Consigli giudiziari, il Csm dice no al voto degli avvocati

 di Simona Musco e Valentina Stella Il Dubbio 16 marzo 2022

Il Csm dice no al voto degli avvocati nei Consigli giudiziari. È quando si evince dal parere licenziato all’unanimità dalla Sesta Commissione, che oggi approderà in plenum per il voto dell’assemblea. Stando al documento, «desta forti perplessità» la norma che introduce «la facoltà per i componenti avvocati del Consiglio giudiziario di esprimere un voto unitario» nelle valutazioni di professionalità dei magistrati «tenuto conto che i membri laici continuano a svolgere, nel corso del mandato consiliare, l’attività forense nello stesso distretto del magistrato in valutazione e tale elemento può tradursi in un fattore incidente sul sereno svolgimento delle funzioni giudiziarie da parte di quest’ultimo e non è escluso che possa dar luogo all’ingresso di valutazioni soggettive ed influenzate dal ruolo di parte». Una preoccupazione supportata dall’evidenza, secondo la Commissione, dal momento che gli stessi componenti laici del Csm «non possono esercitare la professione legale durante il mandato», proprio per garantire «imparzialità e neutralità rispetto ai magistrati». Gli avvocati, secondo il Csm, avrebbero già a disposizione uno strumento nelle procedure di valutazione di professionalità dei magistrati, ovvero le «segnalazioni», molto meno pericolose, a loro dire, di un diritto al voto che consentirebbe «di incidere, in perpetuo, sulla carriera del magistrato». Ma a terrorizzare le toghe sono soprattutto le modifiche introdotte in merito alle valutazioni di professionalità, funzionali alla verifica periodica della permanenza in capo al magistrato dei valori di capacità, laboriosità, diligenza e impegno. «La previsione di un giudizio ad hoc - graduato in discreto, buono, ottimo - sulla capacità di organizzare il proprio lavoro, che è già compresa nel parametro della diligenza, è del tutto ultronea - afferma la Commissione e, portando ad una inammissibile classifica tra magistrati dell’ufficio, potrebbe finire per stimolare quel carrierismo che la riforma vorrebbe invece eliminare». Altro tema caldo quello delle porte girevoli tra politica e magistratura: se, da un lato, è positiva la previsione secondo la quale i magistrati che abbiano assunto incarichi elettivi non possono, alla cessazione del mandato, essere riassegnati ad attività direttamente giurisdizionali, la criticità risiede nella «difficile concreta individuazione di un tertium genus ( rispetto all’attività giudiziaria in ruolo e all’attività non giudiziaria fuori ruolo) di attività esercitabile dai magistrati ordinari». Le critiche riguardano anche il sistema elettorale prevalentemente maggioritario con un «correttivo proporzionale che mira ad offrire ai gruppi minori una rappresentanza in Consiglio» -, in quanto «le minoranze potrebbero essere sottorappresentate mentre i gruppi di maggiori dimensioni potrebbero essere sovrarappresentati». Parere negativo, nei giorni scorsi, era stato espresso da Angelo Piraino, segretario nazionale, e Luisa Napolitano, presidente nazionale di Magistratura Indipendente. «Questa riforma disegna una magistratura succube, asservita, timorosa, non libera, burocratizzata». In attesa del voto di oggi, ieri i gruppi in Commissione Giustizia hanno segnalato i subemendamenti ritenuti prioritari. Da quanto riferito dal capogruppo azzurro in Commissione, Pierantonio Zanettin, Forza Italia ha mantenuto quelli più “qualificanti”: sorteggio temperato, un solo passaggio di funzione tra magistratura requirente e giudicante, stretta sui fuori ruolo, rigidi criteri per i magistrati eletti e non. Anche il deputato di Azione Enrico Costa ha segnalato quelli su responsabile civile diretta dei magistrati, pagelle, disciplinare, separazione delle funzioni, non facendo mancare la polemica sulla modalità di discussione: «Abbiamo aspettato nove mesi che il Governo presentasse i suoi emendamenti al disegno di legge sul Csm. Dopo 9 mesi, quando potremmo discutere e votare rapidamente, quello stesso Governo sollecita il presidente della Commissione Giustizia ( che esegue) a ridurre d’imperio gli emendamenti parlamentari da 1000 a 200. Una strozzatura del dibattito sollecitata da chi ha provocato il ritardo è davvero paradossale e mortificante dell’impegno e dello studio che abbiamo dedicato nel presentare le nostre proposte». Oggi la Commissione tornerà a riunirsi, ma molto probabilmente il Governo non avrà avuto il tempo per esprimere i pareri.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le commissioni di inchiesta in Parlamento

«L’avvocato non può essere identificato con l’assistito»

«Ridurre l’arretrato civile del 90%? Una chimera» Nordio ripensa l’intesa con l’Ue