Indagato l'infettivologo Galli

 di Angela Stella Il Riformista 6 ottobre 2021

C'è anche il nome dell'infettivologo milanese Massimo Galli, già primario del reparto di Malattie infettive all’Ospedale Sacco di Milano, tra i 33 indagati della procura di Milano per un’inchiesta su concorsi truccati all’università. Tra gli indagati, 24 sono docenti universitari di importanti atenei delle province di Milano, Pavia, Torino, Roma e Palermo. Devono rispondere di turbativa d’asta e falso ideologico. Con loro anche cinque ricercatori, favoriti nell’ottenere contratti. Galli, secondo l'ipotesi di reato, come professore ordinario di malattie infettive all’Università degli Studi di Milano, nella veste di presidente della commissione giudicatrice della selezione bandita nel giugno 2019 per un posto di professore di ruolo di seconda fascia all’Università Statale, avrebbe condizionato l’intera procedura allo scopo di penalizzare un candidato a favore di un altro poi risultato vincente. Galli inoltre avrebbe "turbato" con "promesse e collusioni, in violazione del principio di imparzialità", in concorso con altri, la procedura per assumere a tempo determinato 4 dirigenti biologi per favorire in particolare "due candidate". Episodio che risale al giugno 2020, come si legge nel decreto dei pm di Milano titolari dell’inchiesta. Assunzioni che sarebbero state invece osteggiate da Maria Rita Gismondo, anche lei virologa al Sacco. L'inchiesta sarebbe partita ben prima della pandemia, nell’aprile 2018, da un caso di corruzione di un dentista che chiede a un docente di favorire i figli nel corso di laurea di Igiene dentale.  «Massimo Galli è un amico, è una persona che stimo molto, è stato un grande personaggio che va in pensione, ed è una persona assolutamente rappresentativa del meglio dell'infettivologia universitaria italiana»:  lo ha detto all'Adnkronos il professore Massimo Puoti, direttore Malattie infettive dell’ospedale Niguarda di Milano, che sarebbe stato penalizzato proprio dal professore Galli. «Sono cose che accadono spesso  - ha proseguito Puoti - è un sistema Paese in cui la meritocrazia non esiste, un sistema Paese destinato a non avere una grande sorte. Non c'è mai un'inchiesta seria sul sistema Paese ma si punta su un personaggio piuttosto che un altro invece di riconoscere che c'è un sistema generale a livello universitario e non solo. Che il sistema funzioni così è una cosa normalissima, non c'è niente da stupirsi, lo sanno tutti, chi fa finta di non saperlo persegue questo o quello sulla base di inchieste mirate, si processa il dito e non si guarda la luna», conclude Massimo Puoti.

 

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