Cds contro Csm: le reazioni

 di Valentina Stella Il Dubbio 18 gennaio 2022

C'è uno strano silenzio da parte della magistratura associata intorno alla vicenda delle nomine dei vertici di Cassazione - Curzio e Cassano - annullate dal Consiglio di Stato a pochi giorni dall'inaugurazione dell'anno giudiziario. Nessuna posizione ufficiale da parte dell'Anm, forse nei prossimi giorni. La questione certo è assai delicata, quasi da crisi di nervi per una decisione inopinata che arriva come una bomba sul Palazzaccio ma anche su Palazzo dei Marescialli. Gli unici a parlare con noi sono -  in una intervista a parte che trovate su questo giornale - il dottor Stefano Musolino, Segretario di Magistratura Democratica, la corrente di cui fa parte Curzio, e il dottor Andrea Reale, Giudice per le indagini preliminari a Ragusa, membro dell'Associazione nazionale magistrati eletto con la lista Articolo 101 che, in merito alla decisione della V Commissione del Csm di confermare Curzio e Cassano, ci dice: « Le sentenze vanno sempre rispettate, sia nella forma che nella sostanza. Il CSM, come tutte le amministrazioni, è soggetto alla legge e ai giudicati.  Ritengo quindi molto grave la decisione assunta dalla V commissione del Csm che in tempi così celeri ha annichilito gli effetti della tutela giurisdizionale del Consiglio di Stato nel ricorso del dottor Spirito,  senza adeguata e  approfondita considerazione dei rilievi del giudice, che non possono essere liquidati, considerato quanto siano estesi e articolati, nel volgere di un paio di notti o di qualche riunione urgente di commissione o di plenum. Mi sembra quasi un atto di forza e una sostanziale elusione della sentenza del giudizio amministrativo» . No comment anche da parte di Magistratura Indipendente, la corrente della Cassano. Dall'avvocatura invece ha preso posizione la giunta dell'Unione delle Camere Penali Italiane con una nota: « la sentenza del Consiglio di Stato che -in riforma del diverso giudizio formulato dal TAR Lazio- ha annullato le nomine ai vertici degli uffici giudiziari italiani, è solo l’ultimo capitolo della rovinosa crisi di credibilità ed autorevolezza della magistratura italiana. E questo, sia ben chiaro, del tutto a prescindere dal merito di una decisione -comunque scandalosamente tardiva- che nessuno di noi (e tanto basta) è seriamente in grado se apprezzare quale rigoroso e severo controllo di legittimità amministrativa, o invece quale ennesimo capitolo di un rapporto sempre più travagliato ed oscuro tra giustizia amministrativa e giustizia ordinaria». Per i penalisti guidati da Gian Domenico Caiazza «quel che conta è che il cittadino non è più nemmeno in grado di comprendere se il proprio magistrato inquirente o il proprio giudice esercitino legittimamente la propria funzione». Pertanto l'Ucpi «rivolge al Governo ed al Parlamento il più allarmato invito ad acquisire coscienza di quanto la riforma dell’Ordinamento Giudiziario oggi in discussione sia lontana anni luce dalla drastica, radicale, rivoluzionante riforma della quale ha bisogno la Magistratura stessa e l’intero Paese». Di «terremoto giudiziario» parla invece Antonino Galletti, presidente dell'Ordine degli avvocati di Roma: «Dopo la vicenda giudiziaria della nomina del procuratore di Roma, ora una nuova pronuncia del Consiglio di Stato azzera il vertice della Corte di Cassazione. L'ennesimo terremoto giudiziario che rende evidente la necessità di una riforma urgente del meccanismo di nomina dei magistrati e dello stesso Consiglio superiore della magistratura". Il presidente del Coa capitolino aggiunge: «a una settimana dall'Inaugurazione dell'Anno giudiziario ci troviamo dinanzi a una decisione che certo non intacca il prestigio di figure istituzionali stimatissime quali il presidente Curzio e il presidente Cassano, ma sicuramente mette in discussione i meccanismi che in seno al Csm hanno portato alla loro nomina, viziati secondo il Consiglio di Stato da logiche meritevoli di censura». Di qui l'appello alla Guardasigilli:  «Al ministro Cartabia chiediamo di procedere rapidamente nella riforma del per evitare che altre sentenze come queste o, come accaduto in passato, altre nomine reiterate dal Consiglio Superiore, nonostante la bocciatura giurisdizionale, generino smarrimento nei cittadini e negli operatori tutti della giustizia».

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