Intervista a Nello Rossi su Forza Nuova

 di Valentina Stella Il Dubbio 14 ottobre 2021

In merito all'assalto della sede della Cgil da parte di Forza Nuova, per il dottor Nello Rossi, ex magistrato e direttore del periodico di Magistratura Democratica, Questione Giustizia « la via maestra resta quella giudiziaria perché, nonostante l’indiscutibile gravità e pericolosità dei fatti accaduti, non vedo una emergenza democratica impossibile da fronteggiare con mezzi ordinari».

 La legge Scelba offre due opzioni: attendere una sentenza o nei casi straordinari di necessità e urgenza prevedere lo scioglimento con un provvedimento del Governo che dovrebbe però passare dall'Aula. Per Lei  quale strada bisognerebbe percorrere?

La forza della Repubblica sta nell'applicazione appropriata e misurata delle sue leggi; il che non la rende imbelle ma meglio capace di contrastare i rigurgiti di fascismo e i conati di rinascita del disciolto partito fascista. Come Lei dice, la legge Scelba contempla due percorsi alternativi. Uno fisiologico, che prevede una imputazione per la ricostituzione del partito fascista, un processo e, solo dopo una eventuale condanna, un decreto di scioglimento del movimento e di confisca dei beni. È una strada  di severità e rigore pienamente rispondente allo Stato democratico di Diritto. La seconda possibilità ha il carattere dell’eccezionalità e prende in considerazione lo scioglimento immediato con decreto legge, qualora ci si trovi in una situazione di assoluta emergenza, di pericolo grave, imminente, esiziale per lo Stato democratico che giustifichi un intervento diretto del Governo e del Parlamento.  A mio avviso, oggi, la via maestra resta quella giudiziaria perché, nonostante l’indiscutibile gravità e pericolosità dei fatti accaduti, non vedo una emergenza democratica impossibile da fronteggiare con mezzi ordinari. Poi c'è un altro aspetto che vorrei sottolineare.

Prego

Non sappiamo se, al momento,  sia già stato iscritto a carico degli indagati il reato di ricostituzione del partito fascista, anche se è ben possibile che questo sia lo sbocco delle indagini in corso. In questo contesto agire con decreto legge significherebbe che il Governo ravvisa l’ipotesi criminosa sulla base di una sua valutazione politica, decidendo di conseguenza lo scioglimento della forza politica neofascista. Si realizzerebbe una sovrapposizione tra il circuito politico Governo-Parlamento e il potere giudiziario, tra decreto legge e iniziativa giudiziaria. Ma poiché i processi andranno comunque celebrati non si può escludere che i giudici emettano condanne severe per i singoli episodi delittuosi ma non ritengano che vi sia stata ricostituzione del partito fascista. Ripeto: il rischio di una tale sovrapposizione di poteri può essere corso solo se il pericolo per lo Stato democratico è eccezionale. 

Il premier Draghi ha detto: aspettiamo la magistratura, stiamo valutando. Ma aspettare la magistratura, in virtù della presunzione di innocenza, significa aspettare una sentenza definitiva. Sta prendendo tempo?

Non vedo nella posizione del Presidente del Consiglio l’intento di temporeggiare. Attendere la magistratura non significa necessariamente aspettare l'esito definitivo di un processo. Potrebbe anche voler dire aspettiamo che emerga, dallo sviluppo delle indagini,  una eventuale specifica incriminazione di determinati soggetti per ricostituzione del partito fascista. Il Governo così avrebbe una base di valutazione  per proseguire con lo scioglimento o per attendere comunque una sentenza definitiva.

Non dovremmo porci il problema del dopo scioglimento?

È evidente che all'indomani di uno scioglimento bisognerebbe comunque tornare a prestare attenzione all'iter giudiziario: lo scioglimento riguarda il partito in quanto tale ma poi ci sono le singole condotte da giudicare. Inoltre, in sede politica, andrà attentamente valutato il pericolo di una sorta di inabissamento di questi gruppi con i rischi ulteriori che questo potrebbe comportare.

Esiste il pericolo che questi gruppi possano attecchire su una grossa fetta della popolazione? Ci potrebbe essere un ritorno al fascismo?

Sul terreno della difesa della democrazia e quando ci si confronta con processi sociali inediti e magmatici non possono esserci minimizzazioni, sottovalutazioni o atteggiamenti di aprioristica indulgenza.  È evidente che vi sono tentativi di strumentalizzazione del disagio derivante dalla pandemia e dalle misure adottate per fronteggiarla. Di più: si assiste ad una sorta di inserimento surrettizio di una formazione politica che si richiama al fascismo all'interno di una più ampia e complessa realtà sociale di protesta.

Qualcuno ha rilevato che fino a qualche anno fa questi movimenti si sono candidati alle elezioni e all'improvviso scopriamo che sono un pericolosissimo pericolo per la nostra democrazia. E che forse alla sinistra è convenuto mantenerli nell'arena politica per avere un nemico da contrastare.

Si tratta di una lettura che non condivido affatto. Il mare si increspa in un attimo, le situazioni mutano velocemente. Un movimento che,  in una fase della sua vita,  ha accettato di operare nel quadro della legalità repubblicana, può decidere di forzarlo e rivelare tutta la sua pericolosità per le istituzioni democratiche. La democrazia deve essere tollerante ma non passiva o debole nei confronti di chi sceglie di negarla.

Ieri il Giornale ha pubblicato un articolo dal titolo 'Ecco chi sono i veri violenti: estremisti rossi e anarchici Lo dice lo studio UE'.

Non mi convincono queste graduatorie sulla violenza che rischiano di essere fuorvianti e strumentali. Credo che una democrazia debba reagire nei confronti dell'uso della violenza, come metodo di lotta politica, comunque e ovunque. Oggi abbiamo ancora negli occhi le immagini della vile aggressione e della devastazione  della sede di un sindacato. Un atto estremo che ricalca sinistramente il metodo con il quale il movimento fascista, senza essere efficacemente contrastato, represse e alla fine schiacciò le organizzazioni sociali e politiche di ogni colore diverso dal nero delle divise degli squadristi. È in quest’ottica di difesa della democrazia che anche la rivista che dirigo ha deciso di aderire alla manifestazione indetta dai sindacati di sabato.

Ci sono sostanzialmente due mozioni all'attenzione del parlamento: quella del Pd per lo scioglimento di FN e quella del centro destra per chiedere interventi contro tutte le realtà eversive, non solo quelle evidenziate dalla sinistra. Non ha la sensazione che il dibattito politico sia inquinato da opposti opportunismi?

In questa rincorsa vedo il rischio di un divario tra impulsività della politica, talora francamente eccessiva, e la razionalità giuridica, abituata ad  uno sguardo di più lungo periodo. Viviamo in uno Stato democratico di diritto e anche le reazioni a fenomeni politici criminali devono essere misurate, appropriate, capaci di salvaguardare il quadro democratico, senza conculcare diritti fondamentali. 

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