L'autunno caldo del Csm

 di Valentina Stella Il Dubbio 6 ottobre 2021

Si presenta un autunno caldo in tema di giustizia: da un lato i decreti attuativi per quelle parti di riforma del penale e civile non immediatamente vigenti, dall'altro il progetto di riforma dell'ordinamento giudiziario e del Csm. La Commissione ministeriale presieduta da Massimo Luciani ha consegnato alla Ministra Cartabia una relazione più una proposta di articolato di emendamenti al Disegno di legge A.C. 2681. A breve la Guardasigilli dovrà iniziare a sentire i partiti di maggioranza e poi presentare il suo pacchetto emendativo.  Se è vero che nella road map degli stanziamenti prevista dal decreto legge del 6 agosto non troviamo specifiche indicazioni riguardanti la questione, comunque, come si legge nel dossier del centro studi della Camera, «il Piano nazionale di ripresa e resilienza si propone di intervenire anche sull'Ordinamento giudiziario, attraverso modifiche del disegno di legge A.C. 2681. In particolare, il Governo si propone gli obiettivi di: ottenere un generale miglioramento sull'efficienza e sulla complessiva gestione delle risorse umane, attraverso una serie di innovazioni dell'organizzazione dell'attività giudiziaria; garantire un esercizio del governo autonomo della magistratura libero da condizionamenti esterni o da logiche non improntate al solo interesse del buon andamento dell'amministrazione della giustizia». Lo sfondo è quello delle «note, non commendevoli vicende che hanno riguardato la magistratura», disse la Guardasigilli. E per evitare nuovi scandali bisogna modificare il sistema di voto del Csm, benché, come leggiamo nella relazione, la Commissione «ha condiviso appieno la “ferma convinzione”, manifestata dalla Ministra Guardasigilli, che “non debba nutrirsi l’illusoria rappresentazione che un intervento sul sistema elettorale del Csm possa di per sé offrire una definitiva soluzione alle criticità che stanno interessando la magistratura italiana, le quali attingono invero a un sostrato comportamentale e culturale che nessuna legge da sola può essere in grado di sovvertire”». Ritenendo 'non soddisfacente' quanto proposto del ddl Bonafede, la Commissione propone il voto singolo trasferibile che  «consente di produrre, in collegi di ampiezza almeno media (quattro – cinque seggi) dei risultati di tipo tendenzialmente proporzionale e valorizza fortemente il potere di scelta dell’elettore». Altro tema affrontato è quello delle porte girevoli tra magistratura e politica che viene emendato in maniera più stringente rispetto alla proposta dell'ex ministro: «la scelta è nel senso di proporre una disciplina più rigorosa di quella ivi ipotizzata, ritenendosi che qualsiasi incarico di natura politica sia suscettibile di appannare l’immagine di indipendenza e imparzialità della magistratura. Quanto al ricollocamento in ruolo dei magistrati che abbiano aspirato a conseguire o abbiano conseguito tali cariche, invece, la scelta è stata in favore di un loro ricollocamento nei ruoli della magistratura, ma con decise limitazioni alle funzioni esercitabili». Ad esempio l'aspettativa sarà senza assegni durante il mandato politico. Circa la composizione della Sezione disciplinare del Csm e delle Commissioni, la linea Luciani boccia ancora  il Ddl Bonafede che prevedeva il  ricorso al metodo del sorteggio sottolineando che questo «sembra implicare una sorta di contraddittoria sfiducia nell'efficacia delle misure che si vanno proponendo, dalle quali dovrebbe invece scaturire una forte responsabilizzazione sia dell’intera magistratura che del Consiglio superiore». Un'innovazione significativa riguarda il sistema delle valutazioni quadriennali di professionalità, un tema su cui si batterà molto l'Unione delle Camere Penali, che chiede anche di prendere in considerazione il numero di sentenze riformate o le inchieste terminate in un nulla di fatto. Attualmente sono previsti tre tipi di valutazione: negativo, non positivo e positivo. Si prevede che il giudizio positivo sia ulteriormente articolato in «discreto, buono o ottimo con riferimento alle capacità di organizzazione del proprio lavoro». Nei consigli giudiziari poi è previsto il potenziamento del ruolo dell'avvocatura, chiamata a partecipare, «con pieno diritto di parola», alle valutazioni sulle progressioni carriera dei magistrati. Su questo punto il Pd invece è pronto a combattere anche per ottenere il diritto di voto. 

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