«È una buona legge» «... No è un pasticcio!» Lega e M5s divisi sul biotestamento

di Valentina Stella Il Dubbio 14 6 2018

Due eventi incentrati sul tema del biotestamento, entrambi con il patrocinio del Consiglio Nazionale Forense, si sono svolti ieri a Roma, segno che il tema resta di attualità dopo l’approvazione dello scorso anno da parte del Parlamento della Legge n. 219, recante “norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”. Il primo è stato promosso dall’Unione Nazionale Camere Civili (UNCC), il secondo dall’Associazione Luca Coscioni per la Libertà di ricerca scientifica. I dibattiti sono stati di natura prettamente giuridica ma anche politica, alla luce del nuovo Governo giallo-verde: se, infatti, per il Movimento 5 Stelle, favorevole al provvedimento, quella sul testamento biologico è stata "una legge di civiltà che ha permesso al Paese di fare un balzo in avanti dal punto di vista culturale e sociale", per la Lega è stata vista come "un pasticcio ed un preludio all'eutanasia". Per gli avvocati e gli esperti in materia, tra cui il consigliere Cnf Andrea Pasqualin, che si sono riuniti ieri nell’Aula Magna della Cassazione per il primo dibattito “L’avvocato nel sociale – biotestamento tra etica e diritto alla vita”, si tratta  di una “buona legge, sicuramente di una legge di civiltà”, come ci ha spiegato l’avvocato Laura Jannotta, Presidente Nazionale UNCC, al di là di alcune criticità che sono emerse: la più eclatante riguarda l’obiezione di coscienza che non è prevista e che si auspicava venisse riconosciuta a livello normativo, ma alcune perplessità sono state espresse anche in merito alla figura del fiduciario. Il secondo incontro “Questioni di fine vita e libertà: il procedimento Cappato davanti alla Corte Costituzionale” si è tenuto invece al Senato: com’è noto, è fissata per il prossimo 23 ottobre l’udienza durante la quale i giudici dovranno decidere sul profilo di costituzionalità del reato di aiuto al suicidio, contestato al tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni per aver accompagnato in Svizzera a morire Fabiano Antoniani, conosciuto come Dj Fabo. Tra i relatori presenti l’avvocato Giandomenico Caiazza, già Presidente della Camera penale di Roma, che è intervenuto sulla natura della disobbedienza civile di Cappato: “si tratta di una iniziativa che rientra nella tradizione radicale, di chi volontariamente agisce per farsi imputare per denunciare l’assurdità di una norma”. Cappato ha deciso, infatti, di essere imputato affinché venissero fuori le irrazionalità del reato di istigazione o aiuto al suicidio, previste dall’articolo 580 cp. “E ci siamo riusciti   -prosegue Caiazza - perché siamo arrivati dinanzi la Corte Costituzionale. La norma attualmente in vigore presenta una assurdità: punisce nello stesso modo, con gli stessi anni ( fino a 12 anni di reclusione ndr) chi istiga qualcuno, lo convince, lo induce a suicidarsi e chi si limita ad agevolare la realizzazione di un progetto suicidario che la persona ha maturato liberamente. Perché deve essere punita una condotta di agevolazione ad una libera decisione suicidaria? Allora – conclude l’avvocato -  bisognerebbe condannare anche chi tenta di suicidarsi”.

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