«Non ci sono prove, i fratelli Occhionero vanno assolti»

di Valentina Stella Il Dubbio 2 giugno 2018

I fratelli Giulio e Francesca Occhionero devono essere assolti dalle accuse di accesso abusivo a sistemi informatici e di intercettazione illecita di comunicazioni informatiche “in quanto dall’istruttoria dibattimentale non è emerso assolutamente nulla che possa essere riconducibile a loro. Dopo un anno e mezzo, possiamo dire che la montagna ha partorito un topolino”. Lo hanno sostenuto ieri in aula i difensori Roberto Bottacchiari e Stefano Parretta, replicando alle richieste avanzate lo scorso aprile dal pm Eugenio Albamonte, che aveva sollecitato condanne a 9 e 7 anni di carcere per i due imputati. “Questo processo ha dimostrato che non si è andati oltre qualche indizio – hanno osservato i due penalisti – e in assenza di riscontri probatori questi indizi non sono idonei a sostenere l’accusa. Nessuna responsabilità può essere attribuita ai due fratelli: né quella di aver danneggiato qualcuno né quella di essersi arricchiti, tanto è vero che, per fronteggiare alcune difficoltà economiche, hanno dovuto alienare alcuni beni”. Secondo i legali, l’accusa non è riuscita a dimostrare che caselle di posta elettronica riconducibili a personalità militari o della politica o del settore giuridico– economico siano state effettivamente violate o danneggiate. E poi hanno passato in rassegna una serie di anomalie della vicenda: tra queste, il fatto che una società come l’Enav, quotata in borsa, si sia rivolta ad un ragazzo di 28 anni con la maturità classica e titolare di una piccola azienda informatica per analizzare il virus ricevuto. “Come mai, questa stessa società, Mentat, nella documentazione prodotta ha inserito dati riferibili ad Occhionero antecedenti alla notizia di reato?”. Per gli avvocati “gli Occhionero sono stati coinvolti nella fabbricazione di un falso e saranno gli accertamenti futuri a stabilire chi ne è l’autore, chi ha voluto incastrarli”, alludendo da un lato all’inchiesta della Procura di Perugia ( avviata in seguito a esposti degli stessi difensori) sulle modalità con cui è stata condotta l’indagine romana, ma anche a un possibile coinvolgimento del Dis ( Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), di cui si avvale il presidente del Consiglio: «Il Dis – ci dice Giulio Occhionero – è stato nominato in quest’ aula da Roberto Di Legami, ex direttore della Polizia postale, che ha dichiarato che il capo della sicurezza dell’Enav, Di Maio, li avvisò della faccenda. Non è strano che la parte offesa abbia un rapporto diretto con i servizi segreti? ”. Il 17 luglio possibile controreplica del pm e sentenza di primo grado.

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