 2020 sono state 2.891 le richieste di autorizzazione a disporre, che sono arrivate a 4.672 nel 2021. Per quanto concerne le richieste di proroga da parte del pm ne abbiamo 10.028 nel 2020 e 13.909 nel 2021. Per le intercettazioni  sono stati spesi 11.811.411,09 per il 2020 e 12.785.338,67 per il 2021. "Le spese per intercettazioni  - si legge  ancora nel bilancio sociale -  rappresentano la voce di costo più rilevante nel panorama delle spese di giustizia della Procura (oltre la metà del totale), a conferma dell’assoluto rilievo dello strumento investigativo per il contrasto ai più gravi fenomeni criminali. La parte più importante del costo è quella relativa alle attività di intercettazione telefonica (circa 7 milioni su 11,8 nel 2020; 5,6 milioni su 12,7 nel 2021). Nell’ultimo anno, a fronte di una riduzione del costo per intercettazioni telefoniche, si è registrato un incremento delle spese per intercettazioni informatiche ed ambientali". In particolare quelle relative al Trojan nel 2021 sono costate quasi 3 milioni, nel 2020 la spesa si era fermata a circa 1,7 milioni. Quella telematica per Android costa 174 euro al giorno, mentre quella  per Ios 243. A fare ampio uso delle intercettazioni è la DDA. Secondo Campora "per analizzare questi numeri dobbiamo ricordare che siamo in un territorio ad altissimo tasso criminale e poi non spetta a noi avvocati fare una valutazione economica delle spese relative allo strumento intercettivo.  È chiaro però  che si tratta di un mezzo invasivo, che andrebbe adottato solo in casi eccezionali. Nel nostro Paese vi è stato spesso un abuso delle intercettazioni, soprattutto per la pesca a strascico.  C'è una tendenza ad utilizzarle affinché costituiscano la prova unica del reato, quando invece dovrebbero rappresentare un elemento a riscontro degli altri risultati investigativi". 

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