Garante: preoccupazione per detenuti in aumento

 di Angela Stella Il Riformista 30 ottobre 2021

«Aumenta, ormai con costanza, il numero dei detenuti. Oggi (ieri, ndr) sono 54.240, con un aumento di 310 presenze soltanto negli ultimi 28 giorni. Un ritmo che suscita preoccupazione»: è questo l'allarme lanciato ieri con una nota dal Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale. La capienza regolamentare è invece di 50 mila 857 posti. Ma non sappiamo al momento quante siano le celle inagibili, quindi lo scarto tra posti disponibili e popolazione detenuta potrebbe essere maggiore. Tale scenario rappresenta per il Garante «un segnale in controtendenza rispetto alla riduzione che si era avuta nel 2020, anche a seguito dell’emergenza sanitaria. Allora i detenuti erano scesi da oltre 61mila di marzo 2020 a 53.387 alla fine di maggio». L’aumento riguarda anche «le persone ristrette per pene inflitte (non residue) molto brevi, inferiori a 3 anni: oggi sono detenute in carcere per scontare una pena inferiore a un anno ben 1211 persone, altre 5967 per una pena da uno a tre anni. Un dato numerico che da solo risponde a coloro che affermano che in Italia nessuno è in carcere per pene così brevi», critica fortemente il Garante. Com'è noto, con il Decreto “Cura Italia” si erano adottate alcune prime misure deflattive come le licenze straordinarie per i semiliberi e la concessione dei domiciliari per pene residue inferiori a 18 mesi, pur con l’esclusione dei detenuti per reati ostativi ex art. 4-bis. Purtroppo la mancata e pronta disponibilità di braccialetti elettronici aveva depotenziato molto la misura. Poi ci fu la famosa circolare del Dap del 21 marzo 2020 che sollecitava alle strutture penitenziarie la segnalazione all’autorità giudiziaria di ultra 70enni o di portatori di gravi patologie per il differimento dell’esecuzione della pena. «L’effetto combinato di queste misure - si legge nel rapporto sullo Stato dei diritti elaborato da A buon Diritto -  ha determinato una riduzione non irrilevante della popolazione detenuta, che a fine aprile 2020 raggiungeva la quota di 53.904, scesa poi a luglio a 53.619, con un tasso di affollamento del 106,1%». Tale situazione, conclude l'ufficio del Garante, «chiama a una riflessione attori diversi: da quelli territoriali alla magistratura sia di cognizione che di sorveglianza nonché chi ha responsabilità politica e amministrativa affinché vi siano volontà, rapidità nelle procedure e risorse che permettano di affrontare con modalità alternative – e certamente socialmente più utili – pene di così lieve entità». Infatti pochi giorni fa pure la Ministra Cartabia in un convegno a Padova era intervenuta mostrando preoccupazioni simili: «Ci sono ancora tanti troppi problemi come l’uso della custodia cautelare in carcere già oggetto di una riflessione molto attenta nell’ultimo Consiglio dei ministri d’Europa. Quante detenzioni in carcere ci sono per pene brevi in cui di fatto le persone vengono esposte a una criminalità per cui si rischia di ottenere effetti contrari a quello della rieducazione?». E allora concretamente che fare?  Presso il Ministero della Giustizia è stata istituita la commissione per "l'innovazione del sistema penitenziario" che però è concentrata ad individuare possibili interventi per migliorare la qualità della vita della comunità penitenziaria. Poi ieri lo stesso Ministero ha reso noto di aver costituito cinque gruppi di lavoro per l’attuazione della legge delega di riforma della giustizia penale. Tra questi uno dedicato alla riforma del sistema sanzionatorio, che potrebbe almeno evitare nuovi ingressi in carcere, ma i tempi non sono brevi. Le circostanze attuali invece necessitano di risposte urgenti come ci dice Rita Bernardini, presidente di Nessuno Tocchi Caino: «Il carcere continua ad essere una discarica sociale. Un luogo immondo che con il passare del tempo peggiora. Abbandonato, nascosto agli occhi dei più. Illegale, anti-costituzionale. Bisogna fare subito qualcosa per ripristinare lo Stato di Diritto. Quello che noi proponiamo da tanto è la concessione della liberazione anticipata speciale di 75 giorni ogni semestre (anziché 45) di sconto di pena per chi in carcere ha avuto un buon comportamento». È polemica anche sulla legge di bilancio: Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA, ha criticato il fatto «che nel disegno di legge di bilancio approvato dal Consiglio dei Ministri le carceri e il Corpo di polizia penitenziaria vengono totalmente ignorati. In particolare, niente e previsto per i detenuti affetti da patologie psichiatriche, nessuna risorsa viene stanziata per le infrastrutture e il lavoro carcerario, nulla di nulla viene appostato per l’ordinamento, gli organici e gli equipaggiamenti della Polizia penitenziaria. Tutto questo è inaccettabile».

 


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