Rapporto sui diritti al tempo della pandemia

 di Angela Stella il Riformista 15 ottobre 2021

Presentato  dall'associazione A Buon Diritto e dalla Chiesa Evangelica Valdese l'aggiornamento del 'Rapporto sullo stato dei diritti in Italia', che traccia una panoramica sullo "stato di salute" dei diritti nel nostro Paese. È composto da 17 capitoli, ognuno dei quali racconta un diritto, la sua storia, le vicende di donne e uomini che per l'affermazione di quel diritto si sono battuti, con dati, grafici e linee del tempo. Nell’aggiornamento di quest'anno, dedicato ai diritti in tempo di pandemia, i ricercatori e le ricercatrici si sono concentrati sull'impatto che il Covid-19 ha avuto su tutti i settori della vita quotidiana e sulla sfera dei diritti, con ripercussioni tangibili in ambito sociale, educativo, economico, lavorativo. Un capitolo di interesse è quella dal titolo 'Prigionieri' e fa riferimento a tutte le persone private della libertà personale nelle carceri e nei centri di permanenza per i rimpatri.  In particolare «l’emergenza pandemica è intervenuta in una situazione penitenziaria già “strutturalmente emergenziale”, caratterizzata cioè da un grave sovraffollamento protrattosi ormai almeno dal 2015. Come ben ricostruito da Antigone, a fine febbraio 2020 le 190 strutture penitenziarie italiane contavano 61.230 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 50.931 posti, con un affollamento superiore al 119,4%». Poi grazie al Decreto Cura Italia e alla circolare del Dap del 21 marzo 2020 si è determinata una «riduzione non irrilevante della popolazione detenuta, che a fine aprile raggiungeva la quota di 53.904, scesa poi a luglio – per effetto dell’applicazione a giugno delle misure provvisorie - a 53.619, con un tasso di affollamento del 106,1%». Alla circolare del Dap è dedicato un sotto paragrafo: «diversamente dal d.l. cura Italia prescindeva dal titolo del reato ai fini della concessione del beneficio, muovendosi dunque in una logica essenzialmente sanitaria» e «ha suscitato forti critiche, soprattutto a seguito della scarcerazione di Pasquale Zagaria», di cui avete letto molto su questo giornale. « Le polemiche scaturite da questa decisione giudiziale – criticata anche dal presidente della Commissione antimafia – hanno indotto il DAP al ritiro della circolare. In realtà, l’infondatezza delle critiche ben può apprezzarsi considerando che la circolare altro non disponeva se non l’applicazione di una disciplina di ordine generale, una norma di civiltà, che coniuga il diritto fondamentale alla salute - che fa parte di quell’irrinunciabile “bagaglio di diritti” che, come ha precisato la Consulta, il detenuto non dismette». In conclusione, «nessuna condizione più di questa emergenza pandemica, ormai destinata a durare lungo, potrebbe insomma motivare una revisione, tanto radicale quanto strutturale (e perciò da acquisire al sistema a regime e al di là della contingenza del momento) dell’ordinamento penitenziario (e dello stesso sistema penale), fondata su di una visione meno carcero-centrica e meno panpenalista, che sappia scommettere su misure extramurarie». Le difficoltà di gestione della pandemia hanno aggravato – come nel caso del carcere – «un altro settore, quale quello del governo del fenomeno migratorio, che già precedentemente soffriva di carenze ed emergenze ormai cronicizzate.Una delle misure maggiormente critiche adottate nel contesto pandemico è quella del trasferimento coattivo su “navi quarantena” di migranti già titolari di protezione umanitaria, richiedenti asilo o comunque regolarmente soggiornanti da tempo sul territorio, per effetto del solo dato della positività al virus. quanto risulta, dall’inizio della pandemia sarebbero state utilizzate cinque navi quarantena (Azzurra, Allegra, Aurelia, Rapsody, Moby Zaza), sulle quali tuttavia i tempi dell’isolamento sono stati spesso ingiustificatamente protratti fino a un mese, e dalle quali sono stati realizzati tentativi di fuga costati la vita ad almeno tre migranti». Il 2020 è stato «un anno difficile e complesso anche per il rispetto e la tutela dei diritti dei cittadini stranieri. L'Unione Europea continua a rimanere la grande assente per quanto riguarda le questioni migratorie e il diritto di asilo. Infatti, le nuove proposte di Bruxelles illustrate nel Patto europeo su immigrazione e asilo sono un compendio di tutte le scelte fallimentari degli ultimi vent'anni. Al contrario, il Parlamento italiano ha approvato una serie di modifiche interessanti al quadro normativo su immigrazione e asilo che meritano attenzione: il 21 ottobre il Consiglio dei Ministri ha licenziato il Decreto Legge 130/2020 che ha modificato alcune disposizioni dei due Decreti Sicurezza». In ultimo « è innegabile che alcune persone sono state coinvolte in maniera particolarmente dura dalla pandemia, tra queste ci sono i cittadini di origine rom e sinta che già vivevano in situazioni alloggiative, lavorative e sanitarie svantaggiate. Molte persone che non sono in possesso di mezzi di trasporto hanno avuto difficoltà anche solo a effettuare il minimo approvvigionamento di beni di prima necessità. In condizioni ancor peggiori si sono trovati coloro che vivono negli insediamenti irregolari: in questi luoghi già mancano le condizioni minime di igiene e non c’è accesso all’acqua potabile, quindi non è possibile nemmeno lavare regolarmente le mani così come ripetutamente raccomandato dalle diverse organizzazioni sanitarie italiane ed estere. Si tratta di contesti in cui il diritto alla salute era già precluso prima della pandemia. Ai problemi sanitari si sono sommate le difficoltà scolastiche, visto che molti bambini e ragazzi che vivono nei campi hanno scarso accesso a supporti tecnologici». Alla presentazione sono intervenuti Luigi Manconi, presidente di A Buon Diritto Onlus, Alessandra Trotta, Moderatora della Tavola Valdese, Valentina Calderone e Angela Condello, curatrici del Rapporto, e gli autori e le autrici dei capitoli del Rapporto.

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