Giallo Csm in Cdm: e se andasse direttamente in Commissione?

 di Valentina Stella Il Dubbio 5 gennaio 2022

Nel Consiglio dei Ministri che si riunirà molto probabilmente oggi per varare il provvedimento che estende il super green pass a tutti i lavoratori arriverà anche la riforma del Consiglio Superiore della Magistratura e dell'ordinamento giudiziario? È la domanda che si stanno ponendo tutti gli operatori della giustizia e anche i parlamentari della Commissione giustizia della Camera che saranno chiamati a svolgere il lavoro sub-emendativo, visto che la Ministra Cartabia ha preannunciato che il suo non sarà un testo blindato, come avvenuto per la riforma del processo penale. Quello che trapela da via Arenula è che le proposte della responsabile del dicastero sono a Palazzo Chigi e che lì deve essere deciso l'ordine del giorno del Cdm. Nessuna indiscrezione invece da Piazza Colonna. La certezza è che la Guardasigilli voglia accelerare, anche perché il provvedimento del Governo sarebbe dovuto essere sul tavolo del Cdm già prima di Natale, aveva assicurato la Cartabia dopo il secondo giro di incontri con le forze politiche. Ma poi tutto è saltato, con non poca irritazione da parte del Ministero della Giustizia. La priorità non era la giustizia ma la variante Omicron o, come ha ipotizzato qualcuno, Draghi non voleva dividere la scena con la Cartabia, anzi voleva complicarle le cose, in vista delle elezioni per la Presidenza della Repubblica, essendo entrambi i nomi nella lista dei papabili. Fino all'ultimo si è sperato in un nuovo Consiglio dei Ministri ad hoc prima della fine dell’anno per rendere nota a tutti la tanto sospirata terza gamba delle riforme della giustizia ma siamo rimasti tutti delusi.  E comunque nulla esclude che la Ministra possa depositare i suoi emendamenti direttamente in Commissione Giustizia, senza passare per il Cdm qualora non ci fosse spazio per la riforma tanto attesa. In fondo non è un obbligo il passaggio a Palazzo Chigi, soprattutto in questo caso in cui i partiti avranno la possibilità di apportare modifiche al testo governativo.  Comunque l'insofferenza non manca per questo ritardo.  La scadenza di questa consiliatura del Csm si avvicina e per  il rinnovo di Palazzo dei Marescialli si voterà tra luglio e settembre. Dopo lo scandalo Palamara, tutte le correnti dell'Anm sono d'accordo che non si può utilizzare l'attuale sistema di voto. L’idea della ministra sarebbe quella di creare un sistema maggioritario con collegi binominali, corretto con un meccanismo tipico del proporzionale: quello del miglior terzo. Sarebbe  un modo per arginare lo strapotere delle correnti e scongiurare il bipolarismo. Ma si farà in tempo a varare la riforma? Il 24 gennaio ci sarà la prima votazione per eleggere il nuovo Capo dello Stato e questo potrebbe frenare di molto il lavoro parlamentare. A questo punto forse non arriveranno fuori tempo massimo i risultati del referendum sul sistema elettorale per le elezioni del Csm indetto dal Comitato direttivo centrale dell'Anm.  La decisione a fine gennaio potrebbe giungere nel vivo del dibattito in Commissione. Però non c'è solo la modifica del sistema elettorale.  «La riforma del CSM era in calendario in aula alla Camera per novembre 2021. Ma tutto si è bloccato perché il Governo non ha presentato nulla - ha scritto Enrico Costa su Twitter -  Ma il ritardo sarà il minore di problemi, se l’esecutivo sarà timido nell’affrontare temi come responsabilità, valutazioni e fuori ruolo». È lo stesso timore dell'Unione Camere Penali che con il presidente Caiazza nei giorni scorsi ha mostrato delusione per non essere mai stati convocati ai tavoli ministeriali a discutere delle loro proposte di riforma dell'ordinamento giudiziario a partire proprio dalle valutazioni di professionalità dei magistrati, dai fuori-ruolo, dal diritto di voto degli avvocati nei consigli giudiziari.  Comunque ieri, a proposito di un'altra riforma - quella del sistema penitenziario - , la Ministra tramite il portale di notizie del Ministero ha fatto sapere che « da gennaio il carcere sarà la mia priorità». È questo l’impegno che ha preso con i membri della Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario, quando, prima della pausa natalizia ha ricevuto la relazione finale predisposta al termine dei lavori che si sono tenuti, come previsto, nell’ultimo trimestre del 2021. «Dovrò valutare le proposte contenute nella relazione che la Commissione mi ha consegnato e, sulla base di esse, elaborare con il DAP un piano di azione da proporre su tutto il territorio» – ha specificato la Guardasigilli -«Il carcere ha sterminati bisogni: il mio obiettivo è introdurre cambiamenti molto concreti, che incidano anzitutto a livello amministrativo allo scopo di migliorare la vita quotidiana di chi vive e lavora in carcere». 

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