La Consulta: urge legge sulle rems

 di Angela Stella Il Riformista 28 gennaio 2022

È urgente una legge che superi le criticità delle Rems: questo il cuore di una nuova importante sentenza della Corte Costituzionale (redattore Francesco Viganò). Il contesto nel quale nasce la decisione: un Gip del Tribunale di Tivoli aveva disposto il ricovero di un imputato in una residenza per l’esecuzione di una misura di sicurezza. A distanza di quasi un anno dal provvedimento, la misura era rimasta ineseguita a causa della carenza di posti disponibili nelle Rems della regione Lazio. Il giudice aveva allora sollevato questione di legittimità costituzionale della disciplina sulle Rems, che affida ai sistemi sanitari regionali una competenza esclusiva nella gestione delle misure di sicurezza privative della libertà personale disposte dal giudice penale. La Corte costituzionale ha ritenuto necessario acquisire, ai fini della decisione, una serie di informazioni dai ministeri della Giustizia e della Salute, dalla Conferenza delle Regioni e dall’Ufficio parlamentare di bilancio concernenti il funzionamento concreto del sistema delle Rems, introdotto a partire dal 2012 in sostituzione di quello degli Opg. Dall’istruttoria disposta  è emerso che sono tra 670 e 750 le persone attualmente in lista d’attesa per l’assegnazione ad una Rems; che i tempi medi di attesa sono di circa dieci mesi, ma anche molto più lunghi in altre regioni; e che molte di queste persone – ritenute socialmente pericolose dal giudice – hanno commesso gravi reati, anche violenti.  La Corte ha poi sottolineato che «a causa dei suoi gravi problemi di funzionamento il sistema non tutela in modo efficace né i diritti fondamentali delle potenziali vittime di aggressioni, che il soggetto affetto da patologie psichiche potrebbe nuovamente realizzare, né il diritto alla salute del malato, il quale non riceve i trattamenti necessari per aiutarlo a superare la propria patologia e a reinserirsi gradualmente nella società». Inoltre    la totale estromissione del ministro della Giustizia da ogni competenza in materia di Rems non è compatibile con l’articolo 110 della Costituzione. La Consulta ha tuttavia ritenuto di non poter dichiarare illegittima la normativa in questione, perché da una simile pronuncia deriverebbe «l’integrale caducazione del sistema delle Rems, che costituisce il risultato di un faticoso ma ineludibile processo di superamento dei vecchi Opg »  , con la conseguenza di  «  un intollerabile vuoto di tutela di interessi costituzionalmente rilevanti».  Di qui il monito al legislatore affinché proceda, senza indugio, a una complessiva riforma di sistema. Per Franco Corleone, già Commissario unico per il superamento degli Ospedali psichiatrici giudiziari, «questa decisione è importante perché respinge come inammissibile la richiesta del gip di Tivoli di illegittimità costituzionale della legge 81/2014 non solo per ragioni giuridiche ma anche perché significherebbe distruggere il percorso fatto per chiudere doverosamente gli Opg». Sul piano dell'intervento legislativo Corleone ritiene che la strada giusta sia la proposta di legge del deputato di +Europa Riccardo Magi: «se si vuole affrontare alla radice il problema, bisogna rompere il doppio binario del Codice Rocco che prevede il proscioglimento, e quindi la misura di sicurezza, per le persone incapaci di intendere e volere. Noi proponiamo di eliminare la non imputabilità; il soggetto condannato ma con problemi psichiatrici potrà accedere quindi a misure alternative decise dal magistrato di sorveglianza sulla base di un programma terapeutico individualizzato predisposto dal Dipartimento di Salute Mentale che dovrà garantire una presenza costante in carcere». Sulla stessa scia l'associazione Antigone: «troppo spesso tra magistratura e servizi psichiatrici si crea un inutile braccio di ferro. Il senso della riforma è chiaro, non esistono solo le Rems, così come non esistevano solo gli Opg, vanno prese in considerazione anche altre soluzioni, di tipo comunitario o residenziale». Plauso per la decisione anche da parte del Garante dei diritti delle persone private della libertà personale: «è importante l’affermazione da parte della Corte di una strategia composita per ridurre il divario tra posti disponibili e provvedimenti di assegnazione, in contrasto con chi vorrebbe riportare il problema al mero aumento numerico dei posti». 


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