Intervista a Rossella Marro (Unicost)

 di Valentina Stella Il Dubbio 19 gennaio 2022

Per Rossella Marro, Presidente di Unicost, il conflitto tra Consiglio di Stato e Consiglio Superiore della Magistratura si può risolvere solo così: "dobbiamo metterci d'accordo con noi stessi: vogliamo ampliare o limitare la discrezionalità del Consiglio nella comparazione dei profili?". E critica le dichiarazioni fatte a questo giornale dal Segretario di Md Stefano Musolino: "Per anni abbiamo rivendicato l'azione giudiziaria rimandando al mittente le accuse di una giustizia ad orologeria". 

Presidente come giudica quanto accaduto tra Csm e Consiglio di Stato?

La premessa è che le sentenze del giudice naturale vanno sempre rispettate. Non condivido pertanto la posizione espressa in una intervista al vostro giornale dal collega Stefano Musolino (segretario di Magistratura Democratica, ndr) per cui le motivazioni delle sentenze del Consiglio di Stato sarebbero state depositate con una tempistica sospetta. Per anni abbiamo rivendicato l'azione giudiziaria rimandando al mittente le accuse di una giustizia ad orologeria.

Ma al di là del fattore tempo, qual è la sua opinione? Il Cds è andato oltre?

Il Csm deve valutare i diversi profili dei magistrati, godendo di una discrezionalità che tuttavia col tempo lo stesso Consiglio ha limitato con il Testo unico sulla dirigenza giudiziaria ed altri interventi (ricordo le griglie per l’accesso alla DNA) dettati forse anche dalla sfiducia che serpeggia tra la base. Pertanto, nel momento in cui esistono dei paletti fissati dallo stesso Csm diventa fisiologico, come avvenuto anche in tanti altri casi, che si inserisca il provvedimento dell'autorità amministrativa. Nulla esclude in ogni caso che il Csm, se è stato ravvisato un difetto nella motivazione, confermi nuovamente la nomina motivando più approfonditamente. Dobbiamo metterci d'accordo con noi stessi: vogliamo ampliare o limitare la discrezionalità del Consiglio nella comparazione dei profili?

Lei cosa si risponde?

Non c'è dubbio che più limitiamo la discrezionalità, più si amplia il margine di intervento della giustizia amministrativa. Autorevoli costituzionalisti e commentatori, tra cui Vladimiro Zagrebelsky e Cesare Mirabelli, hanno evidenziato la necessità che il Csm recuperi maggiore discrezionalità. È chiaro che questo percorso deve coincidere con un recupero di autorevolezza e credibilità del Csm stesso che renderebbe diffusamente riconosciute le decisioni assunte.

Quindi voi siete a favore di una maggiore discrezionalità?

Dipende molto anche dal tipo di incarichi su cui ci si deve esprimere. Quelli apicali, come quelli in questione, probabilmente richiederebbero una maggiore discrezionalità.

Nell'intervista che lei citava prima il dottor Musolino ha anche detto «il Csm ha il compito di “fare” politica giudiziaria, e a questo non può supplire il Consiglio di Stato, pena una perdita di indipendenza della magistratura». Che ne pensa?

Il Csm è espressione di diverse sensibilità culturali, che entrano in gioco in diversi settori di intervento dello stesso organo di governo autonomo. Senza dubbio spetta al Consiglio concorrere alla politica giudiziaria. Ma in relazione alla valutazione comparativa dei curriculum per il conferimento degli incarichi, allo stato attuale, i parametri della normativa secondaria, che sono stati dati nel Testo unico della dirigenza, escludono che possano trovare ingresso valutazioni ulteriori e diverse rispetto a quelle previste. Quindi, se ne può discutere, ma allo stato attuale, la prospettiva del collega Musolino non può trovare albergo nelle decisioni del CSM.

Zagrebelsky nel suo editoriale sulla Stampa ha sottolineato come i criteri di valutazione si applicano a magistrati che è difficile distinguere. Stesso concetto espresso dal presidente dell'Unione Camere Penali che chiede una profonda modifica delle valutazioni. Lei è d'accordo?

Effettivamente spesso le valutazioni di professionalità sono molto somiglianti tra loro. Ciò rende difficile comprendere in concreto che differenza c'è tra i profili dei candidati.

Nel voto della V commissione del Csm che ha riconfermato Curzio e Cassano l'esponente di Unicost Michele Ciambellini si è astenuto. Come mai?

Partendo dal presupposto che le riunioni delle commissioni non sono pubbliche, posso supporre che la valutazione compiuta dal Consigliere Ciambellini, sempre molto attento al profilo istituzionale, sia connessa ai tempi strettissimi dettati dalla maggioranza della Commissione. Non ho dubbi che si sia trattato di una posizione a tutela dell'Istituzione e di tutte le persone coinvolte nelle decisioni del giudice amministrativo.

Il dottor Andrea Reale, esponente dell'Anm con la lista dei 101, ha parlato di «atto di forza e sostanziale elusione della sentenza del giudizio amministrativo».

Non parlerei di un atto di forza ed elusione del giudizio amministrativo, non conoscendo neanche le motivazioni della proposta di delibera di riconferma. Non vi è dubbio comunque che la dialettica tra le istituzioni debba  svolgersi in termini di reciproca legittimazione e che una eccessiva rapidità possa restituire all’esterno l’immagine di un Consiglio poco attento alle decisioni del suo giudice naturale.

Ma secondo Lei quindi cosa si sarebbe dovuto fare per affrontare la situazione a pochi giorni dall'inaugurazione dell'anno giudiziario?

Quello che posso ribadire è che certe decisioni hanno bisogno di tempo per essere assunte. Intanto il Presidente Curzio avrebbe comunque potuto presiedere con piena legittimazione l’inaugurazione dell’anno giudiziario.

Tutto questo quadro rende ancora più urgente la riforma del Csm e dell'ordinamento giudiziario.

Bisogna però stare attenti a non fare una riforma che come reazione peggiori la situazione. Ad esempio, il sorteggio dei candidati al Csm, a parte i profili di incostituzionalità, violerebbe il principio di piena rappresentanza, limitando il numero degli eleggibili, e determinerebbe una delegittimazione della componente togata rispetto a quella laica, che continuerebbe a ricevere una forte legittimazione parlamentare. Restituirebbe inoltre un’immagine offuscata della magistratura, non pienamente in grado di eleggere i suoi rappresentanti in seno al Csm. Non dimentichiamoci che anche oggi ci si può candidare come indipendenti raccogliendo un numero limitato di firme. Il sorteggio degli eleggibili determinerebbe quindi verosimilmente la corsa all’appoggio, trasparente o occulto, sempre dei gruppi organizzati. Non mi sembra una soluzione.

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