Manconi, le polemiche su ergastolo e dap: io dico no alla burocrazia dell'antimafia

 di Angela Stella Il Riformista 25 marzo 2022

 

A Buon Diritto, la Onlus per i diritti umani fondata da Luigi Manconi e diretta da Valentina Calderone, compie vent’anni e li celebra domani presso il MAXXI di Roma. Ci saranno artisti e personalità del mondo della cultura, attivisti e rappresentanti delle istituzioni: i messaggi di Roberto Fico e Liliana Segre e del presidente della Federazione delle Chiese Evangeliche italiane Daniele Garrone, e Valerio Mastandrea e Valentina Carnelutti; e poi Jorit, Cinzia Leone, Makkox, Alessandro Bergonzoni, Sergio Staino, Ascanio Celestini e tanti altri e altre. Inoltre il 22 maggio in libreria arriva una nuova edizione di 'Abolire il carcere', scritto da Manconi con Stefano Anastasia, Federica Resta e la stessa Valentina Calderone.

 

Presidente Manconi, l'altro giorno abbiamo pubblicato uno stralcio dell'introduzione di Stefano Ceccanti al volume “I cristiani e la pace” di Mounier, secondo cui "Non esiste diritto che non sia stato plasmato da una forza, che non si sostenga senza una forza". È d'accordo?

 

Sono incondizionatamente d'accordo. E vorrei introdurre una ulteriore distinzione che è quella tra il pacifisco profetico e quello politico. Chiunque operi nella sfera pubblica, in qualunque ruolo, - sia un giornalista, un parlamentare, un militante politico o un volontario di un'associazione di soccorso -  agisce nel mondo e quindi deve tener conto delle contraddizioni che il mondo rivela e che la politica deve ricomporre. In questo senso non ci sono categorie che possano essere interpretate in maniera integralista. Senza tener conto della loro finitezza e del fatto che devono misurarsi con la scarsità delle risorse, con l’asprezza delle condizioni materiali di vita e con la violenza del male. E questo impone mediazioni e compromessi. Poi c’è il pacifismo profetico che annuncia una utopia, un messaggio di largo respiro, una visione. Io ho bisogno di questo pacifismo per ricordarmi i fini della mia azione, che tuttavia sono diversi dalla profezia. L’azione politica non può essere mai indifferente alle conseguenze degli atti che si compiono e di quelli che si omettono. Deve essere sempre responsabile. E allora io pacifista vado in Ucraina: porto aiuti umanitari, soccorro i bambini e gli anziani, assisto le donne, curo i feriti. Fatto questo devo convincere i contendenti a trattare e promuovere occasioni di confronto e di scambio tra i popoli. Compio così il mio dovere di pacifista. Poi, però, arriva un soldato russo che alza la sua spada per colpire quella donna, quel bambino, quel vecchio. E io come reagirò? Credo che, per essere coerente con le premesse, dovrò fare tutto il possibile, come so e come posso, per rendere inoffensivo l'aggressore. Fino a ucciderlo, se non ci sono altre possibilità.

 

Con la vostra associazione vi occupate anche di migranti e richiedenti asilo. In questi giorni qualche commentatore ha sollevato la polemica: 'e allora lo Yemen?', 'E allora la Siria?'. Esistono guerre e profughi di serie A e di serie B?

 

L'Ucraina è collocata nel cuore dell'Europa, al centro della sua storia e della sua cultura. E quindi è comprensibile che si avvertano quelle persone come più prossime a noi. Questo è il primo dato. Ovviamente c’è dell’altro: altre guerre e altri milioni di profughi, li sentiamo lontani perché effettivamente lo sono: persone con un colore della pelle diverso e con un’identità estranea e sconosciuta. Se da questo si ricava una teoria e una politica che privilegiano un gruppo etnico a scapito di un altro, siamo di fronte a una manifestazione di xenofobia.

 

 

A Buon Diritto si occupa, tra le tante cose, del tema carcere. Il capo del Dap Renoldi si è insediato due giorni fa. Tra poco verrà approvata una legge sull'ergastolo ostativo. Ma la polemica che accomuna questi due eventi è la stessa: chi vuole un carcere più umano è nemico dell'antimafia.

 

Mi sembra una polemica tanto vecchia da risultare stucchevole. Io, per esempio, non sono contro una durissima lotta alla criminalità organizzata,figuriamoci,  ma sono contro la retorica dell'antimafia e la burocrazia dell'antimafia, nel senso che tutti i fenomeni, compresi i più nobili, tra cui appunto il contrasto alle mafie,  possono produrre escrescenze.

Ci sono ottimi magistrati, alcuni dei quali indulgono in quei vizi, altri che pur essendo assai competenti talvolta compiono errori. Ma criticare le responsabilità dei magistrati e alcune tendenze culturali regressive non vuol dire mica delegittimarli.

 

Tra le vostre battaglie ricordiamo quelle contro gli abusi a opera delle forze di polizia. Proprio poco fa si è aperto un processo a carico di un carabiniere accusato di abuso di autorità contro arrestati o detenuti, avendo bendato all'interno della sua caserma uno dei due americani accusati dell'omicidio del vicebrigadiere Cerciello Rega. Dagli atti sono emerse chat dei colleghi: 'Ammazzateli di botte - fategli fare la fine di Cucchi".

 

Intanto il 7 aprile ci sarà la sentenza relativa ai depistaggi per la morte di Stefano Cucchi. Non è la prima volta che il suo nome viene evocato come una minaccia per persone che si trovano in stato di fermo. È un segnale terrificante che  all'interno degli apparati dello Stato possa ancora circolare un certo senso comune. Ignoro se riguardi una gran parte dei membri dei corpi di polizia, o solo una piccola minoranza, ma è indubbio che quell’umore sia diffuso e si riproduca. Quello che per una parte dell'opinione pubblica è stato l'accertamento della verità su un gravissimo caso di abuso contro un fermato, è vissuto e rivendicato da parte di alcuni militari, come un modello di giustizia esemplare. E ciò perché all'interno dei corpi di polizia, continua a mancare uno spirito costituzionale e una formazione culturale e legale adeguata all’educazione di coloro che sono chiamati tutori dell’ordine e detengono il monopolio legittimo della forza.

 

Ultima domanda: si discute in questi giorni del ritardo dell'approdo in Aula della riforma del Csm. Secondo lei la politica è ancora subalterna alla magistratura o è cambiato qualcosa?

 

È cambiato tantissimo ma temo non abbastanza. Non c'è solo un fattore di subalternità psicologica, ma anche il peso di culture politiche che giocano un ruolo negativo. Culture antigarantiste e illiberali che impediscono una seria riforma dell'ergastolo ostativo, una ulteriore limitazione del ricorso alla custodia cautelare, la separazione delle carriere tra magistratura requirente e magistratura giudicante. Posso aggiungere una cosa?

 

Prego.

 

Tutto quello che ha fatto A Buon Diritto non sarebbe stato possibile senza la direttrice Valentina Calderone. Lavora con me da più di quindici anni, mentre io ne combinavo in giro di tutti i colori ( senatore, ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, scrivevo libri e articoli…) lei ostinatamente e pazientemente ha guidato con grande ingegno l'associazione.

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