Referendum cannabis: 630 mila firme per dire stop alla criminalizzazione

 di Angela Stella Il Riformista 28 ottobre 2021

Saranno depositate oggi presso la Cassazione le oltre 630 mila firme al Referendum Cannabis Legale, promosso da Associazione Luca Coscioni, Meglio Legale, +Europa, Fuoriluogo, Società della ragione e altre associazioni e partiti che in questi 47 giorni hanno preso parte alla mobilitazione. Il quesito referendario, che tende a modificare il Testo Unico in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope,  è stato formulato con il duplice intento di intervenire sia sul piano della rilevanza penale sia su quello delle sanzioni amministrative. Se il referendum andasse in porto, superato il vaglio della Cassazione e quello della Corte Costituzionale, verrebbe depenalizzata la coltivazione della cannabis a uso personale e sarebbe eliminata la pena detentiva per qualsiasi condotta illecita relativa alla cannabis, ad esempio la cessione, con eccezione della associazione finalizzata al traffico.  «Essendo  un referendum abrogativo - ci spiega Antonella Soldo, portavoce di Meglio Legale,  - qualora passasse, sarebbe seguito dell'emanazione di una norma chiarificatrice. Al momento quindi è impossibile dire quale sarebbe il numero di piante coltivabili. Probabilmente si seguirà la scia delle Sezioni Unite della Cassazione che parlano di 'limitato numero di piante per cui sia incontrovertibile l'uso personale'». Inoltre sarebbe eliminata la sanzione della sospensione della patente di guida, attualmente destinata a tutte le condotte finalizzate all’uso personale di qualsiasi sostanza stupefacente o psicotropa. «È importante sottolineare - prosegue Soldo - che la guida in stato di alterazione resterà punita ai sensi del codice della strada. Noi vogliamo, invece, che un soggetto trovato in possesso di cannabis mentre passeggia o è in casa non venga privato della patente». E conclude: «lo straordinario successo di questa campagna è stato sì agevolato dalla firma digitale ma è sicuramente dovuto al fatto che abbiamo toccato un nervo scoperto nella società. I cittadini, soprattutto i giovani, si sono sentiti chiamati in causa su un tema che conoscono bene e che vogliono cambiare. È stato quindi anche un messaggio positivo di partecipazione in un momento storico in cui si è registrato un forte astensionismo alle amministrative, accompagnato da una grande sfiducia nella politica e nelle istituzioni. Noi abbiamo convogliato l'insoddisfazione dei giovani verso uno strumento previsto dalla Costituzione, non verso la violenza e la devastazione». Sul fronte cannabis c'è anche un lavoro in Commissione giustizia alla Camera dove è stato approvato un testo base, che recepisce in gran parte una proposta depositata nel 2019 dall'onorevole di +Europa Riccardo Magi. Dal punto di vista giuridico l'iniziativa referendaria è complementare a quella parlamentare. Quest'ultima si prefigge l'obiettivo di modificare il comma 5 dell'art 73 del Testo Unico sulle droghe, diminuendo le pene per i fatti di lieve entità, che attualmente in 7 casi su 10 conducono al carcere, inserendo anche una distinzione tra le sostanze e depenalizzando la coltivazione domestica per uso personale fino a 4 piante di Cannabis. Mentre il referendum tocca principalmente il comma 4 dello stesso articolo.  Intanto è scaduto da pochi giorni il termine per la presentazione degli emendamenti al testo base: «ne sono stati presentati 120 - ci racconta l'onorevole Magi -  soprattutto da parte di Fd'I. Noi ce la metteremo tutta ma le resistenze proibizioniste in Parlamento sono ancora fortissime e non sarà facile approvare in doppia lettura quelle modifiche importanti seppure minimali del Testo unico sugli stupefacenti. Ciò da ancora più valore politico e civile al referendum: sembra che in questo Paese solo i cittadini abbiamo consapevolezza dei disastri prodotti dal proibizionismo e dell'urgenza di modificare la legge. Urgenza che in Italia, a differenza di quello accade in altre democrazie, né i governi di diverso colore politico che si sono succeduti negli anni né il Parlamento sembrano avvertire». Per Marco Perduca (Ass. Coscioni) quello di oggi è « un evento storico straordinario ma non sorprendente: firme raccolte in una settimana grazie all'online, mobilitato giovanissimi (la metà tra 18 e 25 anni), prevedendo una riforma strutturale del Testo Unico 309/90. Dopo 12 anni, a fine novembre, si tiene a Genova la Conferenza nazionale sulle droghe, da nessuna parte si accenna alla criminogena cornice penale che inquadra il fenomeno degli stupefacenti. Questo approccio convegnistico e non politico non farà emergere suggerimenti per cambiare la legge. Grazie a chi ha firmato il referendum, noi una proposta l'abbiamo fatta».


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